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Carlo Combi

Carlo Combi (Capodistria, 27 luglio 1827Venezia, 11 settembre 1884) è stato un patriota e politico italiano, tra i primissimi esponenti dell'irredentismo italiano in Istria.

Nacque a Capodistria da famiglia agiata della società locale: la madre, Teresa Gandusio, apparteneva ad una antica famiglia istriana; il padre, Francesco Combi, avvocato, discendeva da un ramo di origini lombarde ascritto dal 1802 alla nobiltà capodistriana dall'Imperatore Francesco II 'd'Asburgo; attivo soprattutto nel periodo napoleonico, Francesco Combi sarà anche consigliere comunale e podestà di Capodistria tra il 1848 e il 1866.

Il giovane Carlo intraprese gli studi ginnasiali tra Capodistria e Trieste (dove il ginnasio venne trasferito nel 1841). Dopo il liceo a Padova, studiò giurisprudenza nel locale ateneo. Qui strinse un rapporto con il piranese Vincenzo De Castro, suo docente di estetica nello studio nonché istriano come lui. Date le inclinazioni patriottiche del De Castro, quando questi venne trasferito - nel febbraio del 1848 - a Milano, il Combi lo seguì. E lo stesso fece poco dopo, a Genova - nel Regno di Sardegna - quando il De Castro venne esautorato dalla cattedra. Dopo l'insurrezione delle cinque giornate, Combi fece quindi spola tra Genova e Milano, proseguendo gli studi nel capoluogo ligure, e laureandosi nell'agosto del 1851. In quel periodo collaborò a diversi fogli italiani, come il "Pio IX", "L'Avvenire d'Italia", il "Corriere mercantile", "Il Giovinetto" e "L'Educatore".

Rifiutato un posto di assistente a Padova (per non giurare fedeltà all'Imperatore Francesco Giuseppe), tornò in Istria nel 1851. Qui strinse i primi contatti con il mondo politico locale: collaborò a testate come "Il popolano dell'Istria" di Michele Fachinetti, nonché all'"Eco di Fiume" di Ercole Rezza. Nella primavera del 1853 decise quindi di farsi riconoscere il titolo conseguito negli Stati sardi, sostenendo nuovamente gli esami a Pavia. Iniziata la pratica di avvocato a Trieste, e una volta presa l'abilitazione si occupò di cause commerciali e marittime presso lo studio Millanich, prima di entrare in quello paterno a Capodistria.

Risorgimento e irredentismo

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Gli anni a seguire videro il sempre più diretto coinvolgimento di Combi nei programmi risorgimentali italiani, che si diffondevano anche negli ambienti istriani. In particolare Combi promosse tra il 1857 e il 1859 la prima strenna annuale di tematiche istriane, inquadrate nell'ottica italiana: la "Porta orientale". Il suo nome, iniziò a finire sotto l'attenzione della polizia austriaca. In seguito alla seconda guerra di indipendenza italiana, Combi fu tra i promotori dell'unione amministrativa dell'Istria al Regno Lombardo-Veneto, che secondo i preliminari di Villafranca avrebbe dovuto partecipare come dominio austriaco ad una confederazione italiana. Per questo, con ordinanza del 3 settembre 1859 emanata dal luogotenente del Litorale Friedrich Moritz von Burger, Combi fu defenestrato dalla carica di insegnante in lettere italiane e storia che da qualche mese ricopriva presso il ginnasio capodistriano.

Divenuto membro del "Comitato nazionale segreto per Trieste e l'Istria", autore di numerosi contributi sull'Istria per riviste italiane (come "Il Politecnico" o la "Rivista contemporanea"), nonché impegnatosi nella politica locale capodistriana, allo scoppio della guerra austro-prussiana nel 1866 (che vide anche la partecipazione del neonato Regno d'Italia, contro l'Impero austriaco per la questione del Veneto) Combi ricevette l'intimazione a lasciare l'Istria, da parte delle autorità austriache. Attraverso il Tirolo e la Svizzera, giunse in Italia, ove con altri fuoriscuti giuliani - come il suo amico Tomaso Luciani, di Albona - costituì il "Comitato Triestino-Istriano". Fornendo supporti di vario tipo alle autorità italiane, Combi partecipò quindi alla propaganda in favore dell'annessione al Regno d'Italia, oltre che del Veneto (e del Trentino), anche di Trieste e dell'Istria. A tal riguardo, fu proprio Combi a stilare l'"Appello degli Istriani all'Italia".

