Utente:MarcoFinotti94/Sandbox

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Mazzorno Destro

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Mazzorno Destro è più antica frazione di Taglio di Po, in provincia di Rovigo, che si formò in seguito all'interramento della Laguna Adriatica e di conseguenza anche la prima ad essere insediata. Prima della costruzione del ramo principale del fiume Po, con il taglio di Porto Viro, le due frazioni (Mazzorno Destro e Sinistro) erano unite in un unico fascio di terra, diviso poi nel 1600. Il centro risulta popolato fin dal XVI secolo probabilmente da gente dedita alla caccia, alla pesca e alla pastorizia. L’agricoltura non era ancora praticata in modo continuativo poiché le terre erano a lungo sommerse dalle acque. La prima “chiesa” fu fatta costruire nel 1523 dalla famiglia Quirini, primi signori veneziani ad avere la titolarità dei territori. Venne consacrata dal vescovo Bernardino Venier ed intitolata ai Santi Giorgio, Pietro e Stefano; successivamente intitolata al patrono locale, San Gaetano (celebrazione il 7 agosto), e al patrono d'Italia San Francesco (4 ottobre).

Quello che forse resta di questa chiesetta si vede nell'unica parete che ancora oggi esiste, quella che venne incorporata poi nelle vecchie scuole. La lapide nella facciata della chiesa odierna di Mazzorno fa riferimento ad una cappellina "Instauratum anno 1789" cioè restaurata nel 1789, quella lapide era collocata nel muro a nord della chiesetta del Quirini, insieme ad un tondo in marmo con il simbolo della Serenissima.

Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento il piccolo borgo si ritrovò in una condizione di miseria. Molti erano i salariati presso i possidenti terrieri locali, altri lavoravano come“galafà” o“calafàti”, i costruttori di barche, presso lo Squero Doni, presente dal 1707, era una sorta di rimessa situata nella golena, dove venivano costruite e riparate gondole, imbarcazioni commerciali e per il naviglio da guerra, per conto della Serenissima Repubblica di Venezia. Nel tempo diventò il cantiere navale Doni con rinomanza internazionale per le imbarcazioni da riporto e di lusso.(foglio 1)

Alcuni lavoravano l’argilla per produrre le pipe,che una volta essiccate, venivano vendute nella vicina Adria presso il “Ponte delle Pipe”.

In quel periodo molte case erano situate nella golena, solo un basso argine le proteggeva dall’impeto del fiume e, continuamente, correvano il rischio di finire allagate. Per tutti gli anni ’50 il paese risultò vivo e popolato, c’erano circa duemila abitanti. Successivamente negli anni ‘60, subì come tutto il Polesine, un drastico calo demografico dovuto all’emigrazione verso le zone industrializzate d’Italia.


Mazzorno al giorno d'oggi

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Il paese conta ora circa 200 abitanti, ed è delineato da tre vie: via Marchi, via Gesù Crepaldi e localitàCà Visentin. La via Gesù Crepaldi, via che porta al centro del paese, è stata intitolata al Prode Soldato il quale si comportò eroicamente in combattimento dando ai compagni continuo e splendido esempio di fermezza e di indomabile valore finché cadde colpito a morte alle Due Palme (Libia, Bengasi), 12 marzo 1912. Il 12 marzo 2012, il paese ha celebrato il centenario della scomparsa.

Presso la via Cà Visentin, adagiato sull’argine destro del Grande Fiume, il piccolo borgo conta la presenza di alcune ville storiche di buona rilevanza architettonica ottocentesca (forse) che sono state anche scenario di film italiani molto famosi. Recentemente, a Cà PuliBonafè, sono state girate alcune scene di “La prima Linea” con V. Mezzogiorno e R.Scamarcio mentre villa Cà Borini-Casellati, ha aperto le porte per “Sangue Pazzo” con Luca Zingaretti e Monica Bellucci. Nel passato, invece, un’altra diva che recitò in questa zona fu Claudia Cardinale protagonista di “La donna delle meraviglie” di Alberto Bevilacqua (1985).

Le ville storiche

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  • Cà Puli, Bonafè

Presenta nell'edificio residenziale l'utilizzo di alcuni caratteri tipici dell'architettura veneziana di terraferma all'interno di uno schema proprio dell'architettura rurale del Delta del Po.

