Utente:Silviadp/Sandbox

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Paolo Di Paolo Nato a Larino (CB) il 17 Maggio 1925 Fotografo e storico italiano.


BIOGRAFIA[modifica | modifica wikitesto]

Nasce in Molise nel 1925. Nel 1939 si trasferisce a Roma per conseguire la maturità classica. Nell’immediato Dopoguerra, dopo la liberazione di Roma da parte degli americani, si iscrive alla facoltà di filosofia dell’Università La Sapienza (è allievo di Guido de Ruggiero e compagno di studi, oltre che fraterno amico, di Lucio Colletti). Tra la metà degli anni Quaranta e i primi anni Cinquanta frequenta gli ambienti artistici della Capitale entrando in contatto il Gruppo Forma 1 con figure di primo piano quali Mario Mafai, Giovanni Omiccioli, Giulio Turcato, Antonio Corpora, Pietro Consagra e Carla Accardi, decidendo di sviluppare attraverso il mezzo fotografico il proprio interesse per le arti figurative. Nel frattempo lavora nell’editoria e nel 1953 viene nominato capo redattore della rivista Viaggi Cit. Le tourisme en Italie. L’esordio in fotografia avviene da dilettante, «nel senso di fotografare per diletto». Nel 1954 inizia a collaborare con Il Mondo, il prestigioso settimanale culturale fondato e diretto da Mario Pannunzio, un attento ricercatore della qualità delle immagini, sul cui giornale scrivono, tra gli altri, Benedetto Croce, Gaetano Salvemini, Giovanni Gentile, Luigi Einaudi, Guido De Ruggero, Corrado Alvaro e Ennio Flaiano. Per Il Mondo, considerato la migliore rivista fotografica dell’epoca, collaborano alcuni tra i maggiori i fotografi italiani, tra questi: Federico Patellani, Mario De Biasi, Mario Dondero, Ugo Mulas, Alfredo Camisa, Tranquillo Casiraghi, Fulvio Roiter, Gianni Berengo Gardin, Caio Mario Garrubba, Franco Pinna, Antonio e Nicola Sansone, Pablo Volta, Ermanno Rea, Calogero Cascio, Piergiorgio Branzi, Romano Cagnoni, Enzo Sellerio, Melo Minnella e Ferdinando Scianna; oltre ad alcuni autori stranieri: Frank Horvat, Herbert List e Jeanloup Sieff. Colui che, però, può vantare il maggior numero di scatti apparsi sulla testata è proprio Di Paolo, con 573 immagini; sua è, inoltre, la prima fotografia firmata apparsa sul giornale e anche l’ultima pubblicata sul numero di chiusura. Tra il 1954 e il 1956 allarga le collaborazioni alla Settimana Incom Illustrata, diretta da Francesco Malgeri. Per il settimanale, nell’aprile del 1955 documenta il viaggio di nozze in Italia di Ranieri di Monaco e Grace Kelly e il Galà della Croce Rossa a Montecarlo. Nello stesso periodo inizia a lavorare stabilmente anche per il settimanale Tempo, diretto da Arturo Tofanelli, per il quale realizza numerose inchieste e servizi, firmati, tra gli altri, insieme con Pier Paolo Pasolini, Antonio Cederna, Lamberti Sorrentino, Mino Guerrini e Luigi Romersa. Inviato di Tempo, viaggia molto anche all'estero: nel 1959, in pieno regime comunista, è in Russia dove realizza un'inchiesta sulla religione e un’intervista al pioniere dei trapianti, il professor Tarassov, che fotografa nel corso di un intervento chirurgico; nel 1960, in esclusiva con altri tre fotografi di varia nazionalità, è invitato dallo Scià in Iran, in occasione della nascita dell’erede al trono, Reza Ciro Pahlavi, e ha modo di ritrarre anche l'imperatrice Farah Diba all'interno dei suoi appartamenti privati alla corte di Teheran; nel 1961 è in Giappone, dove realizza insieme a Luigi Romersa un reportage di ampio respiro sul boom economico di cui si era fatto protagonista questo stato, conquistando l’eccellenza nella maggior parte dei settori produttivi e in particolare nell’elettronica, nell’ottica e nella fotografia; negli Stati Uniti, nel 1964, documenta alcuni vernissage al Museum of Modern Art di New York e una riserva indiana nel Texas. L’approccio con la professione, sempre discreto e garbato, complice la piccola e fedele Leica III C che usa «quasi timidamente, sempre nascosta», gli permette di conquistarsi la fiducia dell’alta società italiana e dello jet set internazionale. Nel decennio che va dalla metà degli anni Cinquanta alla metà degli anni Sessanta sa imporsi nell’ambiente giornalistico con alcuni importanti reportage d'elite, genere del quale sa farsi raro interprete: fotografa l’ex sovrano italiano, Umberto II, in una dimensione non