Utente:Cinzia martone/sandbox/prima voce

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

_NOINDEX_

La Biblioteca di Area Architettura è la biblioteca storica della ex Facoltà di Architettura dell'Università di Napoli.

Biblioteca di Area Architettura
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneCampania
CittàNapoli
IndirizzoVia Monteoliveto, 3
Caratteristiche
Numero opere40.000 monografie, 700 periodici
StileCinquecentesco
ArchitettoCamillo Guerra
Costruzione1935-1936
Sito web

La Biblioteca[modifica | modifica wikitesto]

Facciata del Palazzo

La Biblioteca di Area Architettura dell'Università degli studi di Napoli Federico II ha sede nel Cinquecentesco Palazzo Orsini di Gravina di cui occupa parte del primo piano nobile. La più ampia delle sale di lettura è intitolata a Edoardo Persico. Essa conserva l'architettura pristina con archi e volte a vela poggianti su colonne mediane in marmo con capitello.

Sede storica[modifica | modifica wikitesto]

Il Palazzo Orsini di Gravina offre un prestigioso esempio di architettura civile del Cinquecento a Napoli; esso fu edificato in una zona non particolarmente urbanizzata tra i complessi monastici di Santa Chiara e di Monteoliveto, su commissione del duca Ferdinando Orsini di Gravina che ottenne il suolo per la sua costruzione dal Monastero di S. Chiara. Venne quindi eretto tra il 1513, data dell’acquisizione dei terreni e il 1549 data del completamento del tetto d copertura. Fu presumibilmente Gabriele d’Angelo ad avviare la progettazione della nuova fabbrica che ricalca gli schemi del Rinascimento toscano; con certezza invece, tra il 1548 e il 1549 fu Giovan Francesco Di Palma, allievo del Mormando, ad elaborare i disegni per il completamento dell'opera. Tra il 1762 e il 1782 l'architetto Mario Gioffredo, al quale oggi è dedicata l'Aula Magna della sede, per volere del cardinale Domenico Orsini, eseguì un riadattamento del palazzo nel corso del quale venne realizzato il portale di stile neoclassico (1766), fu aggiunto il piano attico e decorato l’interno con stucchi e affreschi (documentata è l’attività di pittori quali: Francesco De Mura, Giuseppe Bonito e Fedele Fischetti) Il 15 maggio del 1848 il palazzo, frequentato da personalità di fede repubblicana venne danneggiato in modo grave dall' incendio appiccato nel tentativo di arrestare i rivoltosi che vi si erano barricati. L’anno successivo fu espropriato dal Re che ne commissionò il restauro nel 1850 agli architetti Gaetano Genovese e Benedetto Lopez Suarez, inaugurando un periodo di destinazione del palazzo a pubblici uffici:Conservatoria delle ipoteche; Direzione del Registro e Bollo e delle contribuzioni dirette, Scuola per ingegneri nel 1859, infine sede delle Poste centrali. Fu anche eseguito il quarto lato del palazzo. Importanti lavori di consolidamento e sottofondazione furono eseguiti dal Genio Civile e dall’architetto Camillo Guerra tra il 1916 e il 1926. Ulteriori lavori che daranno al Palazzo l’aspetto che mantiene tuttora risalgono al 1935-36 al momento della destinazione dell’edificio a sede della facoltà di Architettura: la facciata ritorna all’originario stile dei palazzi rinascimentali del XVI secolo[1]

Le sale e i fondi della Biblioteca[modifica | modifica wikitesto]

Sala Persico

La Sala Persico, dedicata al critico napoletano Edoardo Persico, evidenzia una struttura con archi e volte a vela poggianti su due colonne mediane in marmo con capitello. È l’ambiente più ampio e rappresentativo della Biblioteca, utilizzato come sala lettura e capace di oltre 50 posti a sedere. La sala, che ospita la Sezione Napoletana, custodisce un patrimonio librario corposo e di grande prestigio relativo a un’ampia area geografica storicamente coincidente con il Regno di Napoli. Dalla Sezione Napoletana si accede alla Saletta delle Conferenze o Sala Rari, inizialmente la prima e unica sala di lettura. Un’antica scaffalatura lignea corre lungo l’intero perimetro della stanza e accoglie i Libri Antichi e Rari. La collezione comprende edizioni dei secoli XVII e XVIII, oltre a un cospicuo numero di opere dell’Ottocento e di pubblicazioni rare e fuori commercio del secolo scorso. In tre vani a giorno della libreria e in un angolo del soffitto sono incassati alcuni frammenti di affreschi della volta del piano nobile forse eseguiti da Fedele Fischetti, e staccati nel 1936 durante i lavori di restauro del palazzo.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Biblioteca di Area Architettura, su biblioarchitettura.unina.it. URL consultato il 27-02-2015.


Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

(IT) Camillo Guerra, Le sottofondazioni di Palazzo Gravina in Napoli, Napoli, M. Pescarolo, 1924.

(IT) Giovanna Loggia, Il Palazzo Orsini di Gravina in Napoli, Napoli, Fratelli Fiorentino, 1997.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]