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Il frammento del monumento funerario di Publius Aurarius Crassus è un frammento in pietra calcarea del monumento funebre di Publius Aurarius Crassus, appartenente alla gens Auraria.

La stele è conservata nel Lapidario Romano dei Museo Civico di Modena.

Frammento del Monumento Funerario di Publius Aurarius Crassus
Autoresconosciuto
Datafine I secolo a.C.
Materialeframmento in calcare
Dimensioni75×163×30 cm
UbicazioneMuseo Civico di Modena

Errore: specificare il tipo di opera: dipinto, scultura, funebre

Descrizione e ritrovamento

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Lastra curvilinea originariamente inserita nella paramento del corpo cilindrico del monumento; la parte esterna è levigata mentre quella posteriore è solo sbozzata, il blocco è stato probabilmente danneggiato in fase di recupero, in quanto presenta solchi e numerose sbeccature.

I lati brevi e le due corone orizzontali sono accuratamente rifiniti lungo i bordi degli spigoli superiori a circa 10 cm dalla fronte, si trovano gli incavi per le grappe.

La curvatura del blocco consente di ipotizzare che il tamburo del monumento avesse un diametro di circa 5.30m


Il frammento fu recuperato in circostanze poco chiare entro gli anni ’70 del secolo scorso, insieme ad altri pezzi scolpiti, nell’area di via Gramsci (ex Mercato Bestiame) e qui fu inizialmente conservato.

Dato il luogo di rinvenimento, è probabile che il pezzo appartenesse alla necropoli settentrionale di Mutina.

Nel 1973 fu impiegato come rudere ornamentale in un noto parco cittadino, prima di essere accolto nel Lapidario civico.

P(ublius) Aurarius P(ubli) f(ilius) Pol(lia tribu) Crass[us]/ tr(ibunus) mil(itum) (sex)vir aid(ilis)

Publio Aurario Crasso, figlio di Publio, della tribù Pollia, tribuno dell’esercito, seviro, edile (detiene il monumento).


L’iscrizione conserva il ricordo della carriera percorsa da Publius, ovvero la nascita libera e l’appartenente alla tribù Pollia: ufficiale di una corte ausiliaria o forse anche di una legione; dopo la onesta mission, ovvero il congedo, rientrò in patria e ottenne per i suoi meriti la carica di edile, una delle più importanti funzioni amministrative municipali.

Il grado militare di seviro, raggiunto forse durante le guerre civili, gli conseguì di accedere alla carriera equestre.

Tornato in patria, si occupò probabilmente dell’addestramento del corpo degli iuvenes, ovvero  giovani dediti ad attività atletiche e paramilitari, destinate ad entrare nelle classi dirigenti a sostegno della politica imperiale.

Il gentilizio Aurarius è raro, ma conosciuto anche nella cisalpina appartiene probabilmente a quella classe di nomi che risalgono alle attività artigianali.

La datazione è ancora molto dibattuta ma secondo alcuni studiosi, si potrebbe datare il frammento alla primissima età augustea.

Si può giunge a questa conclusione in base all'osservazione della paleografia, ma anche per altri elementi piuttosto significativi: la presenza dell'arcaismo aidilis e la mancata citazione del reparto militare in cui il defunto aveva prestato il suo servizio.

Lapidario Romano dei Musei Civici di Modena, Edizione Il Fiorino, Modena.

Laura Parisini, Fullo Dedit Mutinae: testimonianze di mestieri nell'epigrafia lapidaria latina di Mutina e del suo territorio, in Studio.