ufficiale, insieme ai figli, a Oporto, luogo d'esilio di Carlo Alberto; Yves Montad e Simone Signoret in luna di miele a Roma, Enzo Ferrari in fabbrica fra i suoi operai e i suoi motori, Anna Magnani nella sua villa al Circeo; le cacce alla volpe e i concorsi ippici esclusivi; i balli delle debuttanti della nobiltà romana (a quello della principessa Camilla Pallavicini, in occasione del quale giungono a Roma un centinaio di fotografi da tutto il mondo, è l’unico ammesso). Questo non gli impedisce di cimentarsi in importanti inchieste sociologiche, come "La lunga strada di sabbia", del 1959, sulle abitudini degli italiani in vacanza, firmata con Pier Paolo Pasolini. In Sardegna nel 1962, per un servizio sull’allora Presidente della Repubblica, il sassarese Antonio Segni, e l’anno successivo, inviato di Harpers Bazar, per un reportage sulla neonata Costa Smeralda, dove ritrae il principe Karim Aga Khan, nell’intimità del suo privato. Nel 1964, questa volta senza incarichi professionali, è ancora nell’isola, di nuovo in Costa Smeralda e poi in Barbagia, per documentare varie località legate all’ambito deleddiano, e infine a Orgosolo, ancora alla ribalta della cronaca per le vicende legate al banditismo, riecheggiate nel film di Vittorio De Seta Banditi a Orgosolo, presentato, tre anni prima, in concorso alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e vincitore nel 1962 del Nastro d’argento per la fotografia in bianco e nero. Nello stesso periodo realizza una serie di ricostruzioni storico-artistiche sui maggiori poeti e scrittori italiani dell’800 e del primo 900 dal titolo “I poeti nella nostra infanzia”, evocando con suggestive immagini i luoghi che avevano ispirato Leopardi, Verga, Carducci, Gozzano, d’Annunzio, Deledda, Pascoli, Fucini, Fogazzaro, Cardarelli ed altri. Nel 1966, in seguito alla chiusura del settimanale Il Mondo, decide di smettere la professione di fotografo free-lance. Emblematico della stima e dell’affetto riposti nei confronti del direttore Pannunzio, il messaggio contenuto nel telegramma a lui inviato da l’8 marzo dello stesso anno: «Per me e per altri amici muore oggi l’ambizione di essere fotografi». Nel 1970, il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri gli affida una serie di reportage sulle specialità dell’Arma, le cui immagini confluiscono in una collana di volumi, dei quali Di Paolo cura anche i testi e le edizioni; tra questi: I Carabinieri nel paesaggio italiano, firmato insieme con Giovanni Spadolini. Contemporaneamente gli viene affidata la direzione artistica del Calendario storico dell'Arma dei Carabinieri, di cui cura la realizzazione dal 1973 a oggi. In questo ambito Di Paolo, attingendo dal bagaglio del suo pur incompiuto percorso di studi storici (incompiuto alla vigilia della tesi a causa degli impegni giornalistici), si dedica all’approfondimento del processo di unificazione nazionale, che gli consentirà di contribuire alla realizzazione di una corposa storia documentale dell’Arma in quattro volumi. Sempre per l’Arma realizza tra il 1990 il 1995 l’Abbecedario del Carabiniere, dizionario storico. Nel 2003, il prof. D’Autilia, insegnante di Scienze della comunicazione all’Università di Teramo, suggerisce ad una sua allieva di svolgere come tema della tesi di laurea la produzione fotografica del Di Paolo, quale fotografo di punta del settimanale “Il Mondo”. Su tale argomento l’allieva realizza un approfondito studio, che le consente di addottorarsi con la lode accademica.

MOSTRE[modifica | modifica wikitesto]

Nel settembre del 2008, in occasione di “Triestèfotografia, gli viene dedicata una retrospettiva allestita negli spazi del Circolo Ufficiali presso il Presidio Militare di Trieste, e viene dato alle stampe il catalogo Paolo Di Paolo. "Ho fotografato una sola stagione". Selezione di fotografie pubblicate su «Il Mondo» di Mario Pannunzio e di altro materiale inededito, EDICAR, Roma, 2008. La stessa mostra retrospettiva viene realizzata a Camerino nel 2012. Il successo riscosso nella città marchigiana induce i responsabili della locale Università a realizzare la mostra “I volti di Camerino, ritratto di una città gioiosa”, allestita dal mese di maggio al giugno del corrente anno nel suggestivo e vasto interno della chiesa di San Francesco del 1200.