Abbazia della Santissima Trinità di Spineta: differenze tra le versioni

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L''''abbazia e chiesa della Santissima Trinità di Spineto''' si trova nel comune di [[Sarteano]], edificata in località "Spineto" sul versante sud-occidentale del [[ Monte Cetona]].
L''''abbazia e chiesa della Santissima Trinità di Spineto''' si trova nel comune di [[Sarteano]], edificata in località "Spineto" sul versante sud-occidentale del [[ Monte Cetona]].
== Storia ==
== Storia ==
Fondata nel [[1085]] da Willa, vedova del conte Pepone- Manenti di[[ Sarteano]],<ref> F. Liverani, ''Il ducato e le antichità longobarde e Saliche di Chiusi'' , Ed. A. Forni.(BO), 1978 p.274.</ref> nel [[1112]] l' Abbazia fu affidata ai monaci [[Vallombrosani]] di [[Abbazia di San Loremzo a Coltibuono|Coltibuono]]. Successivamente il conte Manente, discendente di Willa, nelle vicinanze della fondazione ottenne a livello il terreno di Poggio Moiane « per edificarvi torri ew case»;<ref> F. Liverani, ''Ibidem'', p. 283.</ref> nel [[XIV secolo]] il centro fortificato di Poggio delle Moiane divenne libero comune.<ref> M. Marrocchi, ''Sarteano'', Ed. Pieraldo, Roma 1996, p. 53.</ref> Durante il [[ Medioevo]] l' Abbazia di Spineto fu importante centro religioso per i fedeli residenti nella [[Val d'Orcia]] e nella confinante [[ Val di Chiana]].Nelle sue strutture ospitalizie l' Abbazia accolse i viandanti che dalla vicina [[Via Francigena]] transitarono in direzione di Roma per recarsi in pellegrinaggio presso la tomba di [[ San Pietro]]. Sul fiire del [[XV secolo]] iniziò il periodo della sua decadenza. L' Abbazia fu oggetto di numerose commende e nel [[1627]] passò ai [[Cistercensi]] che vi rimasero fino alla soppressione del [[1784]], anno della sua soppressione deliberata dal [[Granduca Leopoldo II]].La fondazione già separata dal potere eccclesiastico fu amministrata dallo [[Spedale degli Innocenti]] che trasformò la sua struttura originaria in fattoria agricola.[[ M. Marrocchi, ''Ibidem'' p. 54.]]Nel [[1831]] iniziarono successivi passaggi a soggetti privati.
Fondata nel [[1085]] da Willa, vedova del conte Pepone- Manenti di[[ Sarteano]],<ref> F. Liverani, ''Il ducato e le antichità longobarde e Saliche di Chiusi'' , Ed. A. Forni.(BO), 1978 p.274.</ref> nel [[1112]] l' Abbazia fu affidata ai monaci [[Vallombrosani]] di [[Abbazia di San Loremzo a Coltibuono|Coltibuono]]. Successivamente il conte Manente, discendente di Willa, nelle vicinanze della fondazione ottenne a livello il terreno di Poggio Moiane « per edificarvi torri ew case»;<ref> F. Liverani, ''Ibidem'', p. 283.</ref> nel [[XIV secolo]] il centro fortificato di Poggio delle Moiane divenne libero comune.<ref> M. Marrocchi, ''Sarteano'', Ed. Pieraldo, Roma 1996, p. 53.</ref> Durante il [[ Medioevo]] l' Abbazia di Spineto fu importante centro religioso per i fedeli residenti nella [[Val d'Orcia]] e nella confinante [[ Val di Chiana]].Nelle sue strutture ospitalizie l' Abbazia accolse i viandanti che dalla vicina [[Via Francigena]] transitarono in direzione di Roma per recarsi in pellegrinaggio presso la tomba di [[ San Pietro]]. Sul fiire del [[XV secolo]] iniziò il periodo della sua decadenza. L' Abbazia fu oggetto di numerose commende e nel [[1627]] passò ai [[Cistercensi]] che vi rimasero fino alla soppressione del [[1784]], anno della sua soppressione deliberata dal [[Granduca Leopoldo II]].La fondazione già separata dal potere eccclesiastico fu amministrata dallo [[Spedale degli Innocenti]] che trasformò la sua struttura originaria in fattoria agricola.<ref> M. Marrochi, ''Ibidem'' p. 54.</ref>Nel [[1831]] iniziarono successivi passaggi a soggetti privati.
== Architettura ==
== Architettura ==
La chiesa [[romanico|romanica]] ha il tipico impianto vallombrosano: una navata con tetto in vista, ampio transetto con bracci coperti da volte a crociera e tre absidi inserite nella parete terminale sovrastate da eleganti lunette. All'incrocio tra navata e transetto è inserita una cupoletta, protetta esternamente da un tiburio quadrilatero. Il campanile a vela in mattoni,più recente, sovrasta la campata romanica. La facciata, con un portale settecentesco, è rivestita in filaretto di calcare chiaro. Unici elementi decorativi sono una figura di quadrupede scolpita entro una lunetta del transetto e due animali a debole rilievo, scolpiti nella facciata. All'interno, la tela con la "'''Madonna del Buonconsiglio''". Negli anni recenti le strutture edilizie del complesso abbaziale hanno subito un accurato restauro ed oggi vengono utilizzate per importanti incontri culturali e cerimonie religiose.
La chiesa [[romanico|romanica]] ha il tipico impianto vallombrosano: una navata con tetto in vista, ampio transetto con bracci coperti da volte a crociera e tre absidi inserite nella parete terminale sovrastate da eleganti lunette. All'incrocio tra navata e transetto è inserita una cupoletta, protetta esternamente da un tiburio quadrilatero. Il campanile a vela in mattoni,più recente, sovrasta la campata romanica. La facciata, con un portale settecentesco, è rivestita in filaretto di calcare chiaro. Unici elementi decorativi sono una figura di quadrupede scolpita entro una lunetta del transetto e due animali a debole rilievo, scolpiti nella facciata. All'interno, la tela con la "'''Madonna del Buonconsiglio''". Negli anni recenti le strutture edilizie del complesso abbaziale hanno subito un accurato restauro ed oggi vengono utilizzate per importanti incontri culturali e cerimonie religiose.

