Utente:Claudio Gioseffi/Sandbox 56

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Castelli medievali del territorio vicentino

Come in gran parte dell'Italia settentrionale, tra il IX e il X secolo anche il territorio del vicentino subì il processo dell'incastellamento; fu quindi contrassegnato dalla presenza di numerosi castra.

Recependo sostanzialmente la tipologia delle strutture difensive romane, nella quasi totalità dei casi piú importanti i castra dell'epoca si configurarono come centri militari e insieme come centri residenziali. Nei casi minori invece la struttura – che pur conservò la definizione di castrum – assunse in genere una funzione ben piú modesta.

Molti dei castra vicentini trovano la loro genesi nel X secolo, in concomitanza con le disastrose scorrerie degli Ungari, popolo predatore, feroce e nomade, le cui incursioni erano generalmente veloci e di breve durata; essi non disponevano solitamente di armi ed attrezzature adatte ad espugnare un'opera fortificata, e si limitavano perciò alla razzia di quanto era facilmente a portata di mano.

Gli abitanti dei pagi e dei vici dell'epoca soffrirono enormemente delle prime incursioni, ma si avvidero abbastanza presto delle caratteristiche che dette incursioni assumevano; corsero pertanto ai ripari e provvidero cosí ad erigere delle robuste mura entro cui rinchiudersi in caso di pericolo con gli animali e con i beni essenziali. Quasi sempre le mura furono erette intorno alla chiesa, dove si conservavano i vasi sacri e gli altri beni comuni, e a ridosso del perimetro veniva innalzata un'alta impalcatura – nei casi piú evoluti anche una o più torri – da cui colpire chi si fosse avvicinato con cattive intenzioni.

Ovviamente, tali modeste fortificazioni erano attrezzate per una permanenza breve; passato il pericolo, infatti, tutti uscivano e riprendeva la vita precedente, riparando i danni o ricostruendo il villaggio. A volte il piccolo castello veniva abbandonato e cadeva in rovina; spesso, però, esso veniva mantenuto, rinforzato ed ingrandito dando magari origine ad un castello vescovile. Le fortificazioni di questo tipo furono nel vicentino numerose; ciò evidentemente in rapporto all'alto numero di pagi e di vici esistenti, ma anche a causa del fatto che le invasioni erano frequenti.

Proprio perché dovette spesso trattarsi di piccole e modeste opere, a proposito di tali fortificazioni non sarebbe forse del tutto corretto usare il termine "castello", il quale dovrebbe invece essere riservato alle opere maggiori: lo si è tuttavia usato perché i documenti e le altre fonti storiche parlano sempre ed esclusivamente di "castrum", ed anche perché – lo si vedrà caso per caso – si ha frequentemente la sensazione che si sia trattato di qualcosa di piú complesso di un semplice muro di protezione.

Con le quattro città murate (Vicenza, Bassano, Marostica e Lonigo), i castelli maggiori (Arzignano, Brendola, Montebello, Montecchio Maggiore, Montegalda, Schio, Thiene, ecc.) restano in ogni caso i veri protagonisti[1].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Canova, 1979, pp. 22-23

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Franco Barbieri, Vicenza: la cinta murata, 'Forma urbis' , Vicenza, Ufficio Unesco del Comune di Vicenza, 2011
  • Antonio Canova e Giovanni Mantese, I castelli medievali del vicentino, Vicenza, Accademia Olimpica, 1979.
  • Giorgio Cracco, Tra Venezia e Terraferma, Roma, Viella editore, 2009, ISBN 978-88-8334-396-4
  • Giovanni Mantese, Memorie storiche della Chiesa vicentina, I, Dalle origini al Mille, Vicenza, Accademia Olimpica, 1952
  • Giovanni Mantese, Memorie storiche della Chiesa vicentina, II, Dal Mille al Milletrecento, IVicenza, Accademia Olimpica, 1954
  • Giovanni Mantese, Memorie storiche della Chiesa vicentina, III/1, Il Trecento Vicenza, Accademia Olimpica, 1958

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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