Utente:Naomiemme/Sandbox/4

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Template:PDA Anna Maria Mozzoni (1837 – 1920), femminista e giornalista italiana.

Del voto politico delle donne

[modifica | modifica wikitesto]

La salita al potere della sinistra parlamentare fu salutata dal paese come l'alba del giorno della riparazione, ché se il programma che questa deponeva sul banco dei Ministri non segnava le colonne d'Ercole nelle vie della libertà, accennava almeno alla fine di quella Via crucis, che s'andava dirupando sotto i passi degli italiani. Gli uomini che il voto del 18 Marzo avea recati in alto, compresero il senso di quel voto e tosto, dopo il famoso programma di Stradella, si bucinò di un largo piano ricostitutivo dell'ordine amministrativo e si nominarono numerose commissioni incaricate di raccogliere elementi alla compilazione di progetti di legge, che dovevano sostituire la realtà laddove, secondo la frase felicissima del presidente del Consiglio, non v'era la nuda presunzione legale.


La donna e i suoi rapporti sociali

[modifica | modifica wikitesto]

Mentre i miei deboli sforzi dirigo all'utile della femminil gioventù e, tracciando alla donna i suoi doveri, e rivendicando i suoi diritti, tento sollevarla all'altezza della missione, alla quale Dio e la natura la sortivano adornandola d'intelligenza e di sentimento, io non posso porre in migliore accordo coll'argomento la mia mente ed il mio cuore che a Te consacrando questa mia fatica. A Te, che al venerando e santo carattere materno sì degnamente rendi l'onore, che ne ricevi; a Te, che il comun pregiudizio non dividesti che alla donna interdice il libero pensiero; a Te, che vita mi desti, latte ed insegnamento, questa mia dedica è tutt'insieme debito ed omaggio.


La liberazione della donna

[modifica | modifica wikitesto]

La revisione del Codice Civile Italiano per opera del parlamento nazionale mi poneva fra le mani un argomento – La donna, per vieto costume esclusa dai consigli delle nazioni, ha sempre subíto la legge senza concorrere a farla, ha sempre colla sua proprietà e col suo lavoro contribuito alla pubblica bisogna, e sempre senza compenso.
Per lei le imposte, ma non per lei l'istruzione; per lei i sacrificii, ma non per lei gl'impieghi; per lei la severa virtú, ma non per lei gli onori; per lei la concorrenza alle spese nella famiglia, ma non per lei neppur il possesso di sé medesima; per lei la capacità che la fa punire, ma non per lei la capacità che la fa indipendente; forte abbastanza per essere oppressa sotto un cumulo di penosi doveri, abbastanza debole per non poter reggersi da sé stessa...

  • Negare alla donna una completa riforma nella sua educazione, negarle più ampii confini alla istruzione, negarle un lavoro, negarle una esistenza nella città, una vita nella nazione, una importanza nella opinione non è ormai più cosa possibile; e gli interessi ostili al suo risorgimento potranno bensì ritardarlo con una lotta ingenerosa, ma non mai impedirlo. (p. 6)
  • La religione fu sempre e dovunque potentissimo mezzo a dominare la donna, e sta bene; ma io vorrei che questo sentimento, ch'è in lei tanto sentito e dominante, non in mano altrui fosse, ma in sua mano; non diretto a farla schiava perpetua dell'altrui avviso, epperò dell'interesse altrui talora cieco strumento, ma sollievo le fosse e guida attraverso i delirii dell'umana mente e gli errori d'una peranco non adulta filosofia. (p. 7)
  • Tutti i poeti, dai grandi ai piccoli, dagli immortali ai pria morti che nati, la cantarono in ogni tono, e in ogni metro, vedendola ora colle traveggole del delirio amoroso, ora coi lividi occhiali dell'orgoglio e dell'odio per affetti incorrisposti od incompresi. [...] Altri considerando invece che la donna non è atta alla generazione che in una fase relativamente avanzata della sua vita, e vedendola sopravvivere tanto tempo al disimpegno delle materne cure ne derivarono, non fosse con quelle la sua missione esaurita, e pensarono potesse nelle cose del mondo portare la sua influenza, ed intervenire siccome essere intelligente e volitivo, potente di mezzi proprii. Di qui la gelosa insistenza di tutte le leggi sovente ad impedire, e sempre a sfavorire implicitamente sì, ma non meno potentemente, il sapere ed i mezzi del sapere alla donna. (p. 8)
  • Esclusa dal sapere, la donna, rimaneva esclusa eziandio dal potere; ed eccola ridotta a passività assoluta, cosa e non essere, di maggiore o minor valore relativo, di nessun valore intrinseco, orba d’ogni coscienza di sé, ch'è la prima ragione d'ogni forza. (p. 9)

