Utente:Thaira Mengani/Sandbox

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Lily fairy 1888 di Luis Ricardo Falero (1851-1896)

In Bretagna, le nostre fate, vengono chiamate druidesse. Hanno il potere di penetrare i segreti della natura ed inoltre hanno la possibilità di apparire dal mondo dell' invisibile; esse abitavano in fondo ai pozzi, in riva ai torrenti, in oscure caverne o nelle parti più remote delle foreste ed il loro potere principale, potere simile alle maghe orientali, era quello di poter trasformare gli uomini in bestie.

Nelle leggende bretoni le fate rivestono un ruolo molto importante in quanto si credeva che la loro amicizia o il loro odio potesse decidere della felicità o della disgrazia di una famiglia: con l' avvento di una nuova nascita, i Bretoni avevano gran cura di apparecchiare, in una camera appartata, una tavola servita abbondantemente, con lo scopo di ottenere il consenso favorevole da parte delle fate, di onorarli della loro presenza ed infine per dedicare le loro belle doti al nuovo nascituro. Altre antiche leggende narrano che quando tutti dormivano, le fate lavoravano nelle fattorie, o nelle botteghe, e per imbonirsi i loro favori si offrivano loro dei doni in modo da ricevere protezione e fortuna; invece, quando c' era il fallimento dei racconti o il susseguirsi di malattie piuttosto che dare la colpa al destino, o all' inefficienza umana, venivano incolpati gli spiriti maligni che venivano scacciati con riti e incantesimi.

Nei romanzi cavallereschi e nei racconti compaiono soventi una fata buona, che la maggior parte delle volte viene sconfitta, e una fata cattiva, che gode di una potenza maggiore.

Ad oggi ci sono molti monumenti a riprova della credenza nelle fate come ad esempio le "grotte delle Fate", dove la gente si reca faticosamente perché si afferma che al loro interno ci sia un' acqua che possegga delle virtù miracolose; inoltre ci sono parecchie fontane consacrate ad alcune fate, le quali tramutavano in beni preziosi la mano degli indiscreti che lordavano le loro sorgenti.




Illustration from book The Goblins' Christmas by Elizabeth Anderson di Alexander Sharp

Fin dai tempi più remoti si è sempre ritenuto che gli esseri fatati, quelle creature che rappresentano l' infinità contenuta nel cuore e nell' anima di ciascuno di noi, avessero origini più antiche di quelle umane e perfino di quelle animali; quindi, essendo stato creato per ultimo, l' essere umano, è considerato come una forma di vita che ha ancora molto da imparare dalle altre speci. L' origine delle fate è da sempre stata varia a secondo delle culture ed è per questo motivo ci vengono fornite diverse teorie che spieghino la nascita di queste creature.

Una leggenda islandese, poi convertita in un racconto cristiano da parte dei monaci missionari, afferma che Eva era intenta a lavare i suoi figli, quando Dio le rivolse la parola; allora ella, impaurita, nascose i figli che ancora non aveva lavato. Quando Dio le chiese se tutti i suoi figli fossero presenti, Eva gli rispose di si e ciò provò la collera di Dio che dichiarò: "Come tu hai nascosto i tuoi figli alla mia vista, così essi rimarranno per sempre nascosti alla tua!"; tramite questo racconto si presume quindi che le fate un tempo fossero mortali puniti per colpa dei peccati di Eva.

Una tradizione popolare, invece, afferma che questi essere fatati siano "angeli caduti", condotti fuori dal paradiso da Lucifero ma non abbastanza crudeli da essere rinchiusi nell' inferno e quindi destinati ad abitare sulla terra; inoltre si afferma che in base al luogo del loro atterraggio essi assumano le caratteristiche dell' ambiente, come ad esempio le fate che sono cadute nell' acqua che si sono trasformate in ondine o ninfe marine.

Una teoria scientifica analizza l' ipotesi che queste creature debbano la loro nascita ad una malattia, chiamata Sindrome di Williams-Beuren, sindrome che colpisce un bambino ogni ventimila nascite. I bambini colpiti da questa malattia sono caratterizzati da strani tratti somatici come occhi grandi, orecchie tonde, naso piccolo e all' insù, difficoltà di apprendimento e crescita inferiore agli altri bambini; anche se hanno una buona relazionabilità con gli altri e sono particolarmente dotati per la musica e per la danza.

Un' ultima credenza, nata dalla mitologia greca, sull' origine delle fate, ma per molti considerata la più importante, narra di tre dee, figlie di Zeus, responsabili della vita dell' uomo; queste dee venivano chiamate parche e custodivano nelle loro mani in filo lunghissimo, prezioso e magico che rappresentava il destino degli uomini. Ogni giorno la dea più anziana lo tesseva con infinita cura e lo misurava con particolare attenzione mentre, la dea più piccola lo tagliava e quando evenivano infastidite dal comportamento degli umani erano in grado di tagliarlo di netto e di aggrovigliarlo nel più fastidioso dei modi in modo da infliggere una giusta punizione alla razza umana.