Zafadola

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Áhmad al-Mustánsir Sayf al-Dawla[1] più conosciuto come Zafadola, corruzione di Sayf al-Dawla, "Spada della Dinastia"[2] (... – 5 febbraio 1146[3] nella battaglia di al-Ludjdj)[4]) è stato un nobile andaluso, signore di Rueda de Jalón, membro della dinastia dei Banu Hud, figlio di Abdelmálik (ultimo re della taifa di Saragozza), e vasallo di Alfonso VII di León.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la conquista di Saragozza da parte degli Almoravidi nel 1110, Abdelmálik (morto nel 1130) e lo stesso Zafadola resistettero agli Almoravidi nella fortezza di Rueda con l'assistenza occasionale di Alfonso I di Aragona.[1][5] Nel 1135 Zafadola, insieme ai suoi figli, riconobbe Alfonso VII di Leon "el Emperador" come re offrendogli il vassallaggio,[6] e cedendogli il suo castello di Rueda.[7] In cambio ricevette possedimenti nel regno di Toledo.[8] Nel contesto dell'idea imperiale di Leon, Alfonso VII ebbe come meta la creazione di un al-Ándalus governato da Zafadola vassallo della monarchia castigliana-leonese e opposto alla presenza almoravide nella penisola iberica.[9] Divenne in re di buona parte del sud-est peninsulare[10] avendo combattuto gli Almoravidi in città come Jaén, Granada e Murcia.[11] L'assassinio di Zafadola per mano dei cavalieri villani nella battaglia di Chinchilla[12] nel 1146, vanificò qualsiasi speranza di portare a compimento i piani di Alfonso VII, già di per sé con serie complicazioni aggiuntive, secondo García Fitz.[13]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Barton, 2008, p. 171.
  2. ^ Catlos, 2014, p. 32.
  3. ^ Ubieto Arteta, 1961, p. 245.
  4. ^ Chiamata anche battaglia di Albacete o Chinchilla. Al-Ludjdj era un villaggio vicino a Chinchilla de Montearagón, che probabilmente corrispondeva a una delle località attuali di Lezuza o Alatoz.
  5. ^ Canal Sánchez-Pagín, 2003, p. 47.
  6. ^ García Fitz, 2004, p. 238.
  7. ^ García-Osuna Rodríguez, 2012, p. 122.
  8. ^ Bartolomé Bellón, 2014, p. 103.
  9. ^ García Fitz, 2004, p. 239.
  10. ^ (EN) E.J. Brill's First Encyclopaedia of Islam 1913-1936, BRILL, 1987, p. 250, ISBN 9004082654.
  11. ^ García-Osuna Rodríguez, 2012, p. 143.
  12. ^ García-Osuna Rodríguez, 2012, p. 144.
  13. ^ García Fitz, 2004, p. 240.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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