Killing fields: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Botcrux (discussione | contributi)
m Bot: fix sezioni standard
Nessun oggetto della modifica
Etichette: Modifica da mobile Modifica da web per mobile
Riga 1: Riga 1:
I '''killing fields''' ([[campi di sterminio]] o campi della morte) sono i siti in [[Cambogia]] dove dal [[1975]] al [[1979]] avvennero massacri di massa, subito dopo la fine della [[Guerra civile cambogiana]] e all'avvento del regime comunista di [[Pol Pot]] che porterà in breve alla nascita della [[Kampuchea Democratica]]. Il termine è divenuto famoso grazie al film "The Killing Fields" di [[Roland Joffé]], uscito nel 1984 e tradotto in italiano col titolo ''[[Urla del silenzio]]''. L'espressione indica, con accezione più estesa, anche i [[campo di lavoro forzato|campi di lavoro forzato]] dove la maggior parte della popolazione cambogiana fu costretta ai [[lavoro forzato|lavori forzati]], in condizioni durissime che causavano facilmente la morte per sfinimento o fame; inoltre, la minima ribellione o il minimo errore erano spesso puniti con la morte.
I '''killing fields''' ([[campi di sterminio]] o campi della morte) sono i siti in [[Cambogia]] dove dal [[1975]] al [[1979]] avvennero massacri di massa, subito dopo la fine della [[Guerra civile cambogiana]] e all'avvento del regime nazionalista di [[Pol Pot]] che porterà in breve alla nascita della [[Kampuchea Democratica]]. Il termine è divenuto famoso grazie al film "The Killing Fields" di [[Roland Joffé]], uscito nel 1984 e tradotto in italiano col titolo ''[[Urla del silenzio]]''. L'espressione indica, con accezione più estesa, anche i [[campo di lavoro forzato|campi di lavoro forzato]] dove la maggior parte della popolazione cambogiana fu costretta ai [[lavoro forzato|lavori forzati]], in condizioni durissime che causavano facilmente la morte per sfinimento o fame; inoltre, la minima ribellione o il minimo errore erano spesso puniti con la morte.


Le analisi di 20.000 fosse comuni da parte del ''Dc-Cam Mapping Program'' e dell'[[Università di Yale]] hanno calcolato un minimo di 1.386.734 vittime.<ref>[http://www.dccam.org/Projects/Maps/Mapping.htm Documentation Center of Cambodia]</ref><ref>[http://www.yale.edu/cgp/ Yale Cambodian Genocide Program]</ref> La stima del numero totale di morti provocate dai [[Khmer Rossi]], includendo fame e malattie, variano tra 1.700.000 e 2.500.000 vittime tra il 17 aprile 1975 e il 9 gennaio 1979.<ref>Peace Pledge Union Information – Talking about genocides – Cambodia 1975 – [http://www.ppu.org.uk/genocide/g_cambodia1.html the genocide.]</ref>
Le analisi di 20.000 fosse comuni da parte del ''Dc-Cam Mapping Program'' e dell'[[Università di Yale]] hanno calcolato un minimo di 1.386.734 vittime.<ref>[http://www.dccam.org/Projects/Maps/Mapping.htm Documentation Center of Cambodia]</ref><ref>[http://www.yale.edu/cgp/ Yale Cambodian Genocide Program]</ref> La stima del numero totale di morti provocate dai [[Khmer Rossi]], includendo fame e malattie, variano tra 1.700.000 e 2.500.000 vittime tra il 17 aprile 1975 e il 9 gennaio 1979.<ref>Peace Pledge Union Information – Talking about genocides – Cambodia 1975 – [http://www.ppu.org.uk/genocide/g_cambodia1.html the genocide.]</ref>

Versione delle 23:19, 13 nov 2016

I killing fields (campi di sterminio o campi della morte) sono i siti in Cambogia dove dal 1975 al 1979 avvennero massacri di massa, subito dopo la fine della Guerra civile cambogiana e all'avvento del regime nazionalista di Pol Pot che porterà in breve alla nascita della Kampuchea Democratica. Il termine è divenuto famoso grazie al film "The Killing Fields" di Roland Joffé, uscito nel 1984 e tradotto in italiano col titolo Urla del silenzio. L'espressione indica, con accezione più estesa, anche i campi di lavoro forzato dove la maggior parte della popolazione cambogiana fu costretta ai lavori forzati, in condizioni durissime che causavano facilmente la morte per sfinimento o fame; inoltre, la minima ribellione o il minimo errore erano spesso puniti con la morte.

Le analisi di 20.000 fosse comuni da parte del Dc-Cam Mapping Program e dell'Università di Yale hanno calcolato un minimo di 1.386.734 vittime.[1][2] La stima del numero totale di morti provocate dai Khmer Rossi, includendo fame e malattie, variano tra 1.700.000 e 2.500.000 vittime tra il 17 aprile 1975 e il 9 gennaio 1979.[3]

Anche le prigioni, come la nota S-21 (sito di sterminio in quanto solo 7 dei 17.000 prigionieri sono sopravvissuti) oggi sede del Tuol Sleng Genocide Museum, sono spesso annoverate fra i "killing fields".

Note

  1. ^ Documentation Center of Cambodia
  2. ^ Yale Cambodian Genocide Program
  3. ^ Peace Pledge Union Information – Talking about genocides – Cambodia 1975 – the genocide.

Bibliografia

  • Christopher Hudson in Killing Fields, 1984
  • Haing Ngor e Roger Warner in Survival in the killing fields, 1987
  • Sydnay Schanberg e Dith Pran in The killing fields - The facts behind the film, 1984
  • Aileen Ludington in Salvation in the Killing Fields, 1991
  • Nancy Moyer in Escape from the Killing Fields, 1991
  • Kari Rene Hall e Josh Getlin in Beyond the Killing Fields, 1992
  • Usha Welaratna in Beyond the Killing Fields: Voices of Nine Cambodian Survivors, 1994
  • Chris Riley e Douglas Niven in The Killing Fields, 1996
  • Kim DePaul e Dith Pran in Children of Cambodia's killing fields, 1997
  • Don Cormack in Killing Fields, Living Fields, 1997
  • Physa Chanmany e Catherine Lawton in No More Fear: From Killing Fields To Harvest Fields, 1999
  • Bun Yom e Keith Mark Johnson in Bun's Story (Tomorrow I'm Dead, How I Survived The Killing Fields), 2004
  • Craig Etcheson in After the killing fields, 2005
  • Theary C. Seng in Daughter of the killing fields, 2005
  • Paul Hollander in From the Gulag to the Killing Fields, 2007
  • Piergiorgio Pescali: S-21 Nella prigione di Pol Pot, La Ponga Edizioni, Milano, 2015. ISBN 978-8897823308

Voci correlate

Altri progetti

Collegamenti esterni

  Portale Storia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di storia