Utente:Orsogius56/sandbox

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Nel corso della sua vita, Anne Lister scrisse 7720 pagine di diario, per un totale di ben oltre quattro milioni di parole. Iniziò il suo diario nel 1806 su ritagli di carta, annotando messaggi segreti mandati ad Eliza Raine. Al momento della sua morte i diari constavano di quaranta quaderni. Un sesto del loro contenuto, essenzialmente le parti relative alle sue relazioni con donne, era crittografato utilizzando un codice che consisteva di una combinazione di lettere greche, simboli algebrici, punteggiatura e simboli zodiacali.[1] . Nei suoi diari esplorava con grande introspezione la propria identità di omosessuale, così come i suoi sentimenti e desiderio per altre donne, oltre che i suoi metodi di seduzione. I diari sono anche un'importante testimonianza sociale, politica ed economica degli eventi del tempo, dato che Lister annotò minuziosamente anche dati come il meteo, gli affari ed eventi di rilevanza locale e nazionale. Uno dei discendenti di Anne Lister, John Lister (1847-1933), che aveva ereditato Shibden Hall nel 1867, alla morte del padre, il dottor Jhon Lister Senior (che ne era entrato in possesso nel 1855, dopo la morte di Ann Walker) era fondatore e presidente della Halifax Antiquarian Society. Trovati i 24 "Diari e Taccuini di Mrs. Lister" rilegati in copertine di pelle marmorizzata, li ritenne una preziosa risorsa per ricostruire la storia locale e ne pubblicò una serie di estratti nell'Halifax Guardian, tra il 1887 e il 1892, nella sua rubrica intitolata "Vita sociale e politica di Halifax cinquant'anni fa".[2]. Insieme con l'amico e antiquario Arthur Burrell, Jhon Lister riuscì a decifrare parzialmente alcuni passaggi criptati. Scandalizzato dal contenuto, che trovò "molto sgradevole" [3] Burrell consigliò all'erede di bruciare i diari, ma Lister rifiutò e optò invece per nasconderli: li pose ordinatamente su delle mensole nella stanza di Shibden Hall che probabilmente Anne Lister aveva usato come studio, e poi mascherò la porta della stanza dietro pannelli di legno, lasciando però la finestra sulla facciata, così che la stanza potesse essere un giorno scoperta. E così fu, perché la Halifax Corporation, nuova proprietaria di Shibden Hall dopo la morte di Jhon Lister, trasformò la casa in un museo e scoprì la stanza segreta ed i diari. Il bibliotecario comunale, Edward Green, incuriosito dalle parti criptate, riuscì a rintracciare Burrell, che gli consegnò i suoi appunti per decriptare i diari, ma lo mise in guardia anche sulle "dicerie che ancora circolavano ad Halifax sul conto di Miss Lister" [4]. Il codice fu pertanto conservato in cassaforte nella biblioteca di Halifax. Muriel Green (1909-1997), figlia del bibliotecario comunale e apprendista bibliotecaria a sua volta, effettuò un inventario dei documenti di Shibden Hall ed usò 395 delle 1850 lettere di Lister per la propria tesi di laurea, servendosi dei diari per controllare eventi e date. Utilizzando la chiave di Burrell, intuì il contenuto di alcuni brani dei diari, ma decise di non far cenno alla sessualità di Lister, per non "infangare la reputazione della famiglia Lister"[5]. A occuparsi veramente dei diari furono la storica Vivien Ingham (1918-1969) e la ricercatrice Phyllis M. Ramsden (nata Crowther, 1905-1985), che, a patire dal 1958 e per 11 anni lessero ciascuno dei 24 volumi per ben due volte [6]. Le due accademiche erano in contrasto riguardo alla divulgazione di dettagli sulla vita privata di Lister, e mentre Ingham era favorevole a svelarlo, Ramsden invece era di opinione diversa [7], e dopo la morte di Ingham, nel suo unico scritto su Lister affermò che "i resoconti cifrati non hanno alcun interesse storico" e "più sono lunghi meno vale la pena, e la noia, di decodificarli" [8]. Fu Helena Whitbread che, nel 1984, imbattutasi in una pagina criptata dei diari di Lister mentre faceva ricerche per la propria tesi di laurea, cominciò a decriptare integralmente i diari, cui dedicò due libri, uno nel 1988, contente estratti dei diari dal 1817 al 1824 [9] ed uno nel 1992, contenente estratti dal 1824 al 1826 [10]. Dato l'enorme successo dei libri di Whitbread, l'ormai anziana Muriel Green editò i propri appunti, e pubblicò a sua volta un libro sull'epistolario di Lister [11] Ma è stata la storica sociale Jill Liddington ad occuparsi della decriptazione e digitalizzazione dei diari nella loro interezza, pubblicando numerosi articoli e due volumi [12] [13] L'unico testo su Lister e i suoi diari tradotto in italiano è ad oggi la biografia scritta dalla scrittrice tedesca Angela Steidele "Nessuna mi ha mai detto di no. Anne Lister e i suoi diari segreti"[14]

