Massacro di Bleiburg: differenze tra le versioni

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Per '''massacro di Bleiburg''' si intende una serie di stragi verificatasi nel maggio [[1945]], dopo la fine delle ostilità della [[seconda guerra mondiale]], presso il villaggio di [[Bleiburg]] (Pliberk in sloveno) in [[Austria]], presso il confine con la [[Slovenia]].
Per '''massacro di Bleiburg''' si intende una serie di stragi verificatasi nel maggio [[1945]], dopo la fine delle ostilità della [[seconda guerra mondiale]], presso il villaggio di [[Bleiburg]] (''Pliberk'' in sloveno) in [[Austria]], vicino al confine con la [[Slovenia]].
L'azione fu ordinata come rappresaglia per ordine del maresciallo [[Josip Broz Tito]], capo dell'armata partigiana [[comunista]] di [[Iugoslavia]].
L'azione fu ordinata {{chiarire|come rappresaglia}} per ordine del maresciallo [[Josip Broz Tito]], capo dell'armata partigiana [[comunista]] di [[Iugoslavia]].
Le vittime del massacro furono soprattutto militari croati ([[ustascia]]), ma vi furono coinvolti anche diversi civili, inclusi donne e bambini, sostenitori (effettivi o sospettati) dello stato croato di [[Ante Pavelic]], militari inquadrati nell'esercito regolare croato, [[domobranci]] e [[cetnici]].
Le vittime del massacro furono soprattutto militari croati ([[ustascia]]), ma vi furono coinvolti anche diversi civili, inclusi donne e bambini, sostenitori (effettivi o sospettati) dello stato croato di [[Ante Pavelic]], militari inquadrati nell'esercito regolare croato, [[domobranci]] e [[cetnici]].
== I fatti ==
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Giunti al confine austriaco, i profughi, inseguiti dall'armata di Tito, si trovarono la strada bloccata dall'esercito britannico.
Giunti al confine austriaco, i profughi, inseguiti dall'armata di Tito, si trovarono la strada bloccata dall'esercito britannico.


Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, il comandante britannico [[Harold Alexander]] propose la resa ai croati, serbi e sloveni in fuga promettendo protezione contro i titini: i militari consegnarono le armi ai britannici pensando di essere trattati da prigionieri di guerra secondo le convenzioni internazionali. Invece, il [[15 maggio]] [[1945]] il comandante britannico consegnò i fuggiaschi, civili compresi, a Tito, il quale ordinò una prima esecuzione: i britannici erano così vicino al luogo del massacro che udirono numerose scariche di mitra.<ref>Cristianità, aprile 1980, n. 60, p. 9-12.</ref><ref>NIKOLAI TOLSTOY, “Victims of Yalta”, Hoddon and Stoughton, Londra 1977</ref>
Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, il comandante britannico [[Harold Alexander]] propose la resa ai croati, serbi e sloveni in fuga promettendo protezione contro i titini: i militari consegnarono le armi ai britannici pensando di essere trattati da prigionieri di guerra secondo le convenzioni internazionali. Invece, il [[15 maggio]] [[1945]] il comandante britannico consegnò i fuggiaschi, civili compresi, a Tito, il quale ordinò una prima esecuzione: i britannici erano così vicino al luogo del massacro che udirono numerose scariche di mitra.<ref>''Cristianità'', aprile 1980, n. 60, p. 9-12.</ref><ref>Nikolai Tolstoy, ''Victims of Yalta'', Hoddon and Stoughton, Londra 1977</ref>


== L'esecuzione ==
== L'esecuzione ==

Versione delle 17:56, 11 dic 2012

Massacro di Bleiburg
File:Bleiburg column.jpg
1945; soldati dello Stato indipendente di Croazia in fuga verso l'Austria
Tipoesecuzioni sommarie
DataDal 15 maggio 1945 in poi
LuogoZone nei dintorni di Bleiburg
StatoBandiera dell'Austria Austria
ResponsabiliPartigiani jugoslavi
MotivazioneVendetta
Eliminazione dei nemici
Conseguenze
MortiNumero esatto ignoto; le stime vanno da 35.000 a oltre 250.000
Ustascia
Cetnici
Domobranci
civili

Per massacro di Bleiburg si intende una serie di stragi verificatasi nel maggio 1945, dopo la fine delle ostilità della seconda guerra mondiale, presso il villaggio di Bleiburg (Pliberk in sloveno) in Austria, vicino al confine con la Slovenia. L'azione fu ordinata come rappresaglia[non chiaro] per ordine del maresciallo Josip Broz Tito, capo dell'armata partigiana comunista di Iugoslavia. Le vittime del massacro furono soprattutto militari croati (ustascia), ma vi furono coinvolti anche diversi civili, inclusi donne e bambini, sostenitori (effettivi o sospettati) dello stato croato di Ante Pavelic, militari inquadrati nell'esercito regolare croato, domobranci e cetnici.

