Utente:Igorbaldacci/Sandbox

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Luigi Baldacci[modifica | modifica wikitesto]

Luigi Baldacci (Pescara, 27 gennaio 1937, Pescara 18 settembre 2018) è stato un pittore e scultore pescarese, attivo sulla scena artistica italiana ed internazionale a partire dai primi anni sessanta del XX secolo. Conosciuto per l’attaccamento alla sua città natale e soprattutto per la sua terra d’origine, l’Abruzzo, ne racconta storia e leggende attraverso numerose opere pittoriche.

Di notevole interesse sono i suoi abbinamenti tra arte e parapsicologia, un connubio che lo contraddistingue fin dalle sue prime produzioni e che lo seguirà per tutto il suo percorso artistico.

Luigi Baldacci. Artista, pittore, scultore e parapsicologo.

Tra i mezzi più nobili con cui l'uomo può tracciare discorsi di universalità religiosa, possiamo citare l'arte pittorica, ma soprattutto l'arte in sé, che è e rimarrà sempre parola dell'anima, voce del cuore umano, ricchezza della mente”, (fonte web: www.luigibaldacci.it).

BIOGRAFIA[modifica | modifica wikitesto]

Luigi Baldacci nasce a Pescara il 27 gennaio del 1937, da Alberto Baldacci e Mariannina Cecamore in una zona collinare della città, i Colli Innamorati, che porterà sempre nel cuore e che appariranno in molte delle sue opere artistiche, sia giovanili che più contemporanee.

Insieme ai suoi due fratelli, Dina la primogenita e Sandrino il più piccolo dei tre, trascorre la sua infanzia in quel luogo rurale ricco di cultura e di quei tanti miti e leggende che immortalerà nelle sue tele di esordio. Vive gli anni della Seconda Guerra Mondiale, soffrendo come tanti i bombardamenti degli Alleati e lo sfollamento per sfuggire ai rastrellamenti tedeschi.

Negli anni dell’immediato dopo guerra, Baldacci consegue la sua educazione scolastica seguendo quelle che sono le possibilità della famiglia, la quale, soprattutto per il desiderio del padre Alberto, seppure dietro mille difficoltà, farà di tutto per dare a lui e ai suoi fratelli l’istruzione necessaria. Frequenta così la scuola elementare fino al quinto anno per proseguire poi gli studi nella Scuola Professionale Marittima di Pescara “ancora bucherellata dai proiettili dell’ultima guerra”, come ricorda lui stesso [ “E l’indovino mi disse”, Edizioni S.C.E.P. Services].

La sua formazione scolastica lo porterà, quasi come unica conseguenza possibile in quel periodo di ricostruzione e di rinascita post bellica, ad arruolarsi nella Marina Militare Italiana dietro desiderio del padre che vede nella carriera militare una via certa di sicura sistemazione per il figlio.

Come Specialista Direzione Tiro (S.D.T.), nel periodo 1956-1959, Luigi viene imbarcato sull’Incrociatore Montecuccoli, partecipando alle attività navali di questa unità per tutto il periodo di inquadramento.

Sono questi gli anni in cui Luigi Baldacci scopre sempre più forte la passione per il mondo dell’Arte ed in particolare per la pittura, che coltiva da autodidatta non come mera passione, ma come vero e proprio desiderio di espressione e di affermazione culturale.

Opera "Storia di Pescara", Luigi Baldacci - Collocate nella Sala Consigliare del Comune di Pescara.

Ma il mondo dell’Arte che tanto lo attrae e la rigorosa e rigida vita militare sono realtà che non riescono a convivere nell’animo tumultuoso di Luigi, che vuole riscoprire il suo talento affermandosi come pittore. Abbandona così la carriera militare e lascia la Marina Militare per ritornare a Pescara dove la sua natura artistica può finalmente sbocciare.

