Utente:Scuola Efrem Bartoletti

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Margherita Traube Mengarini

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Margarethe Traube nasce il 4 giugno 1856 a Berlino, da una famosa e ricca famiglia di scienziati e intellettuali tedeschi, di origine ebraica. Il padre è il notissimo clinico berlinese Ludwig Traube, suo zio il fisiologo e chimico Moritz Traube, suo fratello il filologo e paleografo Ludwig Traube, suo cognato il noto medico Moritz Litten; ma anche fra i suoi cugini ci sono diversi nomi che poi diverranno molto conosciuti: il chimico Wilhelm Traube, il medico Albert Fraenkel e sua nipote [[Anna Fraentzel+], la quale sposerà l'igienista italiano Angelo Celli.

Di sua madre, Cora Markwald, invece, non si anno molte notizie: il suo nome è, infatti, indissolubilmente legato (e quasi confuso) a quello del marito, assieme al quale si trovano le uniche attestazioni. Nessun nome avrebbe potuto essere più indovinato, per quella bambina, di Margarethe, poi italianizzato in “Margherita”, vale a dire “perla” in greco antico. Una giovane che, in effetti, brilla di luce propria, grazie al suo poliedrico ingegno. Nonostante l'ambiente in cui nasce e inizia a vivere sia essenzialmente improntato alla scienza, Margherita, infatti, ben presto si ap­passiona alla letteratura ed alle arti e, in particolare, della cul­tura umanistica greco-romana e rinascimentale italiana. Que­sta sua precoce passione, che è condivisa soprattutto con il fratello Ludwig – che diverrà, nel 1904, il primo docente tede­sco di lingua latina medievale ed è considerato, in pratica, l'i­deatore della paleografia latina – si sviluppa e si amplia al li­ceo di scienze naturali, a Berlino, che Margarethe frequenta sino al diplo­ma.

Nel 1877, ormai maggiorenne, insieme alla scrittrice femmini­sta ebrea Fanny Lewald (1811-1889) svolge, in Italia, un’atti­vità di militanza in favore dei diritti delle donne e diventa una collaboratrice fissa della rivista L'Unione Femminile Nazionale, un ambito, questo, che la vedrà impegnata fino alla morte. Il pri­mo viaggio a Roma è, tra l'altro, decisivo per le future sorti di Margherita, che rimane letteralmente affascinata dall'atmosfe­ra che si respira in città e nelle sue università. Qui, infatti, presso la Facoltà di Scienze naturali, insegna il prof. Jakob Moleschott, già allievo del padre di Margherita e ora affer­mato fisiologo, con una ben consolidata fama di filosofo e pensatore. Grande scienziato, dotato di una spiccata personali­tà, abilissimo oratore, personaggio carismatico, Moleschott è propugnato­re di una concezione della realtà fortemente materialistica, che gli ha già procurato non pochi problemi nelle sue prime espe­rienze accademiche in Olanda e in Germania, ma non in Ita­lia, dove, già dal 1876, ha ottenuto la cittadinanza ed è stato eletto senatore del Regno d'Italia. Una vera istituzione, insom­ma. Anche per il fascino che promana da questo personaggio, la giovane Traube si iscrive alla facoltà di Scienze naturali e diviene una delle sue allieve predilette.

Nel 1879, a Roma, Margarethe Traube sposa il celebre professore d'anatomia del­la medesima università, Franz Christian Boll, che aveva stu­diato a Berlino e che, dal 1873, era divenuto docente dell’Ate­neo romano. Al suo nome sono legate importanti ricerche e scoperte sui meccanismi fisiologici della vista (Sull’anatomia e fisiologia della retina, 1876), sui pigmenti sensibili alla luce e sulle celle basali delle ghiandole lacrimali, ancor oggi definite “cel­lule di Boll”. Dovevano essersi già conosciuti in Germania, molto probabilmente durante la presentazione della ricerca sulla retina, che Boll espose all’accademia di Berlino il 12 no­vembre del 1876, quando Margarethe non aveva ancora ter­minato gli studi liceali. Ad unirli, l’interesse comune per la fisiologia, che rimarrà sempre la prima delle passioni della Traube e che l’aveva condotta ad intraprendere gli studi di Scienze naturali in Italia. Purtroppo, l’unione durò pochissimo. Boll era già di salute malferma, poiché si era trasferito in Italia soprattutto per te­nere sotto controllo, grazie alla mitezza del clima, una grave affezione polmonare; morirà improvvisamente, nel dicembre del 1879, appena sei mesi dopo il matrimonio, lasciando Margarethe vedova ad appena ventitré anni.

