Utente:Leonardoroscelli/Sandbox

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Madonna Raczynski[modifica | modifica wikitesto]

Il dipinto di Sandro Botticelli, il cui vero nome era Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi (Borgo di Ognissanti, Firenze 1445 - Firenze 1510) conosciuto con il titolo: “ Madonna con bambino con otto angeli” (o Tondo Raczynski o Madonna Raczynski, dal nome del conte Edward Raczynski che nel 1824 lo acquistò per la cifra di duemila e cinquecento franchi, dopo che giunse a Parigi con tutto il bottino napoleonico) è un dipinto raffigurante, come si evince dal titolo, la Vergine Maria, Gesù (raffigurato nei primi anni di vita) e una schiera di angeli. L’opera, realizzata a tempera su tavola di pioppo misura, in  diametro, 135 cm. Si è incerti sulla cronologia dell’opera. I critici Ulmann e Gamba entrambi asseriscono come data  il 1475; Salvini asserisce il 1477; per Bode venne eseguita tra il 1479 e il 1480. A lungo si discusse anche sulla paternità dell’opera. Il Vasari dà notizia di un tondo “con Madonna e angeli grandi quasi al vero” in San Francesco presso porta San Miniato a Firenze (la chiesa di San Salvatore al Monte); ne cita poi una copia d’allievo, con otto angeli, in occasione di una burla. Tuttavia, seppur l’alta qualità dell’insieme (considerato autografo già dal Cavalcaselle [1864], con cui concordano Bode [1888],  Ulmann, Schmarsow, Gamba e Salvini) non escluda un esteso intervento della bottega (ipotesi avanzata da Horne, Yashiro, A. Venturi, Berenson, van Marie, L. Venturi e Chastel), in definitiva la mano del maestro è riscontrabile ovunque (e ,a proposito di interventi, il dipinto presentava parecchi guasti, specie nel viso della Madonna, che fu per questo quasi del tutto rifatto). Il quadro è attualmente collocato alla Gemäldegalerie dello Staatliche Museen di Berlino. L’opera non è certamente la prima raffigurante il soggetto, sia storicamente parlando, sia nel catalogo dell’artista. Essa inoltre non appare nella tradizionale struttura, a cui fanno riferimento modelli precedenti, in cui la Madonna è presentata al centro e occupa la quasi totalità dello spazio (la disposizione più comune per questo tipo di rappresentazione), e con gli angeli (qualora presenti) posti in posizioni marginali o a ricoprire il ruolo di cornice (come si può osservare nell’opera omonima di Cimabue). In questa opera la figura della Madonna, protagonista del quadro, è si posta al centro, ma appare circondata da una schiera di otto angeli, divisi equamente e simmetricamente tra la destra e la sinistra, raffigurati solo leggermente in secondo piano. Essi sono colti nell’atto di sorreggere bianchi gigli, simbolo della verginità e della purezza (utilizzati dall’artista anche come decorazione floreali, in quanto la corolla bianca, che risalta su l'azzurro dello sfondo, presenta una regolarità sicur

amente non casuale). Quattro di loro (il gruppo di destra) ha intonato un canto: stretti l’uno vicino all’altro gli angeli leggono le parole da un piccolo libro. I quattro sulla sinistra invece si scambiano una serie di sguardi che rimandano allo spettatore (con la figura all’estrema sinistra del quadro) che viene così coinvolto all’interno della scena. Si noti come gli angeli non vengano trascurati, avendo ognuno un aspetto differente, nel viso e nell’abito. La Madonna stringe a sé il Bambino seduto su di un drappo dorato. I lineamenti dolcissimi, gli occhi chiari, luminosi, la bocca quasi increspata in un broncio e l’incarnato bianco la fanno sembrare una bellissima Venere (ciò non deve stupire: infatti Botticelli era solito utilizzare come modello il viso di Simonetta Vespucci, considerata la donna più bella della Firenze del tempo, che presta il volto anche alla Venere della “Nascita di Venere”). La Madonna indossa una veste rossa coperta da un manto blu lapislazzuli e un sottile velo trasparente è posato sopra i suoi capelli biondi. Interrotto nella sua intimità con la madre Gesù, si volta verso lo spettatore con il suo sguardo consapevole. Il bambino si gira verso l’osservatore come farebbe un adulto: è infatti già saggio e già consapevole della missione di redenzione che lo attende.  In prossimità della circonferenza superiore del quadro è presente quella che sembra essere la fonte di luce del dipinto (di probabile origine divina, in analogia con la “Madonna del melograno”), uno spazio simile a una nuvola che presenta anche una corona, interpretabile sia come corona posta sul capo di Maria (in analogia con un altro dipinto dello stesso artista, la “Madonna del Magnificat”) o come un’ipotetica dedica al committente. Lo spazio è quindi diviso ulteriormente dalle due mani che tengono una corona sulla testa della Vergine.

