Massaio: differenze tra le versioni

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Nella città di [[Forlì]], la figura del massaro era precisamente regolata dagli statuti: la sua gestione era strettamente controllata, ed egli stesso doveva poi renderne conto al termine del mandato. Il massaro era anche uno dei due detentori della chiave della cassa contenente i privilegi del Comune, di norma custodita in un convento. La cassa era dotata di due diverse serrature: oltre alla chiave del massaro, per l'apertura occorreva anche la seconda, custodita di solito dal padre guardiano del convento stesso. L'apertura, poi, era consentita solo alla presenza dei rappresentanti del Consiglio generale del Comune.
Nella città di [[Forlì]], la figura del massaro era precisamente regolata dagli statuti: la sua gestione era strettamente controllata, ed egli stesso doveva poi renderne conto al termine del mandato. Il massaro era anche uno dei due detentori della chiave della cassa contenente i privilegi del Comune, di norma custodita in un convento. La cassa era dotata di due diverse serrature: oltre alla chiave del massaro, per l'apertura occorreva anche la seconda, custodita di solito dal padre guardiano del convento stesso. L'apertura, poi, era consentita solo alla presenza dei rappresentanti del Consiglio generale del Comune.
A [[Mantova]] in [[Piazza Broletto (Mantova)|Piazza Broletto]] è presente il Palazzo del Massaro.


==Note==
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Versione delle 23:47, 25 nov 2015

Massaio, o massaro, è un nome con diversi significati.

Etimologicamente, deriva dal latino mansionarius, poi mansiarius e massarius. A sua volta, il termine si riferisce alla massa (o mansa), ovvero mansus, manso.

Perciò, il primo significato di massaro è quello di indicare un contadino responsabile di un manso, ossia un fattore, e di quanto connesso a tale attività. Da qui è derivato il significato più generale di responsabile di beni mobili (masserizie) o di denari, in particolare pubblici.

Storia giuridico-economica

Nel Basso Medioevo, nell'età comunale, massaro era il titolo che assumeva il titolare della gestione delle finanze di un Comune. Egli era preposto alla riscossione delle imposte.[1]

Nella città di Forlì, la figura del massaro era precisamente regolata dagli statuti: la sua gestione era strettamente controllata, ed egli stesso doveva poi renderne conto al termine del mandato. Il massaro era anche uno dei due detentori della chiave della cassa contenente i privilegi del Comune, di norma custodita in un convento. La cassa era dotata di due diverse serrature: oltre alla chiave del massaro, per l'apertura occorreva anche la seconda, custodita di solito dal padre guardiano del convento stesso. L'apertura, poi, era consentita solo alla presenza dei rappresentanti del Consiglio generale del Comune. A Mantova in Piazza Broletto è presente il Palazzo del Massaro.

Note

  1. ^ Ceroni libro consorteria (PDF), su terontola.it. URL consultato il 4/09/2013.

Voci correlate

Collegamenti esterni

Bibliografia

  • M. Tabanelli, Una città di Romagna nel Medio Evo e nel Rinascimento, Magalini Editore, Brescia 1980, pp. 103-104.
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