Gino Pollini: differenze tra le versioni

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Versione delle 14:01, 7 dic 2007

Gino Pollini (Rovereto, 19 gennaio 1903Milano, 25 gennaio 1991) è stato un architetto italiano.

Biografia

Pollini frequenta le scuole ed il liceo a Rovereto, evidenziando interesse per la filosofia della musica e per lo studio del violino. Passione per la musica che poi infuse al figlio, Maurizio Pollini, pianista e direttore d'orchestra italiano di fama internazionale. Il prosieguo degli studi vede impegnato Pollini a Milano, iscritto per un paio d'anni alla facoltà di ingegneria e quindi, seguendo i consigli di Depero, a quella di architettura dove si laureò nel 1927.

Architettura

L'esordio lo vede impegnato in una serie di articoli pubblicati sulla rivista "Rassegna italiana" con lo scopo di evidenziare le necessità di rinnovamento del fare architettonico allora ancora legato ai richiami neoclassicisti. Quasi contemporanea la partecipazione, nel 1926, al Gruppo 7 che, formato da laureandi in architettura, segnerà l'inizio ufficiale del razionalismo in Italia. Tra i componenti del gruppo il milanese Luigi Figini, suo coetaneo, che gli sarà amico e socio in tutta la sua vita professionale (Figini e Pollini).

Tra i suoi primi progetti vi è la "Casa elettrica di Bolzano" pubblicata nel settembre del 1929 sulla rivista milanese "Natura" e che prelude all'opera realizzata l'anno successivo per la quarta triennale di Monza e segnalate in seguito tra le prime opere significative del razionalismo italiano.

Sempre nel 1929, in collaborazione con Adalberto Libera ed allo studio del geometra Elvio Laitempergher di Bolzano, partecipa vincendolo ex-aequo, al "Concorso per il piano regolatore di Bolzano" con un progetto centrato sulla realizzazione di zone fra loro correlate da un impianto viario radiale secondo un modello ispirato al di poco precedente piano per Amsterdam. La proposta di pianificazione urbanistica prevede anche la formazione di un terzo ponte sul torrente Talvera alla altezza dell'attuale del Guncina (ponte Dolomiti) per conformare un continuum delle zone a verde dei quartieri di Gries e S.Pietro-S.Osvaldo. Intervento progettuale sintesi del fare razionalista (suddivisione in zone specializzate in residenza, lavoro, svago, servizi correlate da un impianto viario differenziato) e di quello organico (salvaguardia del continuum aperto alle zone verdi).

Il progetto per Bolzano è preludio al suo impegno nel settore urbanistico che lo porterà a rappresentare la cultura architettonica italiana nei congressi internazionali del CIAM ed ad essere parte attiva, nel 1933, alla stesura della Carta d'Atene, affermazione del credo razionalista in urbanistica.

Momento determinante per la carriera professionale è l'incontro con Adriano Olivetti che gli affida l'incarico di realizzare nel 1934 le Officine di Ivrea, nel 1940 la mensa aziendale, nel 1941 l'asilo nido, nel 1942 le Case per gli impiegati. Tutti lavori improntati al fare razionalista, caratterizzati da un esercizio di stile di rigore semantico di sintattico con ricorso ad un vocabolario ridottissimo, limitato e sintetico, per una poetica priva di aggettivi con l'attenzione tutta puntata sugli schemi spaziali, l'uso di materiali poveri, sul rifiuto della decorazione.

Negli stessi anni prosegue il suo impegno nella pianificazione territoriale, nel 1935 elabora il piano per un quartiere di Ivrea, nel 1937 partecipa alla stesura del piano regionale della Val d'Aosta e nei 1940, in collaborazione con Luigi Piccinato, lavora al piano regolatore di Ivrea.

Il dopoguerra lo vede docente presso alla facoltà di architettura di Milano, quindi a Palermo dove dirige il dipartimento di scienze. Persegue nell'insegnamento e nei progetti professionali nuovi rapporti di fruizione del costruito, con tensioni giocate sui rapporti geometrici di continue articolazioni spaziali che variano le vedute, sollecitano evocazioni, allusioni, suggeriscono compenetrazioni ed interrelazioni. Le forme si fanno meno e espressive, più astratte e vengono assunte nella loro essenza geometrica e ritmica.

Nel 1951 in collaborazione con Gio Ponti esegue a Milano per l'Ina-casa il quartiere Harar e nel 1952 realizza la Chiesa della "Madonna dei Poveri" in cui lo spazio interno è fortemente segnato dalla luce che penetra filtrata da vetri colorati delle pareti laterali ed esplode dall'alto sull'altare.

Nei suoi lavori, Pollini, propone con maestria un'intelligente integrazione fra il repertorio modernista e quello tradizionale ricercando un armonioso inserimento di un edificio moderno e l'ambiente già costruito, sempre coerente a ciò che aveva scritto ai suoi esordi ne Rassegna italiana: "il fare architettura deve risultare da una stretta aderenza alla logica e dalla razionalità".

Bibliografia

  • Alè F., Bertelli G., Guidari S., Figini e Pollini e Milano, in "Domus", n.695, giugno 1988, IV
  • Blasi C., Figini e Pollini, Edizioni di Comunità, Milano, 1963
  • Gregotti V., Marzari G. (a cura di), Luigi Figini - Gino Pollini, Opera Completa, Electa, Milano, 1996
  • Laitempergher F., Ricordo di Gino Pollini, ne "Quaderni de Il Punto", n.3, Centro culturale Il Punto, Bolzano, 1991
  • Savi V., Figini e Pollini. Architetture 1927-1989, Electa, Milano, 1990

Collegamenti esterni

Voci correlate