Sono i primi anni ’60 del XX secolo e i tumulti politici e sociali si fanno sentire sempre più prepotenti, e anche Baldacci parteciperà con passione alla vita politica della sua città incamerando quello spirito di rinnovamento che immancabilmente assorbirà e riverserà sulle tele dei suoi primi lavori pittorici. L’arte è ormai parte integrante della vita di Luigi, che cavalca in pieno il suo desiderio artistico partecipando a concorsi e gare di pittura sia in Italia che all’estero.

Nel 1962 si pone all’attenzione della critica nel Salone della Stampa del Pomponi di Pescara con una mostra personale ritenuta “frutto del coraggio della propria vocazione” [ IL MESSAGGERO, 6 settembre 1962].

Giovane, deciso ed esuberante, attratto dall’avventura, in occasione del Centenario della nascita di Gabriele D’Annunzio, nell’Agosto del 1963 compie un avventuroso raid motonautico, in compagnia dell’amico giornalista Romano Di Bernardo, seguendo il percorso Pescara – Gardone Riviera – Pescara. Con l’occasione, consegnerà un simbolico pino della pineta dannunziana da trapiantare nel parco del Vittoriale. L’esperienza del viaggio lo ispira nella realizzazione di un’opera, diventata proprietà della Fondazione “Casa D’Annunzio” [IL MESSAGGERO, 13 agosto 1963 ].

Iniziano gli anni della sua più fervida produzione artistica, traendo forte ispirazioni dai numerosi viaggi che compie, come ad esempio a Chatelineau in Belgio, nel 1965, dove si reca per conoscere il mondo delle miniere e ritrarre il dramma dei migranti suoi connazionali su carta e su tela, o nel 1967 in Grecia dove raggiunge Delfi, per esplorarne il sito archeologico, fortemente attratto da quelli luoghi di culto che lo colpiscono particolarmente.

Il 26 giugno 1967 si sposa con Maria Gemma Pellicciotta, nata a Perano in Provincia di Chieti il 22 febbraio 1946. Dal matrimonio nasceranno i loro due figli, Alberto (detto Paco), nato il 24 aprile del 1968 e Igor, nato il 24 dicembre del 1969.

Non cessa di viaggiare e quando va in Spagna nel 1967, per uno scambio culturale, crea un movimento artistico di respiro internazionale insieme ad un gruppo di pittori, filosofi e giornalisti con l’intento di riaffermare tutti i valori dell’arte comuni ai popoli del mediterraneo.

Nel 1968 comincia a realizzare l’imponente “Storia di Pescara”, un’opera pittorica di 134 mq suddivisa in 8 pannelli, che Baldacci esegue dietro conferimento di incarico del Comune di Pescara [Delibera n. 720 del 31 marzo 1969, Archivio Privato Luigi Baldacci] la quale, con unanime consenso dell’Amministrazione Comunale, dopo tre anni di lavoro, l’8 settembre del 1971 viene collocata sulle pareti della Sala Consigliare del Comune di Pescara dove a risiede tutt’ora.

Segue un periodo di fervida attività artistica che durerà per tutto l’arco della sua vita, durante la quale Luigi Baldacci non smetterà mai di esplorare nuove tecniche pittoriche, realizzare opere incentrate sulla narrazione della sua terra e protrarre il connubio tra arte e parapsicologia che lo ha sempre contraddistinto.

Morirà a Pescara, il 18 settembre 2018, all’età di 81 anni nella sua abitazione privata, continuando a dipingere nonostante il protrarsi della malattia e fino al giorno prima della sua scomparsa.

GLI ESORDI[modifica | modifica wikitesto]

La vita di Luigi Baldacci è indissolubilmente legata all’arte e ogni momento della sua vita può essere raccontato attraverso le sue opere, così come le sue opere possono essere spiegate attraverso le esperienze della sua vita. [“E l’indovino mi disse”, Prefazione].

