Utente:Carlomorino/da fare/Kipper- und Wipperzeit

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Böhmisches Münzkonsortium[modifica | modifica wikitesto]

Dal giugno all'agosto 1621 Wallenstein operò con un piccolo contingente di truppe, probabilmente non più di un reggimento, in Moravia, per impedire al marchese di Jägerndorf di incontrarsi con le truppe di Gabriele Bethlen. Ma non gli riuscì. Alla fine di luglio i due eserciti si riunirono a Trnava, Wallenstein si ritirò a Uherské Hradiště e reclutò nuove truppe. In una scaramuccia con Bethlen era recentemente caduto il generale Buquoy e quindi Wallenstein era de facto il comandante in capo in Moravia.

Wallenstein ritenne suo problema principale occuparsi del cibo e dei rifornimenti alle truppe. Perciò conferì con il cardinale Franz Xaver von Dietrichstein, che tuttavia non era d'accordo con le considerazioni di Wallenstein. Il verbale del colloquio contiene la prima prova del famigerato sistema di contributi di Wallenstein. Dietrichstein voleva tenere la maggiore parte del mantenimento delle truppe sulla Boemia e, comprensibilmente, risparmiare la Moravia. Wallenstein stimò ciò come illusorio. Wallenstein, argomentò così in una lettera al cardinale:

(DE)

«Wird das Kriegsvolk nit schnellstens ordentliche Unterhaltung haben, so werden sie mit Unordnung aus den Quartieren auslaufen und nehmen, was sie werden bekommen und was ich ihnen nicht werde zu erwehren vermögen, dieweil sie allein von Wasser und Brot nit travaglieren können.»

(IT)

«Se le truppe non avranno al più presto un trattamento decente, usciranno in disordine dagli acquartieramenti e prenderanno ciò che vogliono e quello che io non sono in grado di dare loro, visto che possono travagliare solo con pane e acqua.»

Il saccheggio avrebbe inevitabilmente rovinato il paese che era già stato devastato e la disciplina delle truppe si sarebbe compromessa definitivamente. Una sconfitta dell'esercito imperiale era così prevedibile. Per questo motivo tutti i domini austriaci avrebbe dovuto pagare le truppe che sarebbero state utilizzate.

Wallenstein riuscì fino all'ottobre 1621 a espandere l'esercito imperiale fino 18.000 uomini. Le truppe riunite sotto Gabriele Bethlen ammontavano a circa 30.000 uomini. Gabriele Bethlen avrebbe potuto effettivamente in quel momento conquistare alcune città della Moravia. Ma Wallenstein riuscì, attraverso abili tattiche, ad evitare un'avanzata di Bethlen su Vienna. Alla fine di dicembre, ci fu un trattato di pace con la Transilvania. Wallenstein, visto il suo successo sui colonnelli di Praga, fu nominato comandante della città. Ferdinando il 18 gennaio 1622 nominò principe del Liechtenstein governatore della Boemia, con poteri quasi illimitati. Ferdinando istituì una dittatura de facto in Boemia e Wallenstein ne fu il braccio militare, dal momento che, con lo stesso ordine, aveva avuto il titolo di Gubernator del Regno di Boemia.

Lo stesso giorno era stato firmato un atto che inizialmente non ebbe particolare rilievo. È il trattato (Vertrag) sulla creazione di un consorzio monetario in Boemia (Münzkonsortium). Partner del consorzio erano da un lato la Hofkammer imperiale[2], e dall'altro il banchiere olandese Hans de Witte, in qualità di rappresentante del consorzio. I quindici componenti del consorzio non sono elencati nominativamente nel documento, ma sono stati citati in diversi altri documenti che, però, sono andati per lo più perduti, così che solo cinque sono ora noti con certezza. Oltre a de Witte, c'era l'esperto di finanza Jacob Bassevi, il principe del Liechtenstein, il segretario della Camera boema Paul Michna di Vacínov e Wallenstein. Al consorzio fu affidato per un periodo di un anno, il diritto di coniazione in Boemia, Moravia e la Bassa Austria, dietro pagamento di 6 milioni di Gulden, a partire dal 1º febbraio 1622.

Der Lachend und wainend Müntz Legat (il ridente e il piangente legato monetario). Pamphlet dell'epoca con una tabella di valutazione, che mostra l'andamento delle diverse monete durante il Kipper- und Wipperzeit.

