Utente:Marcel Fosca/Sandbox:Giovane donna col laccio d'amore

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Ritratto femminile
AutoreGiuliano Bugiardini
Data1520 circa
Tecnicaolio su tela
Dimensioni76.5×57.5 cm
UbicazioneMuseo Calouste Gulbenkian, Lisbona

Il ritratto femminile è un dipinto a olio su tela (76.5x57.5 cm) di Giuliano Bugiardini, databile tra il 1516 ed il 1525 circa e conservato nel Museo Calouste Gulbenkian di Lisbona.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Attribuzione[modifica | modifica wikitesto]

L’attribuzione del ritratto al Bugiardini risale al catalogo della vendita del 10-11 maggio 1928 presso la casa d’aste berlinese Paul Cassirer e Hugo Helbing[1] ed è confermata dal catalogo dei dipinti del Museo Gulbenkian[2]. Tuttavia a partire dall'inizio del XX secolo il quadro è stato successivamente attribuito a Bacchiacca (barone Detlev Von Hadeln), all’ambiente di Iacopo dell’Indaco (Bernard Berenson) o ancora a Giulio Romano (Federico Zeri)[3]. Laura Pagnotta rivendica una marcata somiglianza con un analogo Ritratto femminile pubblicato nel 1938 come opera di Paolo Zacchia il Vecchio[4] e attribuisce i due quadri ad una generica Scuola romana raffaellesca[5]. In assenza di diffuso consenso, è lecito ammettere che l'attribuzione al pittore fiorentino possa essere ritenuta per il momento soltanto ipotetica.

Datazione[modifica | modifica wikitesto]

La datazione mediana al 1520 circa del Ritratto femminile ovvero Ritratto di giovane donna tiene conto del fatto che riproducendo il modulo compositivo usato dall'Urbinate nella Velata, il quadro dev'essere posteriore al 1516. Tale terminus a quo è valido indipendentemente dall'esito delle ricerche in merito all'attribuzione. Per quanto riguarda il terminus ad quem, la congettura poggia sulla biografia del Bugiardini tratta dal Vasari e fa riferimento al periodo bolognese dell’attività del pittore fiorentino (1523-25)[6] in quanto il soggiorno emiliano è segnato dalla produzione di “alcuni ritratti in naturale” (Vasari) tra cui gli storici individuano il Ritratto femminile conservato presso la National Gallery of Art di Washington, datato al 1525 circa, in parte somigliante al ritratto lisbonese, per via del disegno degli occhi e per il turbante dell’acconciatura dei capelli.

Descrizione e stile[modifica | modifica wikitesto]

Su uno sfondo verde, comune ad esempio ai ritratti dell'ultimo periodo di Raffaello (si veda, tra gli altri, il doppio ritratto di Andrea Navagero e Agostino Beazzano) una giovane donna, ritratta di tre quarti, guarda lo spettatore. I capelli castano chiari, quasi color rame, sono ordinati lungo una riga mediana e tirati indietro da un cercine o cerchietto di stoffa nera. A metà del capo, la chioma è raccolta dietro la nuca da un turbante bianco, i cui lembi sono impreziositi da un ricamo nero a motivo geometrico e da frange con riflessi dorati. La scollatura della veste lascia le spalle scoperte e dal collo pende un laccio annodato, presumibilmente di seta rossa, la cui estremità è tesa attorno al pollice della mano destra che poggia sul petto, laddove il corpetto dalle maniche sbuffanti presenta un'apertura triangolare. La sottoveste bianca che emerge dal corpetto e dalla manica ha i bordi finemente crespati che sono l'occasione per un abile trattamento in chiaroscuro. Le sfumature rosso-blu dell'abito, insieme alle tonalità dell'incarnato, dei capelli, del laccio e della pietra incastonata sull'anello portato all'indice propongono una serie di variazioni sul colore rosso che insieme alla resa del chiaroscuro conferiscono molto pregio al quadro. Quest'ultimo, è altresì caratterizzato dalla cura con cui sono trattate le ombre ed è dipinta la mano (in modo particolare il pollice e l'indice inanellato, nonché il mignolo).

Il quadro riproduce lo schema del ritratto della manica proprio della Velata. Riprende il disegno del corpetto come pure la particolare posa della mano sul petto del modello raffaellesco, da cui si contraddistingue, oltre che per la resa cromatica del velluto ed il chiaroscuro della figura, per la presenza del laccio d'amore annodato al collo della giovane. Tale motivo è piuttosto originale e potrebbe anche essere un'aggiunta posteriore.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bange, cit., pag. 94 e tav. XLIV
  2. ^ Cfr. Luisa Sampaio , cit., pag. 38 ad cat. N°11
  3. ^ Cfr. Pagnotta, cit., pag. 231. Ad cat. N°102 nonché la scheda citata della Fondazione F. Zeri
  4. ^ Pope-Hennessy, cit.
  5. ^ Cfr. Pagnotta, cit., pag. 231. Ad cat. N°102
  6. ^ Cfr. Pagnotta, cit., pag. 215. Ad cat. N°50

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Ernst Bange e. a., Die Sammlung Oscar Huldschinsky, Berlin, Paul Cassirer Verlag, 1928.
  • Detlev von Hadeln, Die Porträt-Ausstellung des Kaiser-Friedrich-Museums-Vereins, "Zeitschrift für bildende Kunst", vol. 44 (n.s. 20), 1909, pagg. 197-203.
  • Laura Pagnotta, Giuliano Bugiardini, Torino, Umberto Allemandi & C., 1987
  • John Pope-Hennessy, Zacchia il Vecchio and Lorenzo Zacchia, "The Burlington Magazine for Connoisseurs", vol. 72, n°422, May 1938, pagg. 212-223.
  • Luisa Sampaio, Peinture au Musée Calouste Gulbenkian, Milano, Skira, 2009

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