La disgrazia non distoglie, però, la giovane dai suoi studi, che costei prose­gue, sempre alla Sapienza di Roma, pur non trascurando impe­gni mondani (ad esempio, un cenacolo letterario) e un’attiva vita sociale, anche nel campo dei diritti civili delle donne, sempre a fianco della rivista dell’Unione femminile nazionale, nelle cui file si batté strenua­mente per l’uguaglianza delle donne sia nell’accesso all’educa­zione sia alle pari opportunità professionali.

Nel 1883, infine, ventisettenne, è la prima donna a laurearsi in Scienze naturali in Italia. Conseguita la laurea alla Sapienza, trascorre, dal 15 settembre al 17 ottobre dello stesso anno, un periodo di ricerca presso la Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli e si reca, quindi, a Berlino, specializzandosi un anno nel laboratorio del sommo fisiologo Emil Du Bois-Reymond.

In quegli anni di formazione, emersione ed affermazione della propria multiforme personalità, tanto in Germania quanto in Italia, Margarethe si concentra negli studi sulla fisiologia, sul cervello e la vescica natatoria dei pesci. Successivamente, lavora, insieme al celebre Alberto Scala, presso l'istituto d'igiene dell'università di Roma, concentrandosi sulle questioni di base della funzione delle membrane. Nel 1884, Margarethe Traube sposa, in seconde nozze, Guglielmo Mengarini, astronomo, ingegnere elettronico e senatore del Re­gno d'Italia, assistente del grande matematico Pietro Blaserna, che rimarrà sempre amico di famiglia. Da questa unione, na­scono quattro figli: Publio (1885-1949) che diventa economi­sta e sociologo, Cora (la quale prende il nome da sua nonna) che muore a un anno d’età, Valeria (1889-1938) e Fausta Vittoria (1893-1952), che si afferma, in Italia, Europa e Stati Uniti, quale valente scultrice. Nonostante la sua dedizione al ruolo di moglie e madre, quella che è oramai, per tutti ed ognuno, divenuta Margherita Mengarini, trova il tempo per conti­nuare le proprie ricerche, pubblicare alcuni articoli sulla filosofia naturale, e dilettarsi nelle arti, nella filosofia e nella musicolo­gia. Inoltre, Margherita non viene mai meno al suo impegno sociale e femminista.

Nel 1890, trentaquattrenne, in séguito al rinvenimento, ad An­zio, durante lo sterro della sua bellissima villa stile Liberty, dell'importantissima opera scultorea, d'epoca romana, deno­minata il Satiro versante, copia di una delle prime realizzazioni dello scultore greco Prassitele, Margherita si appassiona forte­mente all'archeologia classica greco-romana e, grazie a queste competenze, acquisite dopo il 1890, diviene anche la prima perso­na ad intuire l'enorme importanza, storica ed artistica, rivesti­ta dalla statua della Fanciulla d’Anzio, rinvenuta, durante il 1878, nel luogo esatto in cui sorgeva l'antica villa di Nerone ed oggi conservata presso il Museo civico di Anzio.

