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Vijaya Lakshmi Pandit[modifica | modifica wikitesto]

Vijaya Lakshmi Pandit (Allahabad (India), 18 agosto 1900 – [(India)], 1990) è stata una politica, diplomatica e attivista indiana. Vijaya si forma culturalmente, dapprima in India e in Svizzera poi. Nel 1921, sposa Ranjit Sitaram Pandit, un avvocato di Kathiawar. Essa è stata profondamente influenzata dall'attività politica del Movimento d'Indipendenza dell'India di Mohandas Gandhi. La sua partecipazione a tal movimento, in seguito, le ha procurato l'arresto in tre occasioni: tra il 1932 e il 1933, nel 1940 e tra il 1942 e il 1943.

Attività Politica[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1934, Pandit inizia la sua carriera politica ufficialmente con l'elezione al Consiglio Comunale di Allahabad. Nel 1936, viene eletta all'Assemblea delle Province Unite e nel 1937 diviene ministro dell'autogoverno locale e sanità pubblica. Nel 1939, Pandit si dimette in segno di protesta nei confronti della dichiarazione del governo inglese sulla partecipazione dell'India nella Seconda Guerra Mondiale. Così come gli altri membri del Congresso dimissionari, Pandit viene imprigionata dopo la risoluzione del Congresso denominata "Quit India" nell'Agosto del 1942.

Spinta dalla necessità di ridisegnare la sua vita dopo la morte del marito avvenuta il 14 gennaio 1944, Pandit si trasferisce e soggiorna negli Stati Uniti tra la fine del 1944 e l'inizio del 1946. In seguito, nel gennaio del 1946, ritorna in India. Qui, riprende il ruolo di ministro dell'autogoverno locale e di salute pubblica delle Province Unite precedentemente ricoperto. Questa esperienza anticipa la sua prima missione diplomatica ufficiale (avvenuta nello stesso anno,1946) come capo delegazione indiana all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Successivamente, Pandit guida la delegazione indiana all' Assemblea Generale anche in altre occasioni: nel 1947,1948, 1952,1953 e, per l'ultima volta, nel 1963.

Contestualmente, la sua attività politica a livello nazionale prosegue con l'elezione all'Assemblea Costituente dell'India nel 1946. Rapidamente, dopo l'Indipendenza dell'India nel 1947, Pandit svolge servizio all'estero e viene nominata prima ambasciatrice dell'India in Unione Sovietica.

Agli inizi del 1949, egli diviene ambasciatrice dell'India negli Stati Uniti.

Nel 1951, invece, ritorna in India dopo l'esperienza diplomatica, conquistando un posto nel Parlamento nazionale indiano (Lok Sabha) nelle prime elezioni politiche. Nel 1953, le viene dato l'onore di essere la prima donna asiatica ad essere eletta come Presidente del Assemblea Generale dell'ONU.

Per quasi sette anni, a partire dal Dicembre del 1954, Pandit ricopre il ruolo di alta ambasciatrice indiana in Gran Bretagna, in periodo in cui le relazioni Inghilterra-India sono tese a causa delle crisi di Suez e di Ungheria nel 1956. Da Marzo ad Agosto 1963, Pandit svolge attività politica come governatrice della stato di Maharashtra.

In seguito, la morte del fratello Jawaharlal Nehru, primo ministro indiano, nel Maggio 1964 causa in lei un grande shock che viene attenuato dalla sua conseguente elezione al parlamento nel collegio elettorale del Uttar Prades che suo fratello aveva rappresentato per diciassette anni.

Nel 1967, Pandit viene rieletta nelle elezioni politiche (svolte per la quarta volta in assoluto), dimettendosi l'anno successivo "per motivi personali". Dopo la parentesi di contrasto allo stato di emergenza, voluto da suo nipote Indira Gandhi e che ha bloccato di fatto i processi democratici del paese tra 1975 e il 1977, Pandit si ritira progressivamente dalla politica.

Gli ultimi anni della sua vita, infatti, non sarà molto attiva politicamente fino alla sua morte, avvenuta il 1 Dicembre 1990 a Dehru Dun.