Nel 2011 i diari di Anne Lister furono inseriti nel programma Memoria del mondo dell'UNESCO, in parte per come testimonianza dei fatti del tempo ma, soprattutto, come intimo studio della propria sessualità.[15]

  1. ^ (EN) Jill Liddington, Anne Lister of Shibden Hall, Halifax (1791–1840): her Diaries and the Historians, in History Workshop Journal, vol. 35, n. 1, 1º marzo 1993, pp. 45–77, DOI:10.1093/hwj/35.1.45. URL consultato il 30 aprile 2020.
  2. ^ (EN) Jill Liddington, Presenting the past: Anne Lister of Halifax, 1791-1840, Hebden Bridge: Pennine Pens., 1994, pp. 12-15, ISBN 9781873378021.
  3. ^ (EN) Jill Liddington, Presenting the past: Anne Lister of Halifax, 1791-1840, Hebden Bridge: Pennine Pens., 1994, pp. 15, ISBN 9781873378021.
  4. ^ (EN) Jill Liddington, Presenting the past: Anne Lister of Halifax, 1791-1840, Hebden Bridge: Pennine Pens., 1994, pp. 17, ISBN 9781873378021.
  5. ^ (EN) Jill Liddington, Presenting the past: Anne Lister of Halifax, 1791-1840, Hebden Bridge: Pennine Pens., 1994, pp. 17, ISBN 9781873378021.
  6. ^ (EN) Phyllis M Ramsden, Anne Lister's Journal (1817-1840), in Transactions of the Halifax Antiquarian Society, vol. 6, 1º giugno 1970, pp. 1-13.
  7. ^ (EN) Olive Anderson, The Anne Lister Papers, in History Workshop Journal, vol. 40, Autunno, 1995, pp. 190-192. URL consultato il 1º maggio 2023.
  8. ^ (EN) Phyllis M Ramsden, Anne Lister's Journal (1817-1840), in Transactions of the Halifax Antiquarian Society, vol. 6, 1º giugno 1970, pp. 10.
  9. ^ (EN) Helena Whitbread, I Know My Own Heart: The Diaries of Anne Lister, 1791-1840, New York University Press, 1988, ISBN 978-0814792490.
  10. ^ (EN) Helena Whitbread, No Priest but Love: Excerpts from the Diaries of Anne Lister, 1824-1828, New York University Press, 1992, ISBN 978-0814750773.
  11. ^ (EN) Muriel Green, Miss Lister of Shibden Hall: Selected Letters (1800-1840), The Book Guild Ltd, 1992, ISBN 9780863326721.
  12. ^ (EN) Jill Liddington, Female Fortune: Land, Gender and Authority : The Anne Lister Diaries and Other Writings 1833-36, Rivers Oram Press, 1997, ISBN 978-1854890894.
  13. ^ (EN) Jill Liddington, Nature's Domain: Anne Lister and the Landscape of Desire, Pennine Penns, 1997, ISBN 978-1873378489.
  14. ^ Angela Steidele, Nessuna mi ha mai detto di no. Anne Lister e i suoi diari segreti, Somara!, 2020, ISBN 978-8894380743.
  15. ^ UK National Commission for UNESCO :: 2011 UK Memory of the World Register, su web.archive.org, 7 luglio 2011. URL consultato il 30 aprile 2020 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2011).