Inizia a creare fin da giovanissimo e le sue prime realizzazioni sono raffigurazioni della vita quotidiana e degli affetti più cari. Così come precoci sono le sue sperimentazioni artistiche tutte rigorosamente da autodidatta. Celebre è la sua prima realizzazione scultorea, un autoritratto del 1951 in argilla cruda.

Gli anni della formazione, che trascorre tra i suoi affetti più cari a Pescara e gli spostamenti come marinaio imbarcato nel periodo di leva, sono ricchi di realizzazioni di dipinti e disegni nei quali si intravede già il suo stile artistico particolare e del tutto innovativo per quel periodo.

Ed è nel 1961, quando espone ad Ortona la sua prima mostra, con le opere che già raccontano il suo mondo e la sua dimensione artistica che Baldacci incomincia a far conoscere il suo concetto di arte [IL MESSAGGERO Pescara, 25 luglio 1961].

Nel 1962 si pone all’attenzione della critica nel Salone della Stampa del Pomponi di Pescara con una mostra personale ritenuta “frutto del coraggio della propria vocazione” [IL MATTINO - 12 settembre 1962].

Luigi Baldacci si accosta in modo quasi inconsapevole alla dottrina aristotelica, studia le realtà fisiche che gli stanno attorno e si occupa di quelle più distanti, spingendosi nel campo della metafisica e percependo le realtà trascendenti. Ed è in questi anni che viene attratto dal mistero, mettendo chiaramente in luce ad un pubblico di intenditori sempre più vasto “Il surrealismo mitico di un pittore autodidatta” [I MITI E LE STREGHE - Maria Orsetta. Gazzetta di Pescara, 19 maggio 1966].

Scopre una nuova dimensione dello spirito umano, quella dell’inconscio, e riproduce sulla tela, in una sorta di fusione tra realtà e sogno, i racconti, i miti e le leggende d’Abruzzo, dove le immagini, le emozioni e le percezioni sono definite in modo surreale e sono legate al pensiero freudiano.

In occasione di una delle sue tante performance artistiche, che terrà nella sua città natale, verrà inoltre definito il “Pittore del Pensiero” [PESCARA 2000 - Betanio Amoretti. Gazzetta di Pescara, 17 marzo 1966].

Sono gli anni del fervore artistico, durante i quali Baldacci sente quasi impellente il bisogno di dare libero sfogo alla sua creatività, e scopre e sonda nuove forme di espressione. Baldacci racconta che mentre lavorava all’opera “La storia di Pescara” sentiva in maniera incalzante il bisogno di rifiutare ogni restrizione a favore di una totale libertà e di realizzare i suoi dipinti su tele rotonde, senza angoli, senza barriere, come l’universo intero.

Nel 1971 realizza così una serie di opere tonde sul tema “L’uomo e la città” e le arricchisce, ciascuna, con improvvisate poesie che scrive di slancio, “spinto da una spontanea ispirazione che mai avevo avuto sino ad allora” [L’HO VISTO TENT’ANNI PRIMA - Luigi Baldacci. E L’INDOVINO MI DISSE, Pg. 79] .

Espone inizialmente queste opere in una personale a Campobasso che avrebbe dovuto concludersi il 12 settembre del 1971, invece per ragioni tecniche si concluse l’11 Settembre 1971. Questo episodio, la cui importanza verrà chiarita in seguito, è testimoniato dalla pubblicazione del Messaggero del dieci settembre 1971. Nell’articolo è precisato che il giorno della chiusura sarebbe avvenuto il 12 Settembre.

La giornalista Lella Durando, sulla Gazzetta del Popolo del 27 ottobre 1971, scrive “… forse per coerenza, Luigi Baldacci dipinge le sue opere su tele tonde che, non costringendo, lasciano spaziare oltre la cornice l’ottimistica e lodevole certezza che il suo invito sia raccolto per un futuro consapevole che lui già raffigura”. Intravede le capacità di preveggenza dell’artista anche se non sa darne una spiegazione.

