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Storia della trasfusione di Sangue

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Voce principale: Trasfusione.

Il sangue ha sempre rappresentato un campo di studio misterioso ed affascinante, poiché, come diceva Leonardo da Vinci “dà vita e spirito a tutti li membri dove si diffonde”. Già reperti di origine Egizi acennano alla pratica della trasfusione di sangue, che in seguito viene confermata anche nella letteratura latina. Nelle Sacre scritture il sangue occupa un posto preminente, fine a divenire oggetto di culto o ad assumere riti propiziatori. Ovidio con la sua vena poetica, che affida alla maga Medea il compito di far riacquistare le proprie forze al vecchio Pelea, se avesse ricevuto sangue giovane e fresco, non ha niente a vedere con la tecnica scientifica, ma apre una scenario ampio dove il sangue, entità biologica, diviene oggetto di considerazione prima e poi di studio dopo.[1] Anche Plinio il vecchio e Celso descrivono l'usanza di scende nell'arena per bere il sangue dei gladiatori morenti, ritenendo che quel sangue fosse particolarmente benefico agli atleti forti e coraggiosi, qualità che sarebbero state trasferite in coloro che lo avrebbero bevuto.

Gli inizi nel Seicento

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Secondo la tradizione si ritiene che Andrea Libavio(1546-1616) fosse stato il primo a sostenere la causa della trasfusione del sangue nel 1615[2],ma non si può ancora parlare di una trasfusione in senso tecnico, se non dopo la scoperta della circolazione del sangue, che ne permetterà una dimostrazione su base scientifica o ancora di più, quando la medicina, sotto l'influsso delle principali innovazioni si specializzerà nelle varie branche, quali la patologia generale e sperimentale, la batteriologia e l'immunologia, la diagnostica la terapia, la chirurgia. Queste ed altre innovazioni sembrano trovare nello studio del sangue la base per la comprensione di molti fenomeni non solo patologici, ma anche fisiologici e quindi la principale fonte per guarire le malattie. Esaltata da sprovveduti ciarlatani, ma anche da pionieri della medicina sperimentale, disapprovata e considerata immorale da tutti coloro come intervento contro natura, la trasfusione del sangue ha una storia molto movimentata prima di trovare un affermazione nel mondo scientifico e nella società.

Quando William Harvey (1578-1657) ne 1616 mise in evidenza il percorso del sangue all'interno del corpo umano, si comincia a diffondere l'idea che una trasfusione del sangue potesse avere effetti benefici. Il merito del medico inglese sta nel fatto di essere riuscito a coordinare ed enunciare tutti i principi anatomici e fisiologici della circolazione del sangue, riunendo in un unica opera tute le notizie sparse dei suoi predecessori.Dalla concezione galenica, che la vita è presente nel corpo per mezzo di “spiriti vitali”, per merito di medici come Realdo Colombo, Cesalpino, Fabrizio d'acquapendente, Marcello Malpigni, si comincia a parlare di circolazione sanguigna. Harvey nella sua opere del 1628 “Exercitatio anatomica de motu cordis et sanguinis”, nel quale dichiara di avere assistito ad uno dei fenomeni più belli in natura, la cirolazione del sangue in un animale vivente.

Harvey divenuto una gloria nazionale e questo dà l'occasione di aprire un inciso:uno scritto di Giuseppe Maazzini sulla scoperta della circolazione del sangue. Mazzini si interessa dell'argomento per motivi politici e patriottici: prendendo spunto da un articolo riguardante la scoperta della circolazione del sangue, uscito il 1838 a Londra, dove lui era esule, sulla London and Westmister Review, egli si fa portavoce della tesi secondo la quale non si stato Harvey ad introdurre l'argomento ma fra Paolo Sarpi(1552-1623), teologo e consultatore dello Stato della Repubblica Veneta. Fu il primo a trovare che il sangue per mezzo delle valvole passava delle vene nelle arterie con successione regolare nel 1574-78.

I primi autori ad accennare nelle loro opere della trasfusione del sangue furono Marsilio Ficino(1433-1499) e poi Gerolamo Cardano(1501-1576),ma il primo, di cui si ha sicura notizia di aver eseguito uno trasfusione nell'uomo è Giovanni Colle da Belluno(1558-1631). Laureato a Padova nel 1538, esercita la professione per quindici anni a Venezia, ottenendo grandi risultati, tanto da essere nominato medico personale del duca di Urbino, Francesco Maria II, e poi professore di medicina a Padova. Ha lasciato in eredità notevoli opere di medicina, come il “De morbis malignis” (1620), e dà una meticolso descrizione della tecnica trasfusionale nel “Methodus facile procurandi tuta et nove medicamenta”, pubblicato nel 1628.

Un altro tentativo viene attribuito nel 1654 a Francesco Folli de Poppi(1624-1685), il quale nella “Stadera medica” descrive un metodo ingegnoso la cessione del sangue, anche se un po' rudimentale, effettuata davanti a Ferdinando II di Toscana. Egli inserì un tubicino d'argento nella vena del donatore ed un tubicino d'osso nella vena del ricevente; i due tubi erano collegati tra loro con una cannula ricavata da un vaso sanguifero tolto ad un animale. Il Folli, grande conoscitore dell'opera di Harvey, era un grande amico del Granduca di Toscana, il quale, sostenitore della rivoluzione galileana e delle nuove tecniche sperimentali, lo incoraggia nell'iniziativa, che l'autore descrive anche in altri lavori[3]. Bisogna ricordare che presso la corte del Granduca erano presenti molti medici inglesi che importarono la tecnica in Inghilterra. Vari studi attestano di una trasfusione effettuata tra due polli nel 1652 da Francis Potter, pastore evangelico di Klimanton e cinque anni dopo, un'altra trasfusione effettuata tra due cani da Cristopher Wren. IL concetto di inserire nella vena, dove scorre sangue, altro sangue viene esteso ad ulteriori sostanze. Esperimenti in tal senso furono effettuati da Robert Boyle, che riuscì ad infondere nel sangue farmaci solubili.

A Parigi nel 1666 Giovan Battista Denis, medico di Luigi XVI, professore dell'università di Parigi,realizzò una trasfusione di sangue animale uomo. Il malato reso debole dal precedente salsso, che gli era stato fatto prima della trasfusione di sangue di agnello, si riprenderà. A questo esito positivo, si eseguiranno altre trasfusioni sempre sulla stessa persona, ma dopo la terza trasfusione il paziente morirà: tanto che lo stesso Denis verrà accusato di omicidio. Questi risultati negativi della scuola parigina influiranno non poco sulla storia della trasfusione di sangue, poiché non solo dalle autorità civili verrà condannata ma anche dal Papa che con una bolla, tanto da essere abbandonata la sperimentazione per oltre un secolo[4]. Nuovi tentativi vengono effettuati alla fine del '700.

  • Maurizio Vaglini, Cecilia Gennai, Storia delle Istituzioni Sanitarie in Italia dalla fine dell '700 ai giorni nostri.
  1. ^ Ovidio. Metamorfosi, Lib VII, verso 285 e Lib. VII, vv. 322-335
  2. ^ A. Libavius. Appendix necessarius syntagmatus ancanorum chymicorum contra Henningum Sheunemannum, Frankfort 1615
  3. ^ Francisi Follii a Puppio. Recreatio physica, in qua de Sanguinis et omnium viventium analogica circulatione disseritur, Florentiae 1665.
  4. ^ M. Mariotti.La trasfusione del sangue nella sua storia e nella sua applicazione, op. cit.
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