Giordano Bruno Verdesi: differenze tra le versioni

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Versione delle 14:47, 7 mag 2021

Giordano Bruno Verdesi (Roma, 23 dicembre 1906[1]Roma, 1982) è stato un imprenditore e dirigente d'azienda italiano, pioniere dell'industria elettronica in Italia nel secondo dopoguerra.

Biografia

Nato a Roma nel 1906, figlio di un tipografo, fin da giovane seguì con interesse lo sviluppo e la diffusione della radio avvenuta negli anni venti.[1][2] Nel 1933, l'assemblea dei soci della Radiotelemeccanica Fiamma, cui fondatore e titolare era l'inventore Ermanno Fiamma, lo nominò liquidatore della società, dove presumibilmente Verdesi era dipendente prima di mettersi in proprio e fondare nell'anno medesimo la ditta individuale Industria Radiotecnica Italiana G. Bruno Verdesi.[2][3][4] Sempre in quell'anno, assieme al signor Lorenzo Joli, costituì a Roma la Società Italiana Macchine Cifranti Kryha, per svolgere l'esercizio di rappresentanza e di commercio delle macchine per cifrare Kryha.[5]

L'attività dell'IRI consisteva nella produzione di apparecchiature elettrotecniche per uso professionale, quali trasmettitori e ricevitori radiotelevisivi, alimentatori anodici, convertitori di corrente continua in alternata, filtri livellamento di corrente, microfoni Velotron senza voltaggio (su licenza della statunitense Bruno Laboratories di New York), sistemi di antenna trasportabili, scaricatori per aeroplani, survoltori di tensione ed accessori e componenti per radio.[4][6] Lo sviluppo dell'impresa, prima Industria metalmeccanica a sorgere nella capitale, fu rapido e immediato, ed il numero di dipendenti crebbe notevolmente, passando nel volgere di pochi anni dalle decine di unità iniziali a 108.[4][7]

Negli anni quaranta, Verdesi iniziò a progettare e costruire i primi esemplari di autoradio, ma l'ingresso italiano nella Seconda guerra mondiale impose la conversione della produzione per scopi bellici della sua impresa.[2][8] Dopo l'occupazione tedesca di Roma avvenuta nel 1943 a seguito dell'Armistizio di Cassibile con cui si ruppe l'alleanza militare italo-tedesca, le attività di IRI subirono una brusca interruzione allorché la fabbrica fu posta sotto sequestro dalle autorità militari germaniche.[2] Nel 1944, nell'IRI fece ingresso l'ingegner Carlo Daroda, con il quale peraltro, Verdesi fondò nello stesso anno anche due società che operavano nei settori del commercio, dei trasporti, delle assicurazioni e dell'abbigliamento.[9] Le attività dell'impresa poterono essere riprese alla fine del conflitto, e Verdesi, prevedendo un forte sviluppo della motorizzazione di massa fece avviare l'attività di progettazione e sviluppo delle autoradio, messe in commercio con il marchio Autovox, che nel 1953 divenne il nome dell'azienda, affermatasi come una delle più importanti nel settore dell'elettronica di consumo nel panorama italiano ed europeo.[2]

Verdesi ricoprì la carica di amministratore delegato di Autovox fino al 1971, quando decise di cedere le sue quote di partecipazione alla multinazionale statunitense Motorola.[2][10] Inoltre, ricoprì altre cariche in enti e società, tra cui quelle di presidente della Commissione industria della Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Roma, di consigliere di amministrazione di Società Autostrade Romane ed Abruzzesi e l'Istituto San Paolo di Torino, di membro della Commissione nazionale per le società e la Borsa e della CCIA nazionale.[10]

Morì nel a Roma nel 1982.[8]

Onorificenze

Cavaliere del lavoro - nastrino per uniforme ordinaria
— Roma, 2 giugno 1964[11]
Grande Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria

Note

  1. ^ a b Atto di nascita n. 3840/1906, volume 7, parte I, serie B, Comune di Roma
  2. ^ a b c d e f R. Della Rovere, L'agonia dell'Autovox, cinquant'anni di fatti e misfatti romani, in Corriere della Sera, 10 aprile 1996, p. 41.
  3. ^ Foglio degli annunzi legali della provincia di Roma n. 53 del 4 luglio 1933, p. 2001
  4. ^ a b c Annuario industriale di Roma e del Lazio, Confederazione fascista degli industriali - Unione provinciale di Roma, 1938, p. 435.
  5. ^ Foglio degli annunzi legali della provincia di Roma n. 1 del 4 gennaio 1933, p. 820
  6. ^ Annuario politecnico italiano. Guida generale delle industrie nazionali. 1939, 1939, p. 493.
  7. ^ G. Pagnotta, La geografia degli insediamenti produttivi tra il dopoguerra e gli anni Cinquanta, in Roma moderna e Contemporanea, vol. 8, n. 1-2, Università degli Studi Roma Tre - CROMA, gennaio-agosto 2000, pp. 191-228.
  8. ^ a b P. Toscano, Imprenditori a Roma nel secondo dopoguerra. Industria e terziario avanzato dal 1950 ai giorni nostri, Gangemi, 2011, p. 54.
  9. ^ Guida Monaci 1945. Annuario generale industriale e commerciale di Roma, Guida Monaci, 1945, pp. 310, 377.
  10. ^ a b (EN) Who's who in Italian economic life, Casa Editrice Nuova Mercurio, 1967, p. 733.
  11. ^ Giordano Bruno Verdesi, su cavalieridellavoro.it. URL consultato il 7 maggio 2021.
  12. ^ Verdesi Sig. Giordano Bruno, su quirinale.it. URL consultato il 7 maggio 2021.

Bibliografia

  • (EN) AA.VV. - Who's who in Italian economic life - Milano, Editrice Nuova Mercurio, 1967.
  • P. Toscano - Le origini del capitalismo industriale nel Lazio: imprese e imprenditori a Roma dall'unità alla seconda guerra mondiale - Cassino, Università degli studi di Cassino, 2002, ISBN 888317089X.
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