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Monumento funebre Camponeschi
[[File:
San Biagio (L'Aquila) 05
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AutoreAnonimo
Dataante 1432
Materialepietra calcarea locale
Ubicazionebasilica di San Giuseppe Artigiano, L'Aquila

Il monumento funebre Camponeschi si trova nella chiesa di San Giuseppe Artigiano all'Aquila.

Fu realizzato con lo scopo di tramandare ai posteri la memoria di Ludovico Camponeschi, uno dei rappresentanti più illustri della sua famiglia. Inizialmente si pensava che il monumento contenesse le spoglie di Lalle II Camponeschi, di suo figlio Ludovico e di un suo nipote morto in giovane età, figlio di Battista e Chiara Gaglioffi. In seguito le spoglie furono identificato solo con il figlio di questi ultimi, date che Lalle era morto nel 1383. [1]Questa rilettura è sostenuta dall'erudito aquilano Claudio Crispomonti che riporta come il figlio di Battista e Chiara Gaglioffi, Ludovico, venisse confuso con l'omonimo zio, figlio di Lalle.[2] L'aggiunta successiva dei versi in volgare nell'epigrafe potrebbe essere giustificata dalla sepoltura, avvenuta in un secondo momento, di altri membri della famiglia e di conseguenza la data del 1432 non indicherebbe l'anno della realizzazione del monumento.[3] La committente dell'opera fu la madre di Ludovico Camponeschi, condizione non insolita dimostrata dai numerosi sepolcri commissionati da madri e mogli appartenenti a nobili famiglie, come il sepolcro a Restaino Caldora, nella chiesa dell'abbazia del Santo Spirito a Sulmona, voluto dalla madre Rita Cantelmo. Sin dal 1848 la letteratura abruzzese ha identificato l'autore del monumento Camponeschi nel Gualtiero d'Alemagna che nel 1412 firmò il sepolcro Caldora e nel 1415 realizzò il perduto monumento funebre per Niccolò Gaglioffi nella chiesa di San Domenico all'Aquila.[4]

Il monumento funebre è collocato nella penultima campata della navata sinistra nella basilica di San Giuseppe Artigiano. Il sarcofago in pietra calcarea locale è appoggiato alla parete, sorretto da colonne con capitelli a crochet e da tre mensole retrostanti figurativamente scolpite. Le due mensole ai lati presentano figure di Vecchioni o di Profeti inginocchiati. [5] La mensola centrale presenta invece una figura femminile riconoscibile per la porzione di velo sopra lo scollo dell'abito; si poggia con i gomiti sulla mensola e ha le mani, oggi mancanti, sollevate probabilmente a sorreggere o indicare qualcosa. Il sarcofago sulla fronte reca tre pannelli a rilievo con al centro l'Incoronazione della Vergine e ai lati otto Apostoli, quattro per ogni formella. La decorazione vegetale forma degli archi inflessi che suddividono le formelle; sotto le arcate si dispongono a coppie gli apostoli. Secondo Francesco Gandolfo i personaggi rappresentati ai lati dell'Incoronazione della Vergine non sarebbero apostoli, bensì dei santi oggi non riconoscibili, ad eccezione del san Giovanni Battista nel riquadro di sinistra identificabile dalla caratteristica pelliccia.[6] Nel listello inferiore si hanno tracce di un'iscrizione dipinta che probabilmente riportava i nome delle figure soprastanti. L'appartenenza del defunto alle due potenti famiglie dei Camponeschi e dei Gaglioffi è simboleggiata dai loro stemmi sui lati della cassa. I pannelli nella parte superiore e inferiore sono delimitati da una cornice con sinuosi tralci di vite. Sul sarcofago si erge un baldacchino culminante in un timpano delimitato da due pinnacoli; questo ha sugli spioventi decorazioni vegetali rigogliose e fiammeggianti. Il timpano al suo interno presenta un arco acuto polilobato con terminazioni a trifoglio che incornicia la composizione sottostante: fra due angeli si hanno le figure di Ludovico Camponeschi a cavallo e dello stesso adagiato sul letto funebre. L'angelo di sinistra è colto nell'atto di aspergere il defunto con l'acqua benedetta, attingendo dal secchiello che regge,[7] mentre l'altro sulla destra sembra voler mostrare la scena con un gesto della mano. Il defunto è rappresentato adagiato sul letto di morte, con le mani giunte e con il corpo ruotato verso l'esterno in modo che fosse visibile dal basso. Ai piedi ha un cagnolino. Dietro il giacente si staglia su uno sperone roccioso lo stesso Ludovico Camponeschi, trionfante a cavallo e con indosso l'armatura. Lo sguardo fisso in avanti e la rigidità della posa sono elementi volti ad esprimere la fierezza e il distacco dell'importante ruolo sociale ricoperto.[8] Nel tratto di muro sotto il sarcofago si ha una lapide in cui, su uno sfondo rosso con una elegante decorazione vegetale, si apre una formella polilobata formata da archi inflessi. Al suo interno è raffigurato un leone con un elmo sormontato da una testa di aquila, che con le zampe anteriori sorregge uno scudo con gli stemmi dei Camponeschi e dei Gaglioffi. Al di sotto si ha un'iscrizione in caratteri gotici; la prima parte è in latino e la seconda in volgare aquilano, secondo Anton Ludovico Antinori aggiunta in un secondo momento con fine esplicativo, probabilmente nel 1432:[9]

