Il manicomio: differenze tra le versioni

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Goya aveva già affrontato l'argomento della follia con il suo dipinto ''[[Il cortile dei lunatici]]'' del 1793, ma ''Il manicomio'' mostra una gran varietà di figure più individualizzate e caratterizzate, senza nessun ricorso ad idealizzazioni di sorta; inoltre, i pazzi non sono più raffigurati principalmente come grotteschi esemplari di uomini, bensì come povere vittime emarginate e reiette da una società incapace di accoglierli.
Goya aveva già affrontato l'argomento della follia con il suo dipinto ''[[Il cortile dei lunatici]]'' del 1793, ma ''Il manicomio'' mostra una gran varietà di figure più individualizzate e caratterizzate, senza nessun ricorso ad idealizzazioni di sorta; inoltre, i pazzi non sono più raffigurati principalmente come grotteschi esemplari di uomini, bensì come povere vittime emarginate e reiette da una società incapace di accoglierli.


== Bibliogragia ==
== Bibliografia ==
* {{Es}} BOZAL, Valeriano, ''Francisco Goya, vida y obra'', Madrid, Tf, 2005, 2 vols. (Aficiones, 5-6), vol. 2, pages 171-172. ISBN 978-84-96209-39-8.
* {{Es}} BOZAL, Valeriano, ''Francisco Goya, vida y obra'', Madrid, Tf, 2005, 2 vols. (Aficiones, 5-6), vol. 2, pages 171-172. ISBN 978-84-96209-39-8.



Versione delle 17:26, 20 ott 2015

La casa dei matti
AutoreFrancisco Goya
Data1812-1819
TecnicaOlio su tela
Dimensioni46×73 cm
UbicazioneReal Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid

La casa dei matti (Casa de locos) o Il Manicomio (Manicomio) è una tavola ad olio di Francisco de Goya, realizzata tra il 1812 e il 1819. Il soggetto è un ospedale psichiatrico, coi suoi ospiti ritratti in svariate pose.

Ispirato da Giovanni Battista Piranesi con le sue architetture claustrofobiche, la sola fonte di luce del dipinto è rappresentata da una finestra collocata in alto all'unica parete visibile, una soluzione volta, per così dire, a soffocare le figure sottostanti, le quali sono costituite da personaggi ben distinti, tutti impegnati in comportamenti grotteschi e caricaturali - uno di loro indossa quello che sembra essere un gran copricapo piumato, un altro si dimena portando un cappello a tricorno, un altro ancora è dipinto nell'atto di benedire l'osservatore, mentre molti dei personaggi sono nudi.

Nelle mostre d'arte dell'Illuminismo spagnolo, le istituzioni di cura psichiatriche costituivano una tematica ricorrente e, così, questo quadro potrebbe essere inteso come una forma di denuncia nei confronti delle pratiche terapeutiche dell'epoca in ambito mentale. Del resto, anche se così non fosse, Goya fu sempre molto attratto dalla rappresentazione della follia, della deformità e della perversione. Ad alcuni dei soggetti rappresentati potrebbe anche essere data una interpretazione allegorica, intendendo in questo modo il quadro come una sorta di galleria parodistica di certe importante figure della società coeva all'autore (ad esempio, l'uomo col tricorno potrebbe costituire lo scimmiottamento di un ufficiale militare, il folle benedicente quello di un prete). Questo dipinto, inoltre, sviluppa l'argomento del 'mondo dei sogni' ('mundo al revés') ed è difatti collegato alla celebre serie di litografie Los disparates.

Goya aveva già affrontato l'argomento della follia con il suo dipinto Il cortile dei lunatici del 1793, ma Il manicomio mostra una gran varietà di figure più individualizzate e caratterizzate, senza nessun ricorso ad idealizzazioni di sorta; inoltre, i pazzi non sono più raffigurati principalmente come grotteschi esemplari di uomini, bensì come povere vittime emarginate e reiette da una società incapace di accoglierli.

Bibliografia

  • (ES) BOZAL, Valeriano, Francisco Goya, vida y obra, Madrid, Tf, 2005, 2 vols. (Aficiones, 5-6), vol. 2, pages 171-172. ISBN 978-84-96209-39-8.

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