In generale si nota che Botticelli avesse assorbito molti aspetti dello stile di Filippo Lippi (come si può evincere dalla Madonna di Maggio di Lippi del 1465 e un'opera del Botticelli con lo stesso soggetto e contemporanea; ricordiamo inoltre come Lippi avesse creato la propria versione degli espedienti stilistici dell'epoca, quali le pratiche compositive e gli ornamenti o il proprio modo, lineare, di rendere la forma umana). Tra questi aspetti sono annoverati: la predilezione per la rappresentazione di tessuti ricchi; l'effetto di trasparenza, creato quando un tessuto più traslucido ne ricopre uno di colore opaco; le tecniche per condurre lo sguardo più in profondità in uno spazio; alcune pose della Madonna con il Bambino che Lippi prediligeva. Tuttavia Botticelli aveva anche imparato a usare vari dettagli architettonici, come i pavimenti "in prospettiva" e aveva sviluppato un suo stile proprio, caratterizzato dalle forme ferme e arrotondate, dalla linea sicura ed espressiva, dal modellato e dal colore più forte, dalla chiarezza spaziale più severa e da un’armonia in cui l'intensità dell'espressione è preferita all’abbellimento causato dagli ornamenti. Il formato del dipinto, il tondo, inoltre, era uno dei formati più popolari per la pittura e la scultura devozionale del Quattrocento fiorentino e rifletteva specifiche idee religiose e culturali, in particolare gli ideali dell'umanesimo e il suo simbolismo del cerchio (collegato all’idea di perfezione, come viene utilizzato, per esempio, nell’”Uomo Vitruviano” di Leonardo da Vinci). Difatti nel 1480 circa il neoplatonismo, divagante nella Firenze medicea grazie all’operato del filosofo Marsilio Ficino, arriva a pervadere anche le opere di carattere religioso del Botticelli. L’approccio neoplatonico, derivato dall’opera filosofica di Ficino è esemplificato da questo dipinto. Esso si basava sull’idea che l’arte dovesse basarsi con maggior decisione su modelli antichi per perseguire un’ideale di bellezza (postulato da Ficino). Difatti da un lato il dipinto appare ripulito da ogni tentativo di imitazione naturalistica e pertanto distante dal tentativo di avvicinarsi alla realtà quotidiana, mentra dall’altro appare basato sulla “Madonna con Bambino” ad opera di Lippi e conservata a Washington, ma interpretato secondo le contemporanee idee platoniche. La composizione è perciò concepita con  un deliberato ricorso al disegno come un insieme animato e armonico di linee, facilmente riconoscibili in questo aspetto e che definiscono aree di colore puro e luminoso. La trascendentale figura della Madonna è per questo presentata in una maniera appiattita, con il risultato che le distorsioni dovute al punto di vista sono evitate, con il vantaggio che il suo viso acquista fascino ed enfasi, e il suo sguardo, fisso, acquista una forza ricercatrice. Il tema della Madonna in trono con Bambino non è certamente raro, né precedentemente (nel Medioevo prendeva il nome di Maestà) né posteriormente a Botticelli. Cercando di limitarsi a quelle rappresentazioni che oltre alle figure già citate presentano anche otto angeli, si ottengono: un dipinto di Cimabue datato 1285-1286; uno di  Pietro Lorenzetti (1340); uno di Bernardo Daddi (1347) ben due, di cui una con otto angeli e due santi); uno di Giotto di Stefano, detto Giottino (1356); uno di Paolo Veneziano (1357); uno del cosiddetto “Compagno d’Agnolo” (raffigurato tra il 1380 e il 1385); uno ad opera di Gherardo Starnina (1407-1410); uno di Sano di Pietro; uno di Marco Zoppo (1455); oltre ad un altro dello stesso Botticelli (datato 1487 e noto con il titolo di “Madonna del Melograno”).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

- Cricco G., di Teodoro  F.P., Il Cricco-di Teodoro: Itinerario nell’arte dal Gotico Internazionale al Manierismo, Bologna, Zanichelli, 2015.

- Mandel G., Bo C., L’opera completa del Botticelli, Milano, Rizzoli, 1967

- Cornini G., Art Dossier n 49: Botticelli,Prato, Giunti, 2016

- Ames-Lewis F., Rogers M., Concepts of Beauty in Renaissance Art, London, Routledge, 1998 pp. 65-69

-Birger, Ellen G., Disruption and Recovery in the Work of Botticelli and Piero di Cosimo CUNY Academic Works 2019

-https://restaurars.altervista.org/sandro-botticelli-tondi-a-confronto/

-https://arttrip.it/musei-di-berlino-la-gemaldegalerie/

-https://www.jstor.org/stable/1483444?seq=1