Rivelli

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Rivelli (disambigua).

Rivelli (o di Rivello) è un cognome di antiche origini, le cui prime testimonianze si trovano già in alcuni documenti che lo datano intorno all'anno mille. È nel periodo compreso fra il X e l’XI secolo che si osserva il progressivo affermarsi di forme di autocoscienza familiare, che possono essere originate dal possesso di una determinata funzione all’interno della comunità, come ad esempio quella politica oppure da un diverso e più rilevante ruolo sociale.[1][2]

Il cognome trae solitamente origine dal nome di un avo e nell’antichità in Italia sono dovuti soprattutto all’aggiunta di vari elementi, che nel tempo sono divenuti ereditari. Essi si presentano in varie forme e in quelle che terminano in -i, come Rivelli, sono riflessi di antiche formule espresse in latino con il genitivo spesso di origine notarile, che presentano un'ellissi di alcuni elementi, come filius in quelle di paternità, oppure con l’indicazione patronimica espressa anche con la formula de, come de Rivello, derivanti da toponimi.[3]

Sulla nobiltà di questa famiglia ci sono numerosi documenti e la stessa è riportata essere imparentata con famiglie di primo piano del meridione d’Italia. Risulta imparentata con gli Aquino Castiglione, famiglia di origine longobarda che possedeva il feudo di Aquino fin dal 996; con la Filangieri di sangue normanno, venuta con Roberto il Guiscardo nel 1045; con i Del Balzo, famiglia di origine francese, signori di Balz in Provenza e discendenti da Re Guglielmo di Arli e Principe di Orange; con la Filomarino che prese origine da Marino Console della Repubblica Napolitana nel X secolo; con la famiglia Sersale, forse di origini Normanna o Greca. Mentre è citata nella storia della famiglia Zurlo o Piscicelli, a proposito di Bernardo Zurlo, che fu tra i baroni inviati in Calabria nel 1324 per la custodia del regno, tra cui figura Odolino de Rivello.[4]

La prima citazione dei Rivelli si rinviene nel testamento di Manfredi Marchio Longobardorum, si tratta di Tancredi, figlio di Ugo Marchese del Manso del 1145, dove a Ubertinus de Rivello detiene alcune vigne di proprietà del marchese che lascia ai suoi figli, nella zona del Polesine, dove si era rafforzata enormemente l’influenza dei marchesi d’Este, di stirpe longobarda. Ciò rafforza la tesi che la famiglia de Rivello, denominata così per la signoria di Rivello in Basilicata, sia stata una famiglia molto vicina ai longobardi e che sia scesa in Italia attraverso alcune delle loro spedizioni, acquisendo sul campo diversi feudi per meriti.[5]

I Rivelli (o di Rivello) sono presenti nel Catalogo dei Baroni (aggiornamento del 1167). Jordