Utente:Arianna Smerieri/Sandbox

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Museo Macedonio Melloni

Il Museo nasce come raccolta di strumenti presso l’Istituto di Fisica che si trovava fino al secondo decennio del secolo scorso nel Palazzo Centrale dell’Università. In seguito, e fino al 1987, venne trasferito nella sede universitaria di via Massimo D’Azeglio prima di trovare sede attuale al Campus universitario Sud.  

Una parte degli strumenti raccolti nel Museo Melloni sono esemplari antichi che risalgono agli “Studi di fisica” tenuti daiGesuiti che insegnavano le scienze a Parma.

Storia dell'Istituto di Fisica

Ranuccio Farnese infatti nel 1564 affidò lo “Studio”, comprensivo di tutte le facoltà, nelle mani della Compagnia di Gesù facendoli risiedere nella struttura appositamente edificata a partire dalla metà del Seicento, oggi Palazzo Centrale dell’Università. Lo "Studio" religioso ebbe importanti docenti che primeggiavano specialmente nel campo scientifico. Insegnava a Parma nei primi vent’anni del Seicento, il gesuita bolognese Giuseppe Biancani, celebre scienziato, autore della Sphaera Mundi, un’opera astronomica, pubblicata a partire dal 1620, in cui l’impianto geocentrico tradizionale era rimpiazzato da quello di Brahe.

La specola fu costruita a Parma sulla torretta posta nell’angolo sud-ovest del Palazzo Centrale dei Gesuiti odierna sede dell’Università. Padre Belgrado ebbe l’idea di realizzarla attorno al 1750 e l’inaugurazione avvenne nel 1757 in occasione di un’eclissi di luna. Oggi della specola resta solo la torretta.

L’istituto di fisica aveva laboratori e aule attrezzate come l’aula ad anfiteatro con gradinate in legno del Teatro Fisico,costruito negli ultimi decenni del Settecento e collocato nell’ala orientale del Palazzo Centrale dell’Università, al piano nobile.

Fino ai primi decenni del Novecento il teatro di fisica era ancora quello originale. Purtroppo venne dismesso negli anni ’60 perché tarlato o obsoleto. Da metà degli anni ’20 del Novecento l’Istituto di Fisica cambia sede spostandosi in via D’Azeglio e con esso anche la raccolta di strumenti antichi, inclusi quelli utilizzati da Melloni; in particolare il banco ottico, uno strumento diffuso in tutto il mondo e conosciuto come “banco di Melloni,” con cui furono ottenuti risultati rilevanti nella teoria della diffusione del calore secondo le intuizioni di Melloni sulla comune natura del calore e della luce.

L’esilio nel 1830 di Melloni compromise il Museo dell’Istituto di Fisica fino a dopo l’unità d’Italia nel 1861. Melloni ottenne la grazia e fece rientro in Italia nel 1838 ma si stabilì a Napoli insegnando presso l’Università. A Napoli fondò l’Osservatorio Vesuviano, il primo osservatorio vulcanologico al mondo, che fu inaugurato nel 1845 e di cui divenne direttore dal 1947.

La Collezione Melloni

Un nucleo importante della collezione del Museo risale ai primi decenni del XIX secolo quando Macedonio Melloni (1798 – 1854), nominato nel 1827 giovanissimo professore di fisica teorica e pratica nella nostra università, diviene il direttore del Gabinetto di Fisica. Melloni aggiunse ai pezzi del secolo precedente, tra cui un prezioso moto perpetuo elettrico, rimasti presso l’Istituto di Fisica, i suoi strumenti originali, fatti costruire appositamente quando iniziò a insegnare. Melloni iniziò ad occuparsi di meteorologia a partire dal 1824. La meteorologia fu per Melloni un argomento importante trattato in varie occasioni, anche se le ricerche igrometriche di Melloni erano limitate ad individuare un metodo più efficiente per tarare l’igrometro a capello di De Saussure di cui il museo conserva un esemplare. Infatti gli interessi principali di Melloni riguardavano il calore radiante. Alla Collezione Melloni appartiene un apparecchio costruito nel 1828 nel Gabinetto di "Fisica dell'Università di Parma", costituito da due barometri che pescano nella stessa vaschetta di mercurio e da un igrometro vero e proprio, racchiuso in una scatola di metallo. L’igrometro ha un grande valore storico, sia perché è l’unico prototipo rimasto realizzato da Melloni, sia perché la sua costruzione vide la collaborazione di artigiani italiani e stranieri: i tubi barometrici furono costruiti a Ginevra, le parti meccaniche a Parma e la doppia scala micrometrica dal celebre microscopista, astronomo e botanico Giovanni Battista Amici. Il Museo raccoglie altri preziosi manufatti di G. Amici come:

  • il grande microscopio acromatico universale con stativo a treppiede
  • il prisma di quarzo
  • il microscopio orizzontale catadiotico

Altri pezzi importanti della Collezione Melloni il Gavanometro astatico e l’Elettroscopio a due aghi. Sono successivi al periodo in cui Melloni risiedeva a Parma. Furono donati al Museo dalla moglie dopo la morte del marito. Esemplari gemelli sono conservati presso il Museo di fisica dell'Università di Napoli Federico II città nella quale Melloni risiedeva al momento della morte. Questi strumenti sono testimonianza degli ultimi mesi di vita dello scienziato dato che furono commissionati a un artigiano di Napoli poco prima che Melloni contraesse il colera.

Nel Centenario della morte durante il XL Congresso di Fisica svolto a Parma nel settembre 1954, furono esposti tutti gli strumenti. Attualmente sono esposti nell’ingresso dell’edificio che ospita Aule e uffici appartenenti alle attività della Fisica, e a tutt’oggi sono conservati nelle vetrine create per l’occasione della mostra del ‘54.