Utente:Never covered/Sandbox/Trittico di Modena

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Trittico di Modena (recto)
AutoreEl Greco
Data1568 circa
Tecnicatempera su tavola
UbicazioneGalleria Estense, Modena

Il Trittico di Modena è un'opera di Domínikos Theotokópoulos, pittore di origini cretesi universalmente conosciuto come El Greco.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Georgios Klontzas, Trittico, 1580-1600, Patmos, Monastero di San Giovanni

La pubblicazione dell’opera e la sua attribuzione al pittore cretese si devono allo storico Rodolfo Pallucchini. Questo contributo del Pallucchini, dato alle stampe nel 1937, più in generale, ha segnato un vero e proprio punto di svolta delle conoscenze storico-artistiche su El Greco. In quel momento infatti la figura e la biografia dell’artista – che iniziarono ad essere oggetto di studi moderni, essenzialmente spagnoli, a fine Ottocento – erano ancora piuttosto nebulose ed in particolare non era stata ancora messa del tutto a fuoco la radice post-bizantina della pittura del Theotokópoulos.

Proprio la “scoperta” dell'altarolo modenese è stata invece la prima solida acquisizione circa la formazione orientale del pittore verosimilmente svoltasi proprio a Creta, terra di nascita di Domínikos.

Il piccolo altare della Galleria estense ha infatti un'impaginazione formale che senza dubbio riporta alla produzione delle botteghe cretesi specializzate nella creazione di questo tipo di oggetti d'arte devozionale. Il confronto tra il trittico di Modena con analoghe opere di Georgios Klontzas, uno degli artisti più rappresentativi della pittura post-bizantina cretese del tardo Cinquecento (e forse maestro del giovane Domínikos[1]), è eloquente dimostrazione della matrice artistica e culturale dell’opera modenese.

Cionondimeno resta incerto il luogo di produzione del manufatto, dubitandosi tra un'esecuzione cretese ovvero veneziana. Alcune considerazioni sembrano comunque rendere preferibile la seconda ipotesi: benché la struttura formale dell'opera rimandi alla produzione cretese, per l’aspetto squisitamente pittorico (come meglio si vedrà) le raffigurazioni che si vedono sui sei scomparti del trittichetto enunciano la tangibile influenza della pittura veneziana sul pittore candiotto. Il dato stilistico innanzitutto lascia quindi pensare che al momento di esecuzione dell'opera El Greco avesse già una buona conoscenza dei maestri lagunari: e se è più che probabile che il Theotokópoulos già a Creta possa aver visto dipinti di scuola veneziana - l'isola era da tempo un possedimento della Serenissima ed è documentata la presenza in loco di varie opere d’arte provenienti dalla madre patria - proprio lo spiccato venetismo del trittico sembra tuttavia rendere più plausibile la conclusione che esso sia stato realizzato a Venezia, verosimilmente non molto tempo dopo l’arrivo di El Greco in città.

L'opera è quindi datata intorno al 1568 e documenta il momento di passaggio del Theotokópoulos dalla cultura greco-bizantina d'origine (che comunque rimarrà un aspetto caratterizzante dell'arte di questo sommo maestro) alla pittura occidentale cui agli approda attraverso la tradizione veneziana (altro elemento di fondo della pittura di El Greco).

Sempre al Pallucchini si devono le altre poche notizie conosciute sulla storia dell'opera. Il trittico apparteneva a Tommaso Obizzi, ricco nobiluomo padovano proprietario di una cospicua collezione d’arte. Alla sua morte Obizzi (1803) donò le sue raccolte agli Este che subito dopo, nel 1805, a loro volta fecero dono del trittico alla Galleria modenese dove tuttora si trova.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il lato posteriore (o verso) del piccolo altare di El Greco

Il trittico di Modena è un piccolo altare richiudibile composto da tre pannelli lignei: quelli laterali, connessi a quello centrale da delle cerniere, fungono da ante. Ognuno dei pannelli è dipinto sia sul lato frontale (recto) che su quello posteriore (verso): le scene raffigurate sono quindi sei.

Sul recto gli episodi inscenati sono: l'Adorazione dei pastori (a sinistra), l'Allegoria del cavaliere cristiano (al centro) e il Battesimo di Cristo (a destra). Sul verso compaiono: l'Annunciazione (sinistra), la Veduta del Monte Sinai (centro) e la Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso (destra).

Nello scomparto centrale del lato posteriore compare l'iscrizione «CHEIR DOMENIKOU» (di mano di Domenico), firma dell'artista (uno degli elementi che consentirono al Pallucchini di risalire all'identità dell'autore del trittico).

L'altarolo era destinato alla devozione privata e date le sue piccole dimensioni era facilmente trasportabile quindi idoneo a soddisfare le esigenze di culto dei suoi possessori anche durante eventuali viaggi.

Le scene che vi sono raffigurate con ogni probabilità non sono state scelte a caso e verosimilmente veicolano un messaggio dottrinale forse non ancora del tutto chiaro ma che presumibilmente è da connettersi ai temi della Controriforma come pare dedursi dall'analisi iconografica soprattutto del più insolito dei sei dipinti, cioè quello centrale (del recto dell'altare) raffigurante, come detto, la complessa allegoria della glorificazione del Miles Christianus.

La probabile connessione con i dettami post-tridentini è un altro rilevante elemento che sembra deporre a favore di una realizzazione veneziana, piuttosto che cretese, del trittico: si tratta infatti di temi verosimilmente assai più sentiti dal cattolicesimo occidentale, minacciato da vicino dalla riforma luterana, di quanto non potessero esserlo in ambienti di cultura greco-bizantina.

Analisi dello stile: i sei scomparti del trittico[modifica | modifica wikitesto]

Adorazione dei pastori[modifica | modifica wikitesto]

Battesimo di Cristo[modifica | modifica wikitesto]

Allegoria del cavaliere cristiano[modifica | modifica wikitesto]

Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso[modifica | modifica wikitesto]

Annunciazione[modifica | modifica wikitesto]

Veduta del Monte Sinai[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Invero si ignora presso quale maestro cretese El Greco abbia svolto il proprio apprendistato. Si pensa tuttavia che l'alta qualità della produzione giovanile nota del Theotokópoulos sia indice, oltre che dell'innato talento del pittore, anche del fatto che egli in gioventù si sia formato presso una delle migliori botteghe di Candia. Che tale bottega possa essere stata quella Georgios Klontzas è una delle ipotesi più accreditate.