GLI ANNI DELLA MATURAZIONE ARTISTICA[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni a seguire abbandona completamente i colori scuri dei racconti magici della tradizione popolare abruzzese ed inizia a rappresentare il mondo simbolico del comportamento umano in una esplosione di colori. Nel 1981 inaugura una personale presso la sala d’arte “la Scaletta” di Bologna dove espone una serie di opere che chiamò ”Lettere d’amore”, nelle quali appare netto il taglio definitivo con il passato artistico di Baldacci e dove “si può notare come nell’artista vi sia stato un profondo processo che lo ha, più volte, condotto ad assumere posizioni che hanno lasciato il segno nel mondo dell’arte contemporanea” [LETTERE D’AMORE- Licio Di Biase. PRESENZA POPOLARE, 28 marzo 1981].

Nel 1986, in occasione dell’edizione “Dimensione Magia”, partecipa ad un congresso a Marina di Carrara ed espone le tele della “Storia di Pescara”, le stesse tele, di proprietà del Comune di Pescara, che dopo essere state collocate, con delibera municipale, nel salone del Consiglio vennero rimosse dopo pochi anni e diventarono protagoniste di strane vicende per cui i giornali, le radio e persino Canale 5 gli dedicarono ampi spazi, fino a quando nel 1995 per volere dell’Amministrazione Comunale furono ricollocate sulle pareti per cui erano state dipinte. Successivamente vennero definite, dai critici d’arte, opere “di alto valore artistico”.

Si afferma così sempre più validamente il concetto che la pittura di Baldacci è il mezzo espressivo al servizio del fenomeno paranormale con quella che, egli stesso, definisce “Arte Mediatica” [PITTORE E VEGGENTE - Gabriele De Bari. IL MESSAGGERO, 5 aprile 1983].

A Spoltore nel 1989 espone una mostra grandiosa nella sala del ”Mammuth” e riunisce gli esponenti maggiori della politica, della Chiesa e della città.

L’arte di Luigi Baldacci entra sempre più prepotentemente nel panorama artistico contemporanea e la sua fama travalica i confini regionali.

Nel 1991 Renato Minori scrive: “Osservo le ultime composizioni di Baldacci. Appaiono come veri e propri puzzle dell’anima. Lettere e figure mimano un fantasioso incastro. Tutto si celebra nella festa del colore, chiamato a riempire gli spazi, a dare il senso della loro consistenza nel territorio delineato dell’acrilico…”.

Descriverlo non serve. Tutti lo conoscono come il pittore-veggente dalla lunga barba”. [VARIO, Abruzzo In Rivista, Numero 20 Agosto 1993]

Nel 2002, realizza una scultura di ceramica colorata intitolata “Omaggio a Flaiano”, che viene collocata nello spazio antistante l’auditorium Flaiano e il Teatro D’Annunzio di Pescara. In occasione della sua mostra antologica, realizzata nell’ambito del programma dell’Ente Manifestazioni Pescaresi, riceve la visita di Vittorio Sgarbi che, nel definire i lavori del pittore, scriverà: “Colori e forme di un mondo desiderato e perduto con presagi” [fonte web: www.luigibaldacci.it]

LE ATTIVITA' DI RILIEVO[modifica | modifica wikitesto]

La vita di Luigi Baldacci è stata una vita vissuta nel nome dell’arte, cui si dedicherà con assiduità e continuo impegna. Sono numerose le attività che caratterizzano il percorso di crescita professionale del pittore pescarese:

