Agnizione: differenze tra le versioni

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Venne molto usata nei romanzi ottocenteschi, come il ''[[Conte di Montecristo]]'' di [[Alexandre Dumas (padre)|Alessandro Dumas]].
Venne molto usata nei romanzi ottocenteschi, come il ''[[Conte di Montecristo]]'' di [[Alexandre Dumas (padre)|Alessandro Dumas]].

Un significativo esempio di agnizione si può trovare nel [[Purgatorio - Canto sesto|VI Canto del Purgatorio]] di Dante Alighieri, nella scena carica di pathos dell'abbraccio tra Virgilio e Sordello, entrambi mantovani.


== Note ==
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Versione delle 11:44, 15 gen 2015

L'agnizione (dal latino agnitio = riconoscimento) è un topos delle opere narrative o drammatiche. Consiste nell'improvviso e inaspettato riconoscimento dell'identità di un personaggio, che determina una svolta decisiva nella vicenda.

È stata descritta da Aristotele nella sua Poetica.

Funzione

Il caso classico è quello del personaggio che, al termine di una serie più o meno complessa di vicende, viene riconosciuto da altri o si autoriconosce nella sua vera identità. Nel teatro latino, ad esempio, l'agnitio è un topos assai sfruttato per dirimere situazioni difficili o scabrose. Il riconoscimento può riguardare anche i modi e i tempi con cui il lettore scopre la verità, abilmente celata dallo scrittore. Il procedimento è tipico del romanzo giallo o avventuroso (cfr. il "colpo di scena", la "scena madre"); ma anche in racconti psicologici lo scrittore può adottare un punto di vista che strutturalmente mette in ombra o tralascia alcuni fatti relativi a un personaggio e la cui conoscenza è ritardata ad arte. La vicenda di Edipo può costituire l'emblema del riconoscimento nel senso più profondo del termine: l'eroe prende coscienza del suo vero essere al termine di una inquietante inchiesta, che si conclude con la catastrofe. L'identificazione dell'eroe è peraltro una delle funzioni della fiaba di magia studiate da Vladimir Propp, a riprova del carattere topico e assai generalizzato di questo procedimento narrativo.

Esempi

L'agnizione (in greco antico: ἁναγνώρισις) è un elemento della drammatizzazione teatrale della Grecia classica, quale espediente narrativo adottato dalla tragedia greca e, in seguito, dalla commedia nuova[1].

Dal teatro greco confluì, per imitazione di forme, nel teatro latino[1], venendo usata, soprattutto, nelle commedie palliate dell'antica Roma dai commediografi che volevano scioccare positivamente il pubblico con un finale a sorpresa: per esempio Terenzio e Plauto utilizzarono spesso questo espediente nelle loro produzioni letterarie.

Venne molto usata nei romanzi ottocenteschi, come il Conte di Montecristo di Alessandro Dumas.

Un significativo esempio di agnizione si può trovare nel VI Canto del Purgatorio di Dante Alighieri, nella scena carica di pathos dell'abbraccio tra Virgilio e Sordello, entrambi mantovani.

Note

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