Uthman ibn Maz'un: differenze tra le versioni

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Versione delle 11:56, 8 lug 2009

ʿUthmān b. Maẓʿūn (o Maẓʿūm) b. Ḥabīb (... – 625) è stato uno dei primi discepoli di Maometto e uno di coloro che gli furono più vicini, al punto di essere annoverato tra i suoi "apostoli".

Figlio di un importante capotribù della Mecca, del clan dei Jumaḥ, fu uno di coloro che presero parte alla cosiddetta Piccola Egira in Abissinia, e fu tra quelli che, al diffondersi di voci sull'accettazione dell'Islam da parte dei meccani, fece ritorno alla propria città, rimanendovi anche dopo avere scoperto che tali voci erano infondate ed i musulmani erano ancora perseguitati. Poté farlo grazie alla protezione di Walid ibn Mughira, che era stato amico di suo padre.

In seguito, però, per non avere privilegi rispetto ai suoi correligionari, rinunciò a questa protezione e un giorno, trascinato in una disputa con il poeta Labid e con il suo uditorio, ricevette un colpo al viso che gli fece perdere un occhio, del che egli non si lamentò, considerandolo anzi un segno di distinzione[1].

In effetti, la figura di 'Uthman è caratterizzata da una tendenza all'ascetismo che sconfinava con l'autolesionismo. Sembra che già prima dell'incontro col Profeta egli conducesse vita austera, che fosse astemio e che avesse raccolto intorno a sé alcuni seguaci (tra cui due fratelli, un figlio e altri parenti), al pari di altri hanif dell'epoca, confluendo poi nella religione proclamata da Maometto.

Sposato con Khuwaylah bint Hakim, si ricorda che, tra gli eccessi della sua ascesi, avesse deciso di far voto di castità ("di cui sua moglie si sarebbe lamentata con Aisha"[2]) e addirittura che avesse chiesto al Profeta il permesso di potersi castrare (richiesta, questa, che non ottenne il consenso di Maometto).

Morì nell'anno 3 dell'Egira, un anno dopo la vittoriosa battaglia di Badr, cui egli stesso aveva partecipato.

Note

  1. ^ Mirza Bashīruddīn Maḥmūd Aḥmad, Life of Muhammad, Islamabad, Islam International Publications, 2005, pp. 44-45.
  2. ^ Maxime Rodinson, Muhammad, Londra, Tauris Parke Paperbacks, 2002, ISBN 1-86064-827-4, p. 114.