I fatti

Con la fine della guerra, molti ustascia decisero di fuggire dalla Croazia, portando con sé le proprie famiglie. Alla fuga si unirono molti serbi cetnici e altrettanti sloveni, principalmente collaborazionisti delle forze d'invasione fascista e nazista. Giunti al confine austriaco, i profughi, inseguiti dall'armata di Tito, si trovarono la strada bloccata dall'esercito britannico.

Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, il comandante britannico Harold Alexander propose la resa ai croati, serbi e sloveni in fuga promettendo protezione contro i titini: i militari consegnarono le armi ai britannici pensando di essere trattati da prigionieri di guerra secondo le convenzioni internazionali. Invece, il 15 maggio 1945 il comandante britannico consegnò i fuggiaschi, civili compresi, a Tito, il quale ordinò una prima esecuzione: i britannici erano così vicino al luogo del massacro che udirono numerose scariche di mitra.[1][2]

L'esecuzione

Bleiburg nel 2007. Il cartello mostra anche il nome sloveno della città, Pliberk.

Le esecuzioni furono ordinate senza processo, con il pretesto di vendicare i crimini commessi durante la guerra dagli ustascia.

Non è da escludere invece una matrice etnica (come per l'uccisione e lo sfollamento degli italiani fascisti e non): è noto infatti che l'esercito ed i principali esponenti delle formazioni titine, erano composti prevalentemente da Serbi, che portavano un rancore atavico nei confronti delle popolazioni croate, ree di non aver voluto fare parte del Regno Jugoslavo e di non aver aderito al partito del Panslavismo (fatto che già aveva provocato la prima guerra mondiale), ostacolando la formazione di un grande regno Jugoslavo alleandosi con gli imperi centrali (inclusa l'Italia). C'è inoltre una chiara matrice politica, come insegnavano le dottrine staliniste (dette in gergo "purghe") adottate all'epoca da molti paesi comunisti vincitori del conflitto, di cui Tito fu un dichiarato seguace fin dagli inizi.

Nella zona di Bleiburg furono trovati i resti di numerosi cadaveri in fosse comuni e successivamente in Slovenia furono scoperte molte altre fosse comuni, specialmente nella zona di Maribor. Secondo le ricostruzioni storiche, le fosse comuni sono molto distanti tra loro poiché i prigionieri furono uccisi durante una cosiddetta marcia della morte ossia di trasferimento da un campo di concentramento all'altro. I rifugiati politici croati all'estero resero pubbliche le prove delle atrocità commesse da Tito e i suoi seguaci dimostrando il coinvolgimento nel massacro del governo britannico dell'epoca: secondo le accuse, le autorità britanniche avevano interesse politico a nascondere le loro responsabilità e quelle del comandante comunista iugoslavo, almeno per un certo periodo, in funzione antisovietica.

Le date precise del massacro non sono certe, e sono tuttora motivo di discussione storica, in attesa che la documentazione dell'Operazione Keelhaul nell'archivio britannico venga resa consultabile. Anche il numero preciso delle vittime è ignoto. Secondo lo studioso croato Vladimir Zerjavic fu 55.000 il totale delle persone uccise nell'area di Bleiburg e in Slovenia. Il giornalista britannico Misha Glenny ritiene che i militari disarmati uccisi furono circa 50.000 e i civili circa 30.000. Lo storico croato-statunitense Jozo Tomadevic, della Stanford University, pensa che 116.000 militari croati giunsero a Bleiburg su un totale di 200.000 persone e che molti altri fuggiaschi furono bloccati alla frontiera austriaca; inoltre ritiene che circa la metà dei prigionieri fu massacrata nella zona di Bleiburg. Secondo le ricerche eseguite dalle autorità slovene, che hanno fatto scavare nel loro territorio tra il 1999 e il 2001, le vittime ammonterebbero a oltre 250.000: le fosse comuni rinvenute sarebbero 296 e sarebbero stati trovati i resti di circa 190.000 cadaveri. Solo nella zona della foresta di Tezno si stimano 60-80.000 uccisi.

Note

  1. ^ Cristianità, aprile 1980, n. 60, p. 9-12.
  2. ^ Nikolai Tolstoy, Victims of Yalta, Hoddon and Stoughton, Londra 1977

Bibliografia

  • Od Bleiburga do Nasih Dana, in lingua croata, 1995.
  • Tudi mi smo umrli za domovino / Slovenia 1941-1948-1952: anche noi siamo morti per la Patria, AA. VV. Trieste 2005, in lingua slovena con traduzione italiana.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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