La donna in faccia al progetto del nuovo codice civile italiano

[modifica | modifica wikitesto]

La legislazione può dessa astrarre dai principii riconosciuti dalla filosofia? Il diritto giuridico può egli non essere che convenzionale, epperò insubordinarsi al diritto naturale? Le leggi civili possono desse appagarsi di tutelare più o meno la proprietà e le persone, senza sollecitarsi del principio da cui parte l'umano consorzio e del fine a cui cammina?

  • Ecco le condizioni reali e positive create alla donna dai pregiudizii : ecco l'infelicità e la miseria, che le assegnano per sua porzione quelle leggi, che pretendono sollecitarsi di lei, e dicono d’opprimerla per il suo bene! Non altrimenti nei passati secoli, il Sant'Ufficio pretendeva di salvare le anime torturando i corpi! (p. 22)
  • Come nel codice da riformarsi, il progettato impone ai coniugi l’obbligo reciproco di coabitazione, di fedeltà e d'assistenza, salvo poi a pesar sulla donna poco men che prima nelle singole applicazioni di quei generali doveri. Ambedue sono obbligati a coabitare, ma la moglie sola è punita in caso di trasgressione. Il marito non è altro mai che assente. (p. 26)
  • Un'ultima osservazione mi rimane a fare sulla maniera colla quale il progetto ha regolate le sostanze della donna rispettivamente alla famiglia. I principii liberali; che informano il progetto dell'onorevole ministro, l'hanno qui tratto a conclusioni che, se sono coerenti alli antecedenti da lui posti, non sono per avventura molto utili alla famiglia, né si ispirano alla natura.
    Quando due individui si pongono in società, è impossibile che di ragione e di fatto essi conservino la loro piena autonomia individuale e tanto meno quando, come nella società matrimoniale, sono vincolati all’interesse dei terzi. (p. 32)

Un passo avanti nella cultura femminile

[modifica | modifica wikitesto]

Abbenchè da oltre un secolo il pensiero, ridesto da lunga stasi nell’intelletto dei pochi, siasi con rapidissima circolazione diffuso fra le masse: benchè le plebi allora brute siano oggi il nerbo di nazioni sovrane: sebbene i governi, trasformati come più vollero i tempi, sollecitamente provvedano alla diffusione dei lumi, e nella intelligente iniziativa di privati trovino tutto giorno valida concorrenza: pure, quando le effemeridi dei due emisferi ci giungono sottocchio gravide di mali; quando gli annali dell’umanità registrano senza posa guerre e dissidii, privilegi e gravami, insurrezioni e repressioni, feudale concussione e servitù di gleba; quando, nello stato più giovine e glorioso della società civilizzata, l’abolizione della schiavitù personale costa tre anni di sangue ed un milione e mezzo d’uomini; noi siamo ancora a domandarci con angosciosa peritanza s’egli è pur vero che molto si facci, che si faccia abbastanza per isbrutalizzare l’umanità ed avviarla ad immortali destini.

  • Anna Maria Mozzoni, La liberazione della donna, a cura di Franca Pieroni Borlotti, Gabriele Mazzotta Editore, Milano, 1975.
  • Anna Maria Mozzoni , La donna in faccia al progetto del nuovo codice civile italiano, Tipografia sociale, Contrada dell’Olmetto N. 14 rosso, Milano, 1865.
  • Anna Maria Mozzoni , Del voto politico delle donne, Venezia, tip. M. Visentini, 1877.
  • Anna Maria Mozzoni, Un passo avanti nella cultura femminile, Milano, Tipografia internazionale, 1866.

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]