Villa medicea della Topaia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Versione del 30 ott 2007 alle 17:16 di PiziaBot (discussione | contributi) (Robot: Changing Categoria:Ville Medicee)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

La Villa La Topaia si trova a Castello, tra Firenze e Sesto Fiorentino, a breve distanza dalle ville di Castello e della Petraia, e rappresentava soprattutto un casino di caccia nell'immenso parco tra le due ville principali.

Venne edificata su un preesistente edificio rustico da Cosimo I de' Medici, prima del 1550. Il granduca stesso concesse l'uso di questa villa ai due letterati Scipione Ammirato e Benedetto Varchi, che qui scrissero le Storie fiorentine.

Dalle descrizioni del Varchi si viene a conoscere come questa villa fosse sì piccola rispetto ad altre tenute, ma completa in tutti gli elementi di dimora signorile: con un ampio salone centrale, una loggetta, una cappella, un mezzanino per il guardaroba e la servitù, un orto e un giardino con "pratello".

Il nome non proprio celebrativo della villa fu tramutato dagli scrittori in Cosmiana in onore del loro del loro mecenate.

Venne usata come foresteria fino all'epoca di Cosimo III, il quale ne curò una generale ristrutturazione, trasformandola in un casino di caccia e di riposo, ove sostare durante le visite alle vigne nelle tenute di Castello e La Petraia.

Il Granduca era appassionato di scienze naturali e qui fece realizzare una specia di giardino botanico, potenziato nel numero e nella varietà delle specie coltivate, con il desiderio di riunirvi "tutte le sorti di frutte, d'agrumi, d'uve e di fiori che finora si sono potute trovare, sì di naturali, come anche di stravaganti e bizzarri aborti della natura". Quindi un luogo anche di capriccio secondo il gusto tipicamenmte barocco dell'epoca.

All'interno della villa fece poi riprodurre dal pittore Bartolomeo Bimbi la copia a grandezza naturale e riprese dal vero di tali piante.

Anche la loggetta centrale sulla facciata risale a questo periodo, decorata da cornici squadrate ("a serliana"), così come la piccola grotta che introduce al piano superiore del giardino.

Nella prima metà dell'Ottocento I Lorena divisero l'edificio in due parti distinte: una ad uso della corte granducale e una ad uso della famiglia di coloni che lavoravano e curavano la tenuta.

Vittorio Emanuele III, dopo che i Savoia avevano ereditato tutte le proprietà delle case regnanti degli antichi stati italiani in seguito all'unificazione, la cedette allo Stato italiano nel 1919.

A sua volta lo stato la destinò all'Opera nazionale combattenti, dalla quale è stata in seguito rivenduta a privati, che la tengono ancora oggi.

La villa non è visitabile al pubblico.

  Portale Firenze: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di firenze