Utente:BucciGang777/Sandbox/sottopagina2

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L'attuale Chiesa di Santa Maria Maddalena, terza in ordine di tempo, edificata come le precedenti su un antico tempio in cui conserverebbe l'orientamento rituale, è stata aperta al culto nel 1756, in seguito alla seconda ampliazione di Senigallia concessa da Papa Benedetto XIV. Da secoli vi si venerano le reliquie di S. Maria Maddalena che diedero origine alla famosa fiera di Senigallia, occasione di scambi ed affari dal Rinascimento fino all'unità d'Italia.

Chiesa S. Maria Maddalena
StatoBandiera dell'Italia Italia
Divisione 1Marche
LocalitàSenigallia
ReligioneCristiana
DiocesiDiocesi di Senigallia
Stile architettonicoBarocco

Prima della costruzione dell’attuale chiesa (1751-1756), ve ne furono altre due, una prima antecedente al XIV secolo d.C., che venne inizialmente dedicata a San Gregorio primo (Magno), per poi essere intitolata nei primi del 1300 a Santa Maria Maddalena. La seconda struttura risale al 1480 anno in cui la chiesa era in rovina e pericolante.

La Chiesa di Santa Maria Maddalena, come oggi la vediamo, fu costruita nella metà del XVIII secolo precisamente nel 1751 anno in cui venne posata la prima pietra, durante questo periodo, a seguito del fervore edilizio legato all'ampliamento della città, molti edifici tra cui quelli religiosi vennero ampliati, ristrutturati e abbelliti.

Il suo nome è legato alle origini ed allo sviluppo della fiera franca, conosciuta in tutto il Mediterraneo per i privilegi sul commercio, di cui godeva sin dal XV secolo.

Le prime fonti che dichiarano l’esistenza della chiesa risalgono al 1085, quando ancora era dedicata a San Gregorio Magno; alla chiesa erano annessi un convento dal 1306, un cimitero dal 1334 e un ospedale dal 1390.

Planimetria della città di Senigallia medievale

La prima riedificazione dell’edificio venne commissionata da Giovanni Della Rovere nel 1480 poiché l’edificio era pericolante, forse a causa dei danni subiti dall'alluvione del 1472. Nel 1491 l’allora Vescovo Marco Vigerio I Della Rovere concesse la chiesa della Maddalena e il monastero annesso ai Padri Francescani Conventuali che ne prenderanno possesso due anni dopo. Nel 1501 vi furono celebrati i funerali del Duca Giovanni Della Rovere, colui che fece ricostruire la chiesa 20 anni prima. Fino alla seconda metà del Settecento questa chiesa rimase esterna alle mura cittadine: infatti nelle mappe dell’epoca è spesso rappresentata affiancata ad un piccolo borgo. Nel 1652 il convento annesso venne soppresso a causa del numero esiguo di monaci risiedenti e nel 1735 fu istituito un nuovo convento; nel 1751 grazie ad una donazione da parte della popolazione della zona circostante alla chiesa, i padri conventuali diedero il via alla costruzione dell’attuale edificio che inaugurarono nel 1756. A seguito della soppressione degli ordini religiosi operata dalle forze di occupazione Francesi nel 1797, nei locali del convento venne trasferito, nel 1808, l’antico ospedale della Misericordia. Nel 1857 papa Pio IX con bolla “Gravissima inter” istituì nella la sua città natale lo Stabilimento Pio - oggi Fondazione opera Pia Mastai Ferretti – e realizzò, su progetto dell’architetto Vincenzo Ghinelli un edificio per il ricovero dei “poveri vecchi e le giovinette pericolanti”. L’edificio, inaugurato nel 1870, subì la demolizione del secondo piano a seguito dei danni causati dal terremoto del 1930; sempre per i danni dovuti al terremoto venne abbattuto l’ospedale annesso alla chiesa, che non verrà poi riedificato.

La sobria facciata, presenta una semplice ed elegante architettura settecentesca ed ha un bel portale in pietra d'Istria, decorata da rilievi in laterizio, si presenta secondo i canoni dell'architettura del XVIII secolo. Il bel portale ha cornice modanata, sovrastata da un timpano curvilineo tipico del barocco.

L'interno, a navata unica, presenta le pareti laterali concave modulate da quattro nicchie, due per lato, scandite da lesene che sostengono un'alta decorazione modanata; ai lati dell'altare due cappelle contengono i sepolcri dei genitori e della nonna di Pio IX e quello della famiglia Fagnani dove è sepolto il matematico Conte Giulio Carlo Fagnani.

Altare maggiore

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Tomba del matematico Giulio Fagnani

Il dipinto ad olio dell'abside, attribuito alla scuola barocca, XVI-XVII secolo, rappresenta la Madonna della Misericordia fra S. Maria Maddalena e S. Paolino, protettori della città.

Di fronte all'altare maggiore, vicino alla balaustra, un' epigrafe indica la sepoltura del concittadino Carlo Fagnani, matematico illustre del 1700.

Prima cappella a destra

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Grande tela di Domenico Corvi (1721-1803) che rappresenta S. Emidio.

Seconda cappella a destra

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E' questa la cappella gentilizia dei Conti Mastai Ferretti: vi sono sepolti i genitori e i nonni di Pio IX. Sopra l'altare la pala raffigurata S. Antonio di Padova con il Bambino Gesù ed è anche essa opera di Domenico Corvi.

Terza cappella a destra

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Ampia e riccamente decorata, è dedicata alla Madonna di Pompei. Il quadro è circondato da formelle ovali relative ai Misteri del Rosario, opera del ceramista senigalliese contemporaneo Guido Rossini.

Prima cappella a sinistra

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La tela sopra l'altare rappresenta S. Isidoro agricolo, patrono dei lavoratori della terra; è di autore ignoto.

Seconda cappella a sinistra

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Il dipinto sopra l'altare rappresenta l'Immacolata Concezione. Ai suoi piedi sono raccolti personaggi legati alla storia della città tra cui Papa Sisto IV, al secolo Francesco Della Rovere, il Vescovo di Senigallia Marco Vigerio I Della Rovere, un frate francescano, il Duca Francesco Maria II Della Rovere, il Gonfaloniere della città. Sullo sfondo il Mare Adriatico e la città vista dal Nord, con il vecchio Duomo e le mura. Il quadro è di grande valore artistico e storico, di scuola barocca, ultimamente attribuito ad Antonio Del Giudice, XVI secolo.

Terza cappella a sinistra

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L'artistica cappella, ornata di colonne di stile corinzio, è dedicata al miracoloso Crocifisso che, secondo una pia tradizione, sembra sia stato rinvenuto, in epoca medioevale, non lontano da Senigallia, presso le rive del mare.

L'organo è opera di grande valore, firmato da Don Pietro Nacchini, sacerdote dalmata, maestro del Callido.

  • Mencucci, Angelo, Senigallia e la Sua Diocesi. Storia Fede, Arte. Vol.1, Senigallia dalle Origini ad Oggi. Vol.2. I comuni della Diocesi. Vol. 3. Personaggi e Testimonianze, Editrice fortuna, 1994

collegamenti esterni

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