Già durante il regno del re d'inverno, il capo della Unione Evangelica, il contenuto d'argento delle monete era stato ridotto al fine di ottenere denaro per finanziare la guerra. La cosa proseguì dopo la vittoria dell'imperatore. Il principe di Liechtenstein aumentò la produzione d'argento e fece fondere pezzi d'argento per poter produrre una maggiore quantità di monete d'argento. Ma l'aumento dell'immissione di moneta innescò l'inflazione, in modo tale che i problemi monetari dell'imperatore non potettero quindi essere risolti. In particolare difficilmente si aveva un'idea di come nascesse l'inflazione e di quale impatto avrebbe avuto sull'economia del paese. In seguito il principe di Liechtenstein iniziò a ridurre il contenuto in argento delle monete. Queste monete furono chiamate „lange“ o „kleine“ ("lunghe" o "corte"). La possibilità di profitto per il Tesoro era che il prezzo dell'argento non crescesse con la stessa rapidità con cui peggioravano le monete. Con la cessione del diritto di coniazione l'imperatore ottenne in cambio pagamenti settimanali garantiti dal consorzio. Il denaro fu immediatamente usato per la continuazione della guerra. Anche la manomissione monetaria del Kipper- und Wipperzeit fu utilizzata immediatamente a favore dello stato.

Il contratto di appalto conteneva anche disposizioni dettagliate senza il quale il progetto non avrebbe funzionato. Il corso legale e l'esportazione delle monete straniere fu vietato. Queste monete dovevano essere consegnate al consorzio a un prezzo fissato. Il consorzio ottenne un monopolio per l'acquisto di argento, sia dalle miniere d'argento che da altre fonti, a prezzi fissi. Da un marco di argento (ca. 230 g) dovevano essere coniati 79 Gulden. In origine, venivano coniati 19 Gulden al marco.

I membri furono pagati con le monete "lunghe" della propria produzione. Ma secondo i rapporti di potere reali un marco d'argento non aveva più lo stesso valore. Così Wallenstein riceveva, per ognuno dei suoi 5000 marchi di argento inviati, 123 Gulden, mentre il principe di Liechtenstein, riceveva 569 Gulden per ogni marco.

Den weitaus größten Teil des Silbers lieferte Hans de Witte mit 402.652 Mark ein, wofür er nur 78 Gulden pro Mark erhielt. Wallenstein war also keine treibende Kraft und beileibe nicht der größte Nutznießers des Geschäftes. Insgesamt wurden 42 Millionen Gulden geprägt, wovon 30 Millionen in den ersten beiden Monaten ausgegeben wurden, was für die bereits durch den Krieg zerrütteten Wirtschaften faktisch den Ruin bedeutete.

Nach einem Jahr fand eine Währungsreform statt, die festlegte, dass aus jeder Mark Silber 110 Gulden geschlagen werden sollten. Dies zeigt nach Ansicht von Golo Mann, wie stark während der Zeit des Konsortiums der Feingehalt des Guldens heimlich verschlechtert worden war. Dies wurde notwendig, da dem Fiskus die wöchentlichen Zahlungen nicht mehr ausreichten und er nach weiteren Anleihen von de Witte verlangte. Zudem lief der Silberpreis der Inflation voraus und betrug am Ende 85 Gulden pro Mark. Rechnet man die Kosten und die Gewinne hinzu, so kann man erahnen wie viele Gulden pro Mark geprägt werden mussten.[3]

Nach einem Jahr übernahm Ferdinand die Münze wieder selbst und ließ das Geschäft in der gleichen Weise fortsetzen. Ab Sommer 1623 wurden, da die neuen Gulden fast keinerlei Wert mehr hatten und trotz Androhung der Todesstrafe von Händlern und Handwerkern nicht angenommen wurden, wieder Gulden mit dem alten Feingehalt ausgegeben. Die langen Münzen sollten zum Kurs von 6:1 gegen den neuen alten Gulden getauscht werden. Über 40 Jahre dauerte die Nachgeschichte des Konsortiums, z. B. gab es heftige Streitigkeiten darüber, ob Darlehen, die mit dem Inflationsgeld aufgenommen wurden, auch wieder in voller Höhe mit dem neuen Gulden zurückzuzahlen seien.

Golo Mann schätzt den Gewinn Wallensteins auf insgesamt 20.000 Gulden.[4]. Die Mitgliedschaft im Konsortium ist also nicht die Quelle für den riesigen Reichtum Wallensteins. Eher dürfte ihm seine neue Bekanntschaft mit einem der wichtigsten Bankiers des Kaisers und die Möglichkeiten der Kreditaufnahme ermöglicht haben, das zu kaufen was ihn zu einem Landesherr, zu einem Fürsten machen würde: Land; Land, das auf Grund der Konfiszierungen der Rebellen ab Herbst 1622 in großer Menge zum Verkauf stand.

  1. ^ citato da Diwald, pag. 154
  2. ^ La Hofkammer era l'organizzazione preposta ad amministrare le entrate del sovrano, responsabile di tutte le questioni finanziarie della Corte.
  3. ^ Golo Mann, S. 199
  4. ^ Golo Mann, S. 201