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Bianca Garufi (Roma, 1918 - Roma, 2006)

Non esiste nella toponomastica di Roma alcuna traccia di Bianca. Il Comune di Letojanni (Me), cittàdina siciliana di cui era originaria la famiglia e dove lei trascorreva lunghe vacanze estive, le ha intitolato la biblioteca civica e recentemente ha posto una targa nel palazzetto nobiliare di famiglia. Si propone l’intitolazione a lei di uno spazio pubblico a Roma, città di nascita e di morte.

Una interprete dell'universo femminile di Marinella Fiume La conobbi ottantenne, ma gli anni non riuscivano a scalfire il suo fascino sottile, il suo portamento elegante, la sua bellezza mediterranea a tratti egizia. Era alta, affusolata, lieve nei movimenti come una ragazzina e come una ragazzina amava parlare più del futuro che del passato. Mi ricevette nella sua casa romana, un attico di un palazzo antico a Trastevere con una terrazza assolata piena di vasi di fichidindia, aranci, limoni e melograni, mentre un po' al

stavano i bonsai. Anche il grande soggiorno nel quale mi fece accomodare era arredato con mobili antichi siciliani e pezzi orientali laccati: una specie di sintesi della sua vicenda biografica. Non facemmo in tempo a fare il viaggio in Sicilia sulla scorta del libro dell’archeologo Emanuele Ciaceri, Culti e miti nella storia dell'antica Sicilia, che ci eravamo ripromesse di fare insieme. Nacque a Roma il 21 luglio 1918 da una madre ribelle, «potente», donna-Domina, l’unica superstite di una numerosa famiglia aristocratica siciliana sopravvissuta al terremoto di Messina del 1908. Del conflitto con la figura materna, Bianca scrive nel 1943, quando aveva venticinque anni, in Romanzo postumo: «Più mi ribellavo, più le somigliavo». A quante di noi non è

A Letojanni trascorre la giovinezza fino alla laurea in Lettere e Filosofia conseguita a Messina nel 1951, discutendo una tesi di laurea, la prima in Italia, su Carl Gustav, "Struttura e dinamica della personalità nella psicologia di C. G. Jung" con il professor Galvano della Volpe. Ma qui si reca molte volte anche in seguito a trovare l'amata sorella Renata, virtuosa del pianoforte, della cui amicizia ho avuto il bene di godere. L'attaccamento alla terra madre è visibile anche nei suoi romanzi Fuoco Grande (1959) e Il Fossile (1962). Il lavoro del marito, il parigino Pierre Denivelle, impiegato all'Olivetti, e l'attività di traduttrice la porteranno a continui spostamenti in giro per il mondo: Parigi, ==lavoro== New York, Estremo Oriente, e nel 1970 per tre anni si trasferisce a Hong Kong, dove istituisce il lettorato di lingua e cultura italiana presso l'Università cinese. Nella Roma occupata dai nazisti, la Garufi partecipa alla Resistenza accanto a Fabrizio Onofri, figura carismatica del Partito comunista , ma è nella sede romana dell'Einaudi, dove nel 1945 lavora come segretaria, che incontra Cesare Pavese. Ne nasce un sodalizio spinto soprattutto dalla curiosità di Pavese sia per la psicoanalisi, che la Garufi aveva iniziato a coltivare, sia per il comune interesse per i miti greci, cari alla psicologia junghiana. L'amore non corrisposto porterà Pavese alla scrittura dei Dialoghi con Leucò, grecizzazione del nome di Bianca, "donna forte fatta di terra e di mare", che vanamente aveva

ercato, il cui sguardo "di salmastro e di terra" ritorna ancora nel ciclo di poesie La terra e la morte a lei dedicate. Nasce dal loro sodalizio anche il romanzo a quattro mani Fuoco grande, pubblicato nove anni dopo la morte dello scrittore, mentre Romanzo postumo è del 1943. Nel romanzo Il fossile (1962) conclude la vicenda dei protagonisti di Fuoco grande e nel 1968 la Longanesi pubblica Rosa Cardinale, altro romanzo a forte connotazione psicologica. La corrispondenza Garufi-Pavese pubblicata nel volume Una bellissima coppia discorde a cura di Mariarosa Masoero per l’editore Olschki si estende dall' estate '45 al ' 50, infittendosi soprattutto nel '46, dopo le dimissioni di Bianca dall' incarico einaudiano (dicembre '45): qui Cesare esprime perfino la vana speranza di sposarla, dopo il fallimento sentimentale della storia con Fernanda Pivano. Pur continuando il lavoro di traduttrice (tra gli altri Claude Levi-Strauss e Simone Beauvoir), dagli anni Settanta si dedica all'attività di psicoterapeuta junghiana, diventa vice presidente dell'Associazione Internazionale di Psicologia Analitica e membro dell'Associazione Italiana di Psicologia Analitica (AIPA), fondata nel 1961 da Ernst Bernhard, con l'intento di diffondere in Italia la conoscenza del pensiero di Carl Gustav Jung, il grande antagonista di Freud. E la Garufi ebbe la fortuna di entrare in analisi con lo stesso Bernhard. In seguito, tra gli allievi prediletti di Bianca, vi fu Concetto Gullotta, mio compagno delle stagioni estive nella Marina di Fiumefreddo sulla costa ionico-etnea, dov’è nato, poi divenuto presidente dell'AIPA. Ma, più che la prosa, le è cara la poesia, attività a cui si era dedicata sin dai suoi vent'anni: molte poesie sono raccolte in Se non la vita. Poesie anni 1938-1991 (Scheiwiller, 1992). La Garufi assegna infatti alla poesia il ruolo di fondamentale forma espressiva. L'incontro con James Hillman, che Bianca contribuì a far conoscere in Italia negli anni Ottanta tra la generale diffidenza di quegli anni per la psicologia archetipica, rafforza il suo interesse per la funzione immaginativa. Il suo percorso è la dimostrazione esemplare del fatto che il terapeuta, più vicino al modello ideale di “terapeuta dell’anima”, della psiche, non possa non essere un artista.