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Coordinate: 42°56′57″N 11°50′53″E / 42.949167°N 11.848056°E42.949167; 11.848056

L'abbazia e chiesa della Santissima Trinità di Spineto si trova nel comune di Sarteano, edificata in località "Spineto" sul versante sud-occidentale del Monte Cetona.

Storia

Fondata nel 1085 da Willa, vedova del conte Pepone- Manenti diSarteano,[1] nel 1112 l' Abbazia fu affidata ai monaci Vallombrosani di Coltibuono. Successivamente il conte Manente, discendente di Willa, nelle vicinanze della fondazione ottenne a livello il terreno di Poggio Moiane « per edificarvi torri ew case»;[2] nel XIV secolo il centro fortificato di Poggio delle Moiane divenne libero comune.[3] Durante il Medioevo l' Abbazia di Spineto fu importante centro religioso per i fedeli residenti nella Val d'Orcia e nella confinante Val di Chiana.Nelle sue strutture ospitalizie l' Abbazia accolse i viandanti che dalla vicina Via Francigena transitarono in direzione di Roma per recarsi in pellegrinaggio presso la tomba di San Pietro. Sul fiire del XV secolo iniziò il periodo della sua decadenza. L' Abbazia fu oggetto di numerose commende e nel 1627 passò ai Cistercensi che vi rimasero fino alla soppressione del 1784, anno della sua soppressione deliberata dal Granduca Leopoldo II.La fondazione già separata dal potere eccclesiastico fu amministrata dallo Spedale degli Innocenti che trasformò la sua struttura originaria in fattoria agricola.[4]Nel 1831 iniziarono successivi passaggi a soggetti privati.

Architettura

La chiesa romanica ha il tipico impianto vallombrosano: una navata con tetto in vista, ampio transetto con bracci coperti da volte a crociera e tre absidi inserite nella parete terminale sovrastate da eleganti lunette. All'incrocio tra navata e transetto è inserita una cupoletta, protetta esternamente da un tiburio quadrilatero. Il campanile a vela in mattoni,più recente, sovrasta la campata romanica. La facciata, con un portale settecentesco, è rivestita in filaretto di calcare chiaro. Unici elementi decorativi sono una figura di quadrupede scolpita entro una lunetta del transetto e due animali a debole rilievo, scolpiti nella facciata. All'interno, la tela con la "'Madonna del Buonconsiglio". Negli anni recenti le strutture edilizie del complesso abbaziale hanno subito un accurato restauro ed oggi vengono utilizzate per importanti incontri culturali e cerimonie religiose.

Note

  1. ^ F. Liverani, Il ducato e le antichità longobarde e Saliche di Chiusi , Ed. A. Forni.(BO), 1978 p.274.
  2. ^ F. Liverani, Ibidem, p. 283.
  3. ^ M. Marrocchi, Sarteano, Ed. Pieraldo, Roma 1996, p. 53.
  4. ^ M. Marrochi, Ibidem p. 54.

Biblografia

  • Francesco Liverani, Il Ducato e le antichità longobarde e saliche di Chiusi ed. A. Forni, Ris.1978 , pgg. 301
  • Mario Marrocchi Sarteano, Ed. Pieraldo, Roma, 1996, pgg.85. ISBN 88-85386-35-0