Utente:PaviElena/Sandbox

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Dottor Domenico Dal Lago[modifica | modifica wikitesto]

Domenico Dal Lago (Castelgomberto, 17 giugno 1842 - Valdagno, 14 febbraio 1930) è stato medico condotto della città di Novale (oggi nel Comune di Valdagno), ma per passione anche geologo, naturalista e storico locale a cavallo tra l'800 e il '900. Fu membro della Società geologica italiana, scrivendo numerose opere e arrivando a godere di una discreta fama in ambito italiano. Fu nominato Cavaliere della Corona d'Italia.

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Domenico nacque a Castelgomberto dal matrimonio tra Girolamo Dal Lago, anch'egli medico condotto di Novale, e Teresa Zanini. Si laureò in Medicina e Chirurgia all'Università di Padova il 20 maggio 1869 con una tesi redatta in latino sulla pellagra e fu poi medico condotto di Novale dal 31 agosto 1868 fino al 1929. Si sposò con Francesca Scocco il 10 ottobre 1872 ed ebbero tre figli, Girolamo, Danilo ed Evelina (Lilla?). Morì a Valdagno il 14 febbraio 1930.

Gli studi e le opere[modifica | modifica wikitesto]

Dal Lago fu un geologo appassionato soprattutto del proprio territorio, studiandolo a fondo anche grazie all'aiuto di un famoso naturalista, Giovanni Meneguzzo, grande conoscitore delle zone del Veneto e accompagnatore di molti geologi, anche stranieri, attratti dalla varietà delle formazioni geologiche e di fossili presenti nella regione. Guidato da una grandissima curiosità per il territorio, Dal Lago raccolse durante la propria vita un'enorme quantità di materiale, dai fossili ai minerali alle formazioni rocciose, utili per approfondire i propri studi sulla geologia.

L'opera d'esordio del Dal Lago è "Terreni terziari del vicentino", nota pubblicata nel 1879 che si inserisce in un argomento molto dibattuto dell'epoca: due studiosi francesi, Hébert e Munier-Chalmas, stavano lavorando agli affioramenti di Priabona, zona limitrofa alla Valle dell'Agno, e stavano valutando la possibilità di utilizzarli come sistemi di misura per un determinato intervallo di tempo geologico, ipotesi poi confermata nel 1893 con l'istituzione dello strato Priaboniano.

Nel decennio tra il 1881 e il 1891 il Dal Lago pubblicò tre lavori sulle acque minerali: il primo sulle acque del monte Civillina, il secondo sulle acque della contrada Vegri e il terzo sulle acque ferruginose-vetrolitiche della sorgente Urbaniana presso San Quirico di Valdagno.

Successivamente pubblicò opere più strettamente legate alle geologia: si tratta della Prima Nota sulla geologia della Valle dell'Agno, pubblicata nel 1899, in cui si forniscono informazioni stratigrafiche sui diversi livelli fossiliferi delle montagne valdagnesi, e un importantissimo lavoro, pubblicato nel 1900, dal titolo "Fauna eocenica nei tufi di Rivagra in Novale". L'anno successivo, invece, pubblica altri due lavori di grande importanza: il primo riguarda i fossili extramarini della Valle dell'Agno e il secondo la fauna eocenica dei tufi basaltici di Grola, presso Spagnago, località di Cornedo Vicentino. Con un ultimo lavoro del 1902, legato allo strato Priaboniano e in particolare ad una pubblicazione di Oppenheim sulla fauna dello stesso, si conclude una prima fase delle pubblicazioni di Dal Lago.

Una seconda fase avviene nel biennio tra il 1903 e il 1905, anni in cui Dal Lago si dedica ad opere di più ampio respiro: del 1903 sono le note illustrative di una carta geologica della provincia di Vicenza, redatta da Arturo Negri; e del 1905 è la "Nota sul Flysch del Vicentino" riguardante un deposito esteso a varie parti del territorio della provincia di Vicenza.

Dopo questi due lavori le pubblicazioni di Dal Lago si interrompono, ma non la sua attività e il suo interesse per la geologia: furono questi infatti gli anni in cui concesse in prestito elementi della propria collezione affinché altri geologi potessero studiarli. Questo tipo di collaborazione portò diversi studiosi del tempo a dedicargli alcuni olotipi, a conferma della stima che avessero per Dal Lago. Tra questi ricordiamo il berlinese Leo Paul Oppenheim, studioso della fauna eocenica del monte Pulli, che gli dedicò una specie fossile di conchiglia, il cerithium, chiamandola cheritium dallagoni, e un riccio, il ciclaster dallagoi; il pavese Tommasi che in un lavoro su alcuni fossili del Triassico di San Quirico studia due conchiglie trovate da Dal Lago e a cui ne dedica una, la pinna dallagonis; Carlo Airaghi gli dedicò un riccio, l'echinolampas dallagoi, una specie di ricci, il cardiaster dallagoi, e ancora il lampadocorys dallagoi; infine il naturalista Squinabol che dedicò al Dal Lago l'esemplare di protoficus dallagoi. Possiamo quindi notare che, nonostante in questo periodo non vi sia una fase attiva del Dal Lago, il suo prestigio non diminuisce.

L'ultimo lavoro che egli pubblica in ambito geologico risale al 1917 ed è legato ai combustibili fossili del vicentino, in particolare del monte Pulli e all'attività estrattiva di lignite che avveniva in quel sito.

Un altro aspetto che incuriosiva Dal Lago era la storia locale: egli era profondamente convinto che senza la conoscenza del passato non si potesse avanzare nel futuro. Pertanto, mosso da queste convinzioni e dalla sua curiosità, scrisse nel 1901 una breve opera intitolata "Ricordi storici di Valdagno". In una prima parte riporta un rapido profilo della città, dall'antichità al Settecento, per poi ripercorrere l'Ottocento descrivendo diversi ambiti del vivere contemporaneo: l'aspetto sociale, gli usi e i costumi, l'agricoltura, la meteorologia, la scuola e l'istruzione del tempo, le malattie e la salute, le strutture sanitarie presenti, gli edifici importanti, le famiglie nobili e i personaggi illustri della sua vallata.