  • Nel 1991 espone a Pescara una sua antologica con opere realizzate in 30 anni di attività, dal 1961 al 1991.
  • Nel 1977 partecipa alla XXXI Mostra Internazionale “Michetti” con l’opera ”I dieci comandamenti”.
  • Nel 1992 espone a Lanciano e poi ad Ortona.
  • Partecipa a numerose trasmissioni televisive e dibattiti nelle maggiori emittenti televisive regionali (Tar - Rete8 - TVQ - Telemare) destando sempre enormi curiosità sul tema dell'arte e della parapsicologia e proponendo in diretta performances sull’arte.
  • Dà vita ad una campagna di sensibilizzazione della cittadinanza nei confronti della storia della vecchia Pescara e porta in evidenza alcuni manufatti archeologici ancora sepolti nella vecchia Aeternum.
  • Nel 1994 si reca in Venezuela per studiare  la cultura “primitiva andina” e successivamente ne realizza interessanti opere a tema.
  • Dal 1995 al 1996 realizza performances lungo la riviera di Pescara ed espone una personale presso i locali dell’ex Università di Pescara, oggi Museo Moderno “V. Colonna”.
  • Nel 1996 aderisce all’invito dell’Associazione “Spoltore Ensemble” e colloca lungo le strade e le piazze dell’antico paese le sculture della sua ultima produzione.  
  • Nel 1996 e nel 1998 viene invitato a partecipare, con una personale, alla manifestazione musicale indetta dall’Associazione “Musica e Cultura” presso la villa comunale di Roseto degli Abruzzi.
  • Nel 1997 partecipa alla collettiva “Premio arte Roma 97” ed il Museo Civico di Nocciano gli richiede una sua  opera da inserire nella collezione museale.
  • Nel 2003 realizza opere figurative per conto dell’Associazione Italiana per “la lotta alle sindromi atossiche”.
  • Nell’Aprile 2004, in occasione del convegno di “Bioarchitettura, acqua, arte ed energia”, a Teramo, presso i locali comunali gli viene allestita una personale inerente il tema del convegno.
  • Nel corso dello stesso anno da un comitato gli viene richiesta e realizza un’opera dedicata alla chiesetta storica “San Giovanni”, sita ai Colli di Pescara, per una testimonianza storica.
  • Nel 2004 partecipa a Roccaramanico, nell’ambito delle manifestazioni “Majella moon festival” con una performance “Il baratto” e una mostra itinerante di sculture e pitture, visitate da Vittorio Sgarbi.
  • Nel  Luglio 2004, dedica la sua ultima produzione alla sua città e ne racconta la profonda trasformazione politica e  sociale, i dibattiti inquieti con la poesia dei suoi colori, con leggerezza e con ironia ma anche con una partecipazione attenta e meditata e con senso di responsabilità sociale e civile dell’artista.
  • Nel 2006, realizza venti dipinti che illustrano venti paesi della Val di Sangro  descritti nel libro scritto dal Dott. Raffaele Pellicciotta, medico umanista, di cui cura anche la copertina -“Perano in Val di Sangro – Toponomastica e note storiche, che oggi sono di proprietà del Museo Civico di Ateleta in una sezione a lui dedicata.
  • In occasione dei XVI Giochi del Mediterraneo “Pescara 2009”, la Direzione dell’evento lo invita ufficialmente e nell’ambito della manifestazione espone “L’Abruzzo tra storia e leggenda” trenta opere, ognuna di cm 140x170, che raccontano la storia dell’Abruzzo: le sue antiche tracce, anche artistiche, le vicende storiche che l’hanno interessata e i popoli che l’hanno abitata. Non trascura di mettere in risalto l’anima e le tradizioni del passato che questa regione, tra le poche d’Italia, è riuscita a mantenere pressoché intatte nel tempo. Le trenta opere oggi sono di proprietà del Palazzo Priori Civico di Fossacesia.
  • In occasione del 150° anno dell’Unità d’Italia realizza tre grandi opere (cm 150x140) raffiguranti il “Bagno borbonico”, “Vittorio Emanuele a cavallo”, “Patrioti abruzzesi e Risorgimento”. Oggi sono di proprietà della Fondazione PescarAbruzzo.


PUBBLICAZIONI[modifica | modifica wikitesto]

  • La melodia della pubblicazione, Pescara 2007
  • E l’indovino mi disse, Pescara, 2009