Nell'aprile del 1892, trentaseienne, è la prima donna a visitare l'oggi assai più imponente Grotta di Monte Cucco (- 929 m di profondità per 32 km di lunghezza), nella Provincia di Perugia, in Umbria, probabilmente su invito dell'im­prenditore-speleologo fabrianese Giambattista Miliani, il quale le in­titola la più bella e vasta sala del complesso ipogeo, fino ad al­lora conosciuto: la “Sala Margherita”. Alla fine del secolo, anche sua nipote Anna Fraentzel, sposato il medico di Cagli Angelo Celli, si trasferisce in Italia e proprio a Roma, dove viene inserita nel gruppo di ricerca presso l'Isti­tuto di anatomia patologica dell'ospedale Santo Spirito. Anna Fraentzel si batterà, tra l'altro, molto, al fianco del marito, per sconfiggere la piaga della malaria nella campagna romana. Ed è per l’appunto in questi anni, nell'ambito del movimento femminista – frequentato anche dalla nipote Anna – che Margherita fa la cono­scenza anche di numerose esponenti dell'alta società romana. Nel marzo 1906, cinquantenne, sottoscrive la petizione al par­lamento per la concessione del voto alle donne, insieme a ce­lebri figure femminili, fra le quali spicca, senz’altro, il nome di Maria Montessori;

“L'ammissione all’esercizio del voto, che per noi ed in rappresen­tanza di tutte le italiane, domandiamo al Parlamento, è il pro­dotto naturale e ormai maturo della crisi economica, della tra­sformazione delle industrie e delle disposizioni del codice civile patrio, elementi che, disparati alle singole origini, conversero però tutti ad un solo fatto — sottrarre la donna alla casa per buttar­la nella lotta per l’esistenza. [...]”12

L'anno dopo, nel 1907, un altro dramma familiare colpisce i Traube: a soli 46 anni, dopo due anni di dura lotta contro la leucemia, muore il fratello di Margherita, Ludwig Traube (Ber­lino 1861-Monaco 1907), celeberrimo paleografo. Il nome della Mengarini compare anche in uno scritto lodativo, o pre­fazione delle memorie, contenuto nell’opera Nomina sacra, ver­such einer geschichte der christlichen kurzung. Fra il 6 e l'11 aprile 1908 fa parte, insieme alla giovanissima fi­glia Valeria, del “comitato delle signore” al congresso interna­zionale dei matematici di Roma, presieduto dal grande mate­matico Pietro Blaserna, cui intervengono i massimi studiosi di scienze matematiche d'Italia e del mondo. L'ultimo anno di vita è funestato dalla malattia: Margherita scopre, infatti, di essere affetta dal cancro. Affronta la malattia, operandosi a Milano, e guarisce. Il suo fisico, tuttavia, ne rimane molto debilitato, per non dire prostrato. Basta, quindi, una virulenta forma di influenza per vincere definitivamente ogni sua resistenza e Margherita muo­re l'11 dicembre 1912, appena cinquantaseienne, nella sua vil­la di Anzio. La notizia della sua scomparsa viene definita “un lutto nel mondo scientifico” e data, con largo spazio, su La Tribuna del giorno dopo14. Il marito Guglielmo darà incarico di realizzare un ne­crologio15, nel quale intellettuali ed esponenti, in primo luogo, del mondo scientifico e del movimento femminista, tesseran­no, con toni tutt'altro che di circostanza, le lodi della scompar­sa. Una di queste copie, con una dedica autografa di Guglielmo Mengari­ni, è attualmente proprietà di Euro Puletti di Costacciaro (PG), autore della riscoperta di Margherita Mengarini in ambito locale e, soprattutto, di costei come prima donna ad aver visitato la famosa Grotta di Monte Cucco. Margherita viene tumulata nel cimitero di Anzio, nella tomba di famiglia, in cui saranno, quindi, sepolti i tre figli: Valeria – quella scomparsa più precocemente, a soli 49 anni, nel 1938 –, Pu­blio – vissuto fino al 1949, a 64 anni d’età – e Fausta Vittoria – morta, 59enne, nel 1952, a New York. Nella tomba riposano anche il marito di Valeria, Carlo Rossetti (1880-1948), i figli di Valeria, Marina Vittoria Rossetti (1910-1983) e Romano Rossetti (1912-1983), nonché Benvenuta(1930-1980). Tutti i contenuti di questa pagina sono distribuiti sotto licenza Creative Commons Attribuzione - Condividi allo stesso modo 3.0 Unported