Gli ultimi anni

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Dopo l'esito del conflitto, si trasferì a Venezia, rinunciando alla cittadinanza austriaca in favore di quella italiana. Alle elezioni del 1867 si presentò come candidato della destra storica nel collegio di Thiene, ma non venne eletto. Assunse la direzione del "Corriere di Venezia", e collaborò con altre testate (tra cui "La Provincia" della natale Capodistria). Vinse quindi la cattedra di diritto civile alla scuola superiore di commercio di Venezia. Fu eletto nel consiglio comunale della città lagunare, ove ricopri anche la carica di assessore alla pubblica istruzione, occupandosi anche - tra le varie cose - del riordino del Museo Correr. Fu membro dell'Istituto Veneto di Lettere, Scienze e Arti. Entrato assieme al Luciani e ad altri fuoriusciti istriani e triestini nel sodalizio per l'Italia irredenta, continuò la propaganda in favore dell'annessione al Regno delle terre a suo dire mancanti alla raggiunta unità nazionale italiana. Fu tra coloro che si opposero alla richiesta di estradizione di Guglielmo Oberdan, avanzata dal governo austriaco.

Spentosi a Venezia nel 1884, cinquant'anni dopo - annessa Capodistria e l'Istria all'Italia - le sue spoglie verranno traslate nella città natale, dove tuttoggi rimangono.

La Porta orientale e gli altri scritti sull'Istria

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L'irredentismo di Carlo Combi ha determinato pareri diversi sul personaggio. Vari autori italiani - in particolare quelli istriani - ne hanno ovviamente sottolineato l'opera, quando non esaltata: Combi quindi è stato descritto - specie nel periodo di sovranità italiana in Istria - come uno dei simboli dell'italianità istriana, e di chi si era battuto per essa. Il ginnasio di Capodistria, dove si formarono diversi capodistriani e istriani, e dove lo stesso Combi aveva studiato e insegnato, fu a lui intitolato nel periodo tra le due guerre.

Opposta è stata invece la lettura degli storici sloveni e croati. Il suo sottolineare l'appartenenza (non solo culturale) dell'Istria all'Italia, ne ha fatto ai loro occhi un personaggio negativo, perfino anticipatore del successivo fascismo di confine. Per questo motivo, nell'Istria del secondo dopoguerra, passata alla Jugoslavia, Combi fu completamente dimenticato.

A lungo fu rimosso anche negli ambienti dei pochi italiani rimasti in Istria dopo l'esodo: le sue idee irredentiste, unite anche alla sua estrazione sociale, ne facevano un personaggio poco inquadrabile nelle logiche del socialismo.

Tuttavia, una certa riscoperta nella terra natale si è avuta negli ultimi anni, dopo l'indipendenza di Slovenia e Croazia. Soprattutto l'innegabilità del contributo dato da Combi nella promozione della conoscenza sull'Istria ha permesso di andare oltre gli steccati politici. Nel 2005, a Capodistria è stato inaugurato il Centro Italiano di Promozione, Cultura, Formazione e Sviluppo "Carlo Combi", quale organo della locale CAN di Capodistria. Nel 2014 poi, nel 130° anniversario della morte, l'attuale minoranza italiana di Capodistria ha deciso di rendere omaggio alla sua tomba, nel cimitero locale. Nella stessa occasione, all'ingresso del vecchio ginnasio capodistriano - oggi sede del Ginnasio "Gian Rinaldo Carli" nonché della scuola elementare in lingua italiana "Pier Paolo Vergerio" - è stata ricollocata la targa a lui dedicata nel 1923, e che negli anni '70 era stata rimossa, nel corso dei restauri dell'edificio.


  • Carlo Combi, in Primorski Slovenski Biografski Leksikon, 19. Appendice B-L, Gorizia, Goriška Mohorjeva družba, 1993, p. 520.
  • Sergio Cella, Carlo Combi, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 27, Roma, Treccani, 1982, pp. 315-21.
  • Giovanni Paladini, Carlo Combi, in Francesco Semi (a cura di), Istria e Dalmazia. Uomini e tempi, 1. Istria e Fiume, Udine, Del Bianco, 1991, pp. 315-21.