Utente:Sebi.5.6/Sandbox

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Già a partire dal Medioevo a Loreto era praticato il tatuaggio devozionale ai pellegrini che arrivavano per venerare il Santuario. Con il passare del tempo, il tatuaggio divenne un simbolo di passaggio per la città, che spesso era richiesto anche da chi non vi si recava per motivi ecclesiastici e chi volesse conservare un ricordo del luogo.

In antichità il tatuaggio era utilizzato dai cavalieri crociati come simbolo di appartenenza alla religione cristiana, con lo scopo di rendere i suddetti soldati riconoscibili tra i caduti in battaglia e poterli così seppellire seguendo i rituali cristiani. Secondo la principale studiosa del tatuaggio lauretano, Caterina Pigorini Beri, l’origine della pratica è da ricondursi all’agiografia di San Francesco d’Assisi:

«Quindi, pare a me, che il tatuaggio sacro di Loreto debba la sua origine alle Stimmate di San Francesco per riprodurne il simbolo e la figura: e lo confermerebbe l'usanza che hanno di tatuarsi nell'avambraccio presso la mano e anche nella mano stessa, nei luoghi dove si può far uscire tanto sangue che basti per iniettarvi l'indaco.[1]»

Il metodo utilizzato dai marcatori (gli equivalenti degli odierni tatuatori) era il seguente:

«Tinta alquanto e applicata la rozza incisione [bosso, ndr.] sulle carni e stretta e serrata perché ve ne rimanga l'impronta, con rapidità incredibile l'operatore mediante una penna formato da tre punte acute d'acciaio raccomandate ad un manico con una legatura di grosso refe-impeciato, ne segna a puntini spessi i contorni: finito appena, stira leggermente per ogni lato la pelle del paziente finchè ne esca il sangue: allora vi spalma sopra un inchiostro turchino (indaco) che penetra e vi si stabilisce per sempre, lasciandovi esattamente il disegno. L'operazione è dolorosa, ma,dopo ventiquattro ore il dolore non si sente più.[2]»


Di norma il marcatore usava pungere la pelle con un ago o con uno spillo, ma a Loreto veniva impiegata la penna a tre punte.[3]

Dato che non tutti si facevano tatuare immagini sacre, nacquero anche simboli e figure profane, spesso legati a riti scaramantici: ancore, stelle ed oggetti legati alla navigazione (tipici dei marinai), memento mori, cuori e altri simboli mondani.

  1. ^ Caterina Pigorini Beri, Tatuaggi sacri e profani della Santa Casa di Loreto, 1889, pag. 297.
  2. ^ Caterina Pigorini Beri, I tatuaggi sacri e profani della Santa Casa di Loreto, 1889, pag. 302.
  3. ^ C. Corrain, Il tatuaggio religioso in Loreto, 1977.