Secessione di Berlino

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La giuria dell'esposizione della Secessione di Berlino del 1908

La secessione di Berlino (in tedesco: Berliner Secession) del 1898, guidata da Max Liebermann[1], è successiva a quella di Monaco (1892) e a quella di Vienna (1897). Nella storia dell'arte viene detto secessione il movimento dei giovani artisti ed architetti che alla fine del diciannovesimo secolo si dissociarono dagli stili ufficiali delle accademie d'arte.

I fatti[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1892 Max Liebermann e Walter Leistikow avevano fondato il Gruppe der Elf (Gruppo degli undici) con lo scopo di creare spazi alternativi per l'arte moderna a Berlino con l'organizzazione di piccole esposizioni indipendenti. Fra queste iniziative, il 5 novembre del 1892, fu inaugurata una mostra personale di Edvard Munch al Verein Bildender Künstler di Berlino, che, dopo appena una settimana, fu chiusa dalle autorità, perché le opere furono ritenute impresentabili (non finite e brutte)[2].

A seguito di questi avvenimenti nel 1893, dietro l'impulso di Max Liebermann, un gruppo di artisti più all'avanguardia si ritirarono dal Verein e fondarono la Secessione berlinese. Perciò, parallelamente alla Großen Berliner Kunstausstellung (Grande Esposizione d'arte di Berlino), ebbe luogo la Freien Berliner Kunstausstellung 1893 (Libera esposizione d'arte di Berlino 1893) a cui, fra gli altri, aderirono Adolf Brütt, Max Kruse, Walter Leistikow, Reinhold Lepsius, Lesser Ury, Ernestina Orlandini allora Ernestine Schultze-Naumburg e ovviamente Max Liebermann.

Nel 1898 la giuria della Großen Berliner Kunstausstellung aveva respinto una pittura di paesaggio di Walter Leistikow, questa fu la prova che le istituzioni esistenti non avrebbero mai fornito alcun sostegno alla nuova arte. Di conseguenza diedero una struttura organizzativa alla Secessione di Berlino, Leistikow come organizzatore ebbe l'adesione di 65 artisti e Max Liebermann fu eletto presidente. Oltre al presidente Liebermann ed a Leistikow il Consiglio era costituito da Otto Heinrich Engel, Ludwig Dettmann, Oskar Frenzel, Curt Herrmann e Fritz Klimsch.

Come faranno più tardi anche i secessionisti di Monaco, i berlinesi si organizzarono prontamente sul piano economico, il che contribuì certamente all'affermazione dei giovani artisti. Con l'aiuto di Paul Cassirer e di suo cugino Bruno fu subito aperta una galleria di arte moderna, intendendo con ciò interrompere ogni relazione con l'arte classica. Ed effettivamente la galleria esponeva solo le opere degli artisti berlinesi contemporanei e quelle degli impressionisti e postimpressionisti francesi.

Negli anni seguenti l'organizzazione berlinese fu ripetutamente scissa e riconfigurata, sia per le varie correnti artistiche che subentrarono, sia per i pesanti disaccordi tra gli amministratori. Venne ufficialmente soppressa nel 1933. Nei trentacinque anni della sua esistenza, la secessione berlinese associò moltissimi artisti, soprattutto pittori, ma anche scultori, grafici ed architetti. La maggior parte di essi se ne allontanava molto presto, non appena cioè abbracciava una delle linee artistiche emergenti nel mondo.

Tra gli esponenti della secessione berlinese vanno inoltre ricordati: Hans Baluschek, Ernst Barlach, Max Beckmann, Josef Block, Lovis Corinth, Anna Costenoble, Charles Crodel, Philipp Franck, August Gaul, Karl Hagemeister, Ulrich Hübner, Willy Jaeckel, Max Klinger, Oskar Kokoschka, Käthe Kollwitz, Heinrich Eduard Linde-Walther, Otto Modersohn, Emil Orlik, Hans Orlowski, Franz Skarbina, Maria Slavona, Max Slevogt, Wilhelm Trübner, Heinrich Zille e Dora Hitz, cofondatrice.

Riviste[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Giulio Carlo Argan, L'arte moderna (1770/1970), Firenze, 1970, p. 258.
  2. ^ Edvard Munch (6 novembre 2013-27 aprile 2014). Mostra di Genova (PDF), su knauf.it.

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