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Il seminario arcivescovile di Brindisi adesso è a piena disponibilità della diocesi e ospita le principali funzioni direttive. Fino alla metà del Novecento veniva usato come scuola per i sacerdoti e le materie che venivano insegnate sono rappresentate dalle otto statue femminili in pietre presenti sulla facciata: Matematica, Eloquenza, Etica, Teologia, Filosofia, Giurisprudenza, Poetica e Armonia.

Nel 1608 l’arcivescovo Giovanni Falces fondava a Brindisi un seminario “de’chierici” con l'obiettivo di istruire ed educare i giovani della diocesi. La sede istituzionale era in locali adiacenti al palazzo dell’episcopio comprati da Falces, ma il suo successore, l’arcivescovo Francesco de Estrada, ritenne inadatte quelle stanze, così spostò la sede istituzionale al collegio delle Scuole Pie.

Il prelato Francesco Ramirez disse “il trapazzo e divagamento de’ chierici convittori che giornalmente dovean portarsi alle scuole in quel collegio” (lo sforzo e la stanchezza dei chierici che ogni giorno portavano alle scuole di quel collegio) per cui il 7 marzo 1690 ritornò alla diretta gestione dell’istituzione. Nuovamente però il successore Barnaba de Castro nel 1703 sospese l’istruzione perché “nell’angusta casa avere la dovuta necessaria cura per l’educazione de’ chierici” (nell’angusta casa non era adatta per la necessaria educazione dei chierici) [1].

L’arcivescovo Paolo de Vilana Perlas acquistò così vari immobili adiacenti all’episcopio demolendoli nel 1720 e il 26 maggio dello stesso anno benedisse il luogo in cui sarebbe costruito l’attuale edificio del seminario dicendo “tutto il luoco del seminato [...] avendo primariamente cavate le fondamenta” [1]. La mattina seguente, il 27 maggio del 1720, si diede inizio definitivamente alla costruzione su progetto dell’architetto Mauro Manieri. L’arcivescovo Andrea Maddalena unì alcuni locali ai propri appartamenti, dando così l’impressione che si trattasse di un unico edificio. Con il terremopto del 20 febbraio 1743 crollò l’intero cornicione, cadettero tre statue e le altre si frammentano, sopravvissero solo lo sporto delle balconate e le balaustrate di ferro.

Ricostruzione

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Dopo la ricostruzione l’arcivescovo Antonio Sersale lo aprì al pubblico il 21 novembre 1744, riprendendo l’educazione dei chierici, sospesa dal 1703. Il restauro terminò nel 1757 rifacendo l’intero cornicione in modo che fosse più stabile: vennero rinnovati gli sporti delle balconate e le loro ringhiere di ferro, ricostruite le tre statue cadute e le altre furono riparate, infine vennero rinnovati i logorati pavimenti.

Nel 1758, per volontà dell’arcidiacono Carlo Arrisi, si costituì il Sacro Monte degli Alunni per il quale si mantennero nel Seminario dodici alunni fino al 1940.

Il Seminario rimase precariamente attivo fra il 1861 e il 1863. Precisamente nel 1861 il comune comprò la proprietà del seminario facendolo diventare la sede del ginnasio, ma lasciando il secondo piano all’arcivescovado per implementare una scuola di teologia.

Il seminario si ispira ad alcune strutture romane come l’Oratorio dei Filippini e del Collegio de Propaganda Fide di Roma. Fra le lesene, innalzandosi dallo zoccolo, si trovano due file di finestre incorniciate, e l’ingresso è sormontato da un balcone con ringhiere di ferro. La parte inferiore di quest’ultimo è fatto di marmo bianco ricavato dall’antica chiesa di san Leucio.

Lo stemma di Paolo de Vilana Perlas, che costo 25.000 ducati, si trova al di sopra del balcone del primo piano e sullo spigolo di sud-ovest.

  1. ^ a b G. Carito, Nuova guida Brindisi, Brindisi, italgrafica, 1993, p. 135.
  • Per lo seminario arcivescovile di Brindisi contro i conjugi cav. D. Giuseppe Como e D.a Marianna Lucci conjugi D. Biagio Santoro e D.a Angiola Lucci e la real Cassa di Ammortizzazione e demanio pubblico. Terza camera della Gran Corte Civile: a relazione del meritevolissimo consigliere Sanchez, Vitale, Napoli 1849.
  • De Marco C., Memoria per lo seminario arcivescovile di Brindisi contro i coniugi Lucci e Cuomo, Lucci e Santoro, Tipografia Vico Figurari, Napoli 1851.
  • G. Carito, Nuova guida Brindisi, Brindisi, Italgrafica 1993.

Collegamenti esterni

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