  • Cà Borini, Casellati

La villa fu costruita, nelle vicinanze di Mazzorno, verso la fine del 1600 ed era di proprietà del conte Domenico di Carlo Borino. La struttura della corte porta i segni tipici delle ville in Polesine, nella maggior parte divise a metà tra residenza per gli svaghi della nobiltà e utilizzo dei rustici legato alla conduzione dei fondi. Il palazzo infatti, è composto da un piccolo rustico, da una casa per i lavoratori e da una stalla. L’edificio principale si presenta come una costruzione lineare, distribuita da tre piani che si rivolge verso il Grande Fiume, mentre sul lato si trova un porticato a sei archi che si affaccia sulla campagna.

  • Cà Zen, Avanzo

La villa, realizzata nel Settecento, era formata inizialmente solo dal corpo centrale della casa e della cappella, fu costruita per volere della famiglia Zen, famiglia di Patrizi veneziani che la utilizzava come residenza di caccia. Le due ali furono aggiunte successivamente nel 1800 per via dell’incremento della produzione agricola determinata da notevoli interventi di bonifica. Oggi il complesso è costituito dalla casa padronale, dalle scuderie, dalle stalle, da alcuni rustici e da un grazioso oratorio, dedicato a Santa Margherita. La tenuta nel suo insieme, ebbe pochi proprietari: dagli Zen passò dai marchesi Guiccioli, da questi ai Casalicchio, infine per legami di parentela agli Avanzo. Secondo la tradizione nel 1820 vi dimorò Lord Byron, dove incontrava segretamente la bella amante Teresa Gamba, moglie diciottenne del marchese Alessandro Guiccioli. Proprio n uno di questi incontri il poeta inglese scrisse dalla balaustra del salone al primo piano la bella “stanzas to the Po”

  • Cà Nani

Poco distante da Cà Zen, si trova Cà Nani, un singolare edificio del Settecento ornato su entrambe le facciate da frontoni che lo distaccano nettamente dalla tipologia delle ville polesane. In quel periodo il territorio apparteneva alla famiglia veneziana dei nobili Nani, che avevano fatto costruire oltre al palazzo una cappella denominata “Chiesa di Cà Nani ed alcuni rustici oggi non più visibili. Nei primi anni dell’Ottocento e fino al 1887, la proprietà passò ai marchesi Guiccioli di Ravenna.


La piazza è dominata da una quercia pluricentenaria situata davanti la piccola e decorata chiesa dei Santi Francesco e Gaetano. Nel cimitero della frazione è presente, invece, una misteriosa ed affascinante tomba francescana datata circa inizio 1800 e ritrovata qualche anno fa durante i lavori di ristrutturazione del camposanto.Il sepolcro è custodito dentro una teca, si presenta con poche decorazioni ma possiede elementi interessanti e misteriosi rappresentati, ad esempio, dalla posizione della tomba perfettamente perpendicolare alla chiesa, dalla presenza di due monaci anziché uno all’interno e l’ordine religioso cistercense dei defunti anziché francescano.Quest’ultimo era quello presente in zona. Ciò fa ipotizzare e suggestionare che fossero due stranieri capitati per caso nella campagna deltizia strappata al mare e resa coltivabile. L’agricoltura, infatti, è stata nei decenni la prioritaria fonte di reddito della zona, seguita dalla pesca. Quest’ultima, ora, si può praticare nell’accogliente attracco posizionato all’interno della zona golenale, patrimonio del Parco Regionale Veneto del Delta del Po, che comprende anche un parco giochi e panchine coperte dove consumare un pic-nic nella pace e nella tranquillità dove solo questi piccoli centri possono dare.

Attività culturali

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Questa frazione vanta di un laborioso "Circolo ACLI", che tiene vivo il piccolo centro organizzando incontri culturali e ludici. Un fiore all'occhiello è la Corale di Mazzorno Destro, che, nata nel 2015, ha animato liturgie in alcune delle Basiliche più importanti d'Italia come S.Antonio di Padova, S.Francesco d'Assisi, S.Cassiano di Comacchio, Scuola Grande di S.Giovanni Evangelista a Venezia e San Giovanni in Laterano a Roma.