Utente:Claudia.degaspari/Sandbox

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Villa Pojana

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Coordinate: 45°17′08.56″N 11°29′54.6″E (Mappa)


Flag of UNESCO.svg Bene protetto dall’UNESCO

UNESCO World Heritage Site logo.svg Patrimonio dell'umanità

Villa Pojana

(EN) City of Vicenza and the Palladian Villas of the Veneto


VillaPoiana 2007 07 06 2.jpg


Tipo Architettonico

Criterio C (i) (ii)

Pericolo Nessuna indicazione

Riconosciuto dal 1996

Scheda UNESCO (EN) Scheda

(FR) Scheda 

Villa Pojana è una villa veneta situata a Pojana Maggiore (Provincia di Vicenza), progettata da Andrea Palladio nel 1546 per la famiglia Pojana. È dal 1996 nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, assieme alle altre ville palladiane del Veneto.


Indice [nascondi] 1 Storia 2 Descrizione 3 Decorazione 4 Note 5 Bibliografia 6 Voci correlate 7 Altri progetti 8 Collegamenti esterni


Storia[modifica | modifica wikitesto]



Pianta e prospetto di villa Pojana pubblicati ne I quattro libri dell'architettura di Palladio (1570)

Di antichissima nobiltà, i Pojana fin dal Medioevo furono veri signori del luogo e successivamente vennero infeudati dalla Serenissima del territorio di Pojana "cum omnibus juribus et juridictionibus ad castellarium spectantibus" ("con tutti i diritti e le giurisdizioni spettanti al castellano").

L'edificio è specchio della committenza di origine militare, legata all'arte della guerra, anche se in parte convertitasi all'attività agricola, tanto che il [http://"cavalier"%20Bonifacio%20Pojana "cavalier" Bonifacio Pojana] richiese al Palladio una villa che nella sua composta eleganza rievocasse la sobrietà e l'austerità della vita militare. Anche negli interni si riprendono tematiche legate all'arte della guerra attraverso le decorazioni. Per altro, nell'area dove sorgerà la villa esisteva già una corte quattrocentesca dominata da una torre, dove campeggia tuttora l'insegna familiare.

Palladio probabilmente progetta la villa sul finire degli anni 1540; il cantiere procede a rilento e in ogni caso i lavori sono terminati entro il 1563, quando è compiuta la decorazione interna eseguita per mano dei pittori Bernardino India e Anselmo Canera e dello scultore Bartolomeo Ridolfi.

Sia nei Quattro libri dell'architettura (1570) sia nei disegni autografi palladiani conservati a Londra, la villa viene sempre trattata come parte di un globale progetto di riorganizzazione e regolarizzazione dell'area attorno ad ampi cortili. Di tale progetto tuttavia è stata costruita solamente la lunga barchessa a sinistra della villa, con capitelli dorici ma intercolumni tuscanici.

Il complesso è completato nel Seicento, quando i discendenti di Bonifacio adattano l'edificio al loro gusto e alle loro necessità, con l'addizione di un corpo edilizio sulla destra della villa che ne riprende le modanature delle finestre. In tale periodo vengono aggiunte anche le due statue poste ai lati della scalinata dell'ingresso principale, opere attribuite a Girolamo Albanese nel 1658.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]



Facciata anteriore della villa



Vista posteriore della villa



La facciata posteriore della villa: riprende il motivo di quella principale.

Disposta lontana dalla strada, all'interno di una profonda corte e fiancheggiata da giardini, la villa si innalza su un basamento destinato agli ambienti di servizio. Il piano principale è dominato da una grande sala rettangolare con volta a botte, ai cui lati si distribuiscono simmetricamente le sale minori coperte con volte sempre diverse. Evidentemente la fonte di ispirazione palladiana sono gli ambienti termali antichi, scoperti durante il suo viaggio a Roma, anche per gli alzati: il cornicione, che in facciata disegna una sorta di timpano interrotto deriva dal recinto esterno delle terme di Diocleziano a Roma, così come la serliana, che pure risente di sperimentazioni bramantesche nella configurazione a doppia ghiera con cinque tondi.

Più in generale sembra che Palladio ricerchi la logica per così dire utilitaria dell'architettura termale antica, con un linguaggio straordinariamente sintetizzato nelle forme e astratto, quasi metafisico. In questa villa Andrea Palladio rinuncia quasi totalmente ai particolari decorativi: la facciata non è articolata in un loggiato o in un pronao sporgente, ma è chiusa, crea una architettura sobria, misurata, di grande armonia. Privo di capitelli e trabeazioni, l'ordine architettonico è appena accennato nell'articolazione essenziale delle basi dei pilastri. L'assenza di ordini e di parti in pietra lavorata (se non nei portali della loggia) deve avere assicurato una globale economicità nella realizzazione dell'opera, confermata dall'uso del mattone intonacato e del cotto sagomato, sul quale il recente restauro ha trovato traccia di policromie.



La pianta di progetto del complesso della villa (mai completato), come ricostruita da Ottavio Bertotti Scamozzi (1778)




Sezione (Ottavio Bertotti Scamozzi, 1778)




Il viale d'ingresso visto dall'atrio, con ai lati le statue di Nettuno (a sinistra) e Giove (a destra), attribuite a Girolamo Albanese (1658)