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È definita liberamente dall'[[arrangiatore]]/[[compositore]] del brano e si individua secondo le [[nota (musica)|note]] della scala di riferimento. Come le scale, la tonalità può essere: maggiore o minore. |
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Nel modo minore si utilizza, a discrezione del compositore, la scala minore melodica e/o la scala minore armonica (più raramente la scala minore naturale): per questo motivo i musicisti ritengono più ricche armonicamente ed espressivamente le tonalità minori rispetto a quelle maggiori. |
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Si riconosce osservando gli accordi della prima [[battuta (musica)|battuta]] della composizione e quelli dell'ultima battuta (preceduti, questi ultimi, dalla [[cadenza]]). Può variare all'interno del brano se avvengono delle modulazioni ad altre tonalità. |
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Nella musica tradizionale (circa dal [[XVI_secolo|XVI]] secolo ai primi del [[XX_secolo|XX]] secolo) è possibile individuare la tonalità di un brano osservando gli accordi della prima [[battuta (musica)|battuta]] e quelli dell'ultima battuta (preceduti, questi ultimi, dalla [[cadenza]]): questo metodo è ancora applicabile alla musica leggera contemporanea. |
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Nei secoli antecedenti al [[XV_secolo|XV]] non esisteva in musica una vera concezione della tonalità, dal momento che non esisteva neanche la [[polifonia]]; solo quando i musicisti hanno iniziato a sperimentare la sovrapposizione delle voci si è avvertita l'esigenza di formalizzare anche l'effetto che danno note diverse suonate insieme. Le scale utilizzate per comporre in stile polifonico nel [[XIV_secolo|XIV]]/XV secolo sono dette [[modo|modali]]: l'evoluzione di tali modi ha portato in seguito la formalizzazione del sistema tonale così come oggi lo conosciamo. |
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Dall'inizio del XX secolo i compositori, dopo aver esplorato tutti gli ambiti delle tonalità, hanno iniziato a cercare nuove forme di espressione, introducendo il concetto di [[atonalità]], ovvero di assenza della tonalità. |
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[[Categoria:Teoria musicale]] |
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Versione delle 15:43, 19 mag 2005
Simbolo mancante (man)
Definizione
La tonalità è l'andamento armonico su cui scorre il brano musicale. È definita liberamente dall'arrangiatore/compositore del brano e si individua secondo le note della scala di riferimento. Come le scale, la tonalità può essere: maggiore o minore. ES. Do maggiore, Fa diesis minore, La bemolle maggiore..ecc.
Nel modo minore si utilizza, a discrezione del compositore, la scala minore melodica e/o la scala minore armonica (più raramente la scala minore naturale): per questo motivo i musicisti ritengono più ricche armonicamente ed espressivamente le tonalità minori rispetto a quelle maggiori. La tonalità può variare all'interno del brano se avvengono delle modulazioni ad altre tonalità.
Storia
Nella musica tradizionale (circa dal XVI secolo ai primi del XX secolo) è possibile individuare la tonalità di un brano osservando gli accordi della prima battuta e quelli dell'ultima battuta (preceduti, questi ultimi, dalla cadenza): questo metodo è ancora applicabile alla musica leggera contemporanea.
Nei secoli antecedenti al XV non esisteva in musica una vera concezione della tonalità, dal momento che non esisteva neanche la polifonia; solo quando i musicisti hanno iniziato a sperimentare la sovrapposizione delle voci si è avvertita l'esigenza di formalizzare anche l'effetto che danno note diverse suonate insieme. Le scale utilizzate per comporre in stile polifonico nel XIV/XV secolo sono dette modali: l'evoluzione di tali modi ha portato in seguito la formalizzazione del sistema tonale così come oggi lo conosciamo.
Dall'inizio del XX secolo i compositori, dopo aver esplorato tutti gli ambiti delle tonalità, hanno iniziato a cercare nuove forme di espressione, introducendo il concetto di atonalità, ovvero di assenza della tonalità.