Camponisce domus vivus mostratur in alto

Ludovicus miles. Vides sopore jacentem

Baptiste genitum Gallioffi Clareque natum.

Intempestive rediit sed vivet in evum.

Et qui si legge se tu ben rembembri

Di Conte Lalle du fillio e du nipote

Sono rechiuse tutte loro membri.

M.C.C.C.C.X.X.X.II.

  1. ^ Anton Ludovico Antinori, Annales, L'Aquila, Biblioteca Regionale Salvatore Tommasi, ms. XIV, 2, sec. XVIII, c. 685r.
  2. ^ Claudio Crispomonti, Istoria dell'origine e fondazione della città dell'Aquila e breve raccolta di uomini illustri che per santità di vita, valori di armi, lettere ed altro l'hanno resa famosa, L'Aquila, Biblioteca Salvatore Tommasi, I, sec. XVII, c. 147r.
  3. ^ Laura Cavazzini, Il crepuscolo della scultura medievale in Lombardia, Leo S. Olschiki editore, Città di Castello 2004, p. 51, nota 51.
  4. ^ Daniele Benati, Presenze tedesche all'Aquila da Gualtieri d'Alemagna a Giovanni Teutonico, in L'Abruzzo in età angioina, arte di frontiera tra Medioevo e Rinascimento, Silvana Editore, Milano 2005, pp. 309-319:310.
  5. ^ Francesco Gandolfo, Il senso del decoro. La scultura in pietra nell'Abruzzo Angioino e aragonese (1274-1496), Artemide Editore, Roma 2014, p. 476.
  6. ^ Ivi, pp. 365-366.
  7. ^ Ivi, p. 367.
  8. ^ Ivi, p. 371.
  9. ^ Anton Ludovico Antinori, Annali degli Abruzzi, XIV, 1, Forni Editore, Bologna 1972, p. 684.

Anton Ludovico Antinori, Annales, 2, ms. XIV, Biblioteca Regionale Salvatore Tommasi.

Anton Ludovico Antinori, Annali degli Abruzzi, Bologna, Forni Editore, 1972.

Daniele Benati, Presenze tedesche all'Aquila da Gualtieri d'Alemagna a Giovanni Teutonico, Silvana Editore, Milano, 2005.

Laura Cavazzini, Il crepuscolo della scultura medievale in Lombardia, 2004, Leo S. Olschiki editore, Città di Castello.

Claudio Crispomonti, Istoria dell'origine e fondazione della città dell'Aquila e breve raccolta di uomini illustri che per santità di vita, valori di armi, lettere ed altro l'hanno resa famosa, I, Biblioteca Salvatore Tommasi, L'Aquila.

Francesco Gandolfo, Il senso del decoro. La scultura in pietra nell'Abruzzo Angioino e aragonese (1274-1496), 2014, Artemide Editore, Roma.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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