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Lapidario Romano del Museo Civico di Modena

Il Lapidario Romano del Museo Civico di Modena è una sezione del Museo Civico di Modena che custodisce monumenti funerari e testimonianze epigrafiche di età romana rinvenute a Modena fra gli anni '60 fino al 2008.
Le epigrafi si trovano al piano terra del settore occidentale del Palazzo dei Musei a Modena. [1].

Il lapidario, inaugurato nel 2001, è stato progettato con criteri di continuità concettuale, storica e spaziale con l'attiguo Museo Lapidario Estense, fondato nei primi decenni dell'Ottocento per volontà di Francesco IV d'Este, nel quale sono conservati i sarcofagi romani rinvenuti nel medioevo.
Il boom edilizio degli anni '60 permise di portare alla luce una serie di monumenti funerari sulla via Emilia Est, fra i quali, la stele del centurione Publius Clodius; tuttavia, è a partire dagli anni '80 che, nuove misure di tutela e valorizzazione, resero possibile l'acquisizione di importanti epigrafi e monumenti funerari. Sono questi i reperti che, riuniti, formano il lapidario romano[2].

Ultime acquisizioni

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L'acquisizione più rilevante del lapidario è l'ara di Vetilia Egloge, rinvenuta nel 2007 durante uno scavo conotto sulla via Emilia Est; si riportano in seguito altri ritrovamenti.

Monumento funerario con acroteri

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I quattro acroteri in pietra Aurisina di varietà fiorita ei di varietà granitello presenti nel lapidario, furono rinvenuti durante gli scavi effettuati fra il 2004 e il 2005. Questi elementi architettonici dovevano appartenere a un monumento funerario databile alla seconda metà del I secolo a.C. a pianta quadrata con due facciate; Il mausoleo, con una base di fondazione di 4,70 x 4,30 metri, doveva avere un aspetto slanciato e sontuoso, come un piccolo tempietto, infatti, si suppone che la struttura fosse dotata di quattro colonne per lato e di tetto appuntito con frontone.
Gli acroteri, di cui quello centrale è alto quasi 1 m e quelli angolari circa 50 cm, sono formati da una base ornata da foglie d'acanto ai lati e una foglia centrale affiancata da altre arricciate, sopra si poggia una palmetta traforata con sette volute simmetriche ai lati di uno stelo centrale[3].

Fregio con corteo Marino

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Architrave con fregio con corteo marino

Il Fregio con corteo marino è ciò che rimane di un monumento funebre di I secolo a.C.. Durante uno scavo condotto nel 2007 sulla via Emilia Est, sono stati rinvenuti dei blocchi in pietra di Vicenza che si possono riferire al lato frontale e parte del lato destro di un fregio continuo di tipo ionico. Il fregio raffigura due cortei marini che avanzano fino a incontrarsi, in particolare, animali dotati di code di pesce e cavalcati o guidati da Amorini e Nereidi. Le figure appaiono semplificate, come stilizzate, questo ha reso difficile l'interpretazione; tuttavia, è stato riconosciuta l'ispirazione presa da raffigurazioni di epoca ellenistica, come quelle presenti nel fregio dell'ara di Domizio Enobarbo che è stata datata alla seconda metà del II secolo a.C. . Questo stile quasi rozzo è tipico della nuova classe sociale provinciale italica e trova il suo massimo sviluppo proprio durante il I secolo a.C.
Il monumento funerario doveva avere una pianta quadrangolare, con quattro colonne scanalate, sormontate da capitelli corinzi sulla fronte, queste reggevano l'architrave con fregio, sopra il quale era posta una cornice con ovoli e dentelli; il tetto doveva essere a cuspide decorato da foglie stilizzate. L'architrave è lunga 4,2 metri ed è stato calcolato che il monumento dovesse essere alto 13-14 metri[4].

Leone funerario

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Il leone funerario è una scultura frammentaria in pietra raffigurante un leone a grandezza naturale. Il felino sfoggia una criniera imponente con ciocche ben distinte e parzialmente incrociate, con solchi che sembrano marcarne il movimento; ha un torace possente e un corpo affusolato che mostra le costole e le vene del ventre e la coda avvolta attorno al corpo. Non è semplice ricostruirne la posa, si suppone dovesse eesere seduto sulle gambe posteriori, aveva il corpo dritto e la testa girata verso sinistra i tre quarti. La tecnica scultorea rivela l'opera di una maestranza locale, provinciale che ha interpretato il soggetto in chiave quasi pittorica.
Il reperto, databile entro la metà el I secolo .C., è stato trovato tra il 2008 e il 2009 accanto alla fossa di spoliazione di un monumento sepolcrale, doveva essere posto, probabilmente insieme a un altro esemplare simmetrico, con la testa volta al lato opposto, a protezione di un mausoleo di notevole importanza. A Modena stati rinvenuti diversi esemplari di leoni funerari romani, questo testimonia la presenza della quantità di sepolture monumentali[5].

  1. ^ Lapidario Romano dei Musei Civici di Modena, Modena, Edizioni Il Fiorino, 2002, pp. 5, 11.
  2. ^ Lapidario Romano dei Musei Civici di Modena, Modena, Edizioni Il Fiorino, 2002, pp. 10-12.;
    L. Malnati, S. Pellegrini, I. Pulini (a cura di) Mutina oltre le mura. Recenti scoperte archeologiche sulla Via Emilia, Modena, Museo civico archeologico etnologico Comune di Modena 2009, pp. 19-23.
  3. ^ L. Malnati, S. Pellegrini, I. Pulini (a cura di) Mutina oltre le mura. Recenti scoperte archeologiche sulla Via Emilia, Modena, Museo civico archeologico etnologico Comune di Modena 2009, p. 77.
  4. ^ L. Malnati, S. Pellegrini, I. Pulini (a cura di) Mutina oltre le mura. Recenti scoperte archeologiche sulla Via Emilia, Modena, Museo civico archeologico etnologico Comune di Modena 2009, pp. 59-65.
  5. ^ L. Malnati, S. Pellegrini, I. Pulini (a cura di) Mutina oltre le mura. Recenti scoperte archeologiche sulla Via Emilia, Modena, Museo civico archeologico etnologico Comune di Modena 2009, p. 87.