Utente:Zanekost/Sandbox/Gaetano Susali

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Gaetano Susali, Allegoria della Prudenza, 1736, Venezia Chiesa dei Gesuati

Gaetano Susali (Venezia, 1697Venezia, 1779) è stato uno scultore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque nel 1697 da un tale Benetto (Benedetto), domestico, della madre resta ignoto il nome. A quindici anni entrò nella bottega dello scultore Antonio Tarsia cui rimase legato da un contratto di garzonato per cinque anni. Grazie alla sopravvivenza di tale contratto del 16 febbraio 1712 (1711 more veneto) è possibile risalire alla sua data di nascita ed al nome del padre[1].

Gli inizi della carriera del Susali non sono note né risulta che disponesse di una bottega propria tuttavia nei documenti viene definito «scultor» abitante presso San Zan Degolà come il Tarsia[2]. In quella stessa chiesa nel 1720 sposò Elisabetta Ardito da cui avrà sei figli. Dagli atti risulta uno stretto legame con la famiglia del maestro: testimone al matrimonio fu un genero di Tarsia e padrino del terzo figlio fu il ben più noto scultore Antonio Corradini, anch'egli allievo e genero dello stesso maestro[3]. Dal 1724 risulta iscritto al "Collegio degli scultori", appena istituito, di continuò a far parte, anche coprendo alcune cariche, fino al 1771.

È probabile che inizialmente abbia lavorato come maestro alle dipendenze del Tarsia. Le prime opere firmate come indipendente, ma ancora vincolate ai modi del maestro, sono i due angeli cerofori per l'altar maggiore del duomo di Castelgomberto. Nel 1729 iniziò il cospicuo incarico per San Marcuola a Venezia in cui, su indicazione dell'architetto Massari, fino al 1735 realizzò ben 13 statue per tutti gli altari laterali e la sagrestia[4]. Nel 1736 realizzò la Prudenza per la nuova facciata dei Gesuati, ricostruita sempre dal Massari.

Nella prima metà del quinto decennio scolpì le statue per l'Oratorio del Suffragio che affianca la chiesa di San Giacomo di Udine: in facciata la Madonna con il Bambino, annicchiata sopra il portale, la Speranza e la Fede tra due Angeli, sulla balaustrata dell'attico, e le allegorie della Verginità e dell’Umiltà ai lati dell'altar maggiore.

Poco dopo concluse anche la pala marmorea del santuario di Nostra Signora del Pilastrello a Lendinara che in un ordinato vortice di nuvole e figure angeliche racchiude un'antica e venerata statua della Vergine. Per lo stesso altare, ai lati della mensa, scolpì anche le allegorie Verginità e dell’Umiltà.

Nel 1756 fece parte della commissione, cinque pittori e quattro scultori, che redasse lo statuto della neoistituita "Veneta Accademia di pittura e scultura". Accademia di cui fu anche docente fino al 1776.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Seražin-Klemenčič 2002, p. 174.
  2. ^ De Vincenti 2004, p. 80.
  3. ^ De Vincenti 2004, p. 79.
  4. ^ Antonio Massari, Giorgio Massari : Architetto veneziano del Settecento, Vicenza, Neri Pozza, 1971, p. 53.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Bacchi e Susanna Zanuso (a cura di), La scultura a Venezia da Sansovino a Canova, Milano, Longanesi, 2000.
  • Helena Seražin e Matej Klemenčič, I contratti di garzonato degli scultori, lapicidi e intagliatori veneziani (I), in Acta Historiae Artis Slovenica, n. 7, Lubiana, 2002, pp. 167-187.
  • Monica De Vincenti, «compagni nel studio...»: Gaetano Susali e Francesco Cadorin, scultori veneziani, in Venezia arti, n. 17-18, Venezia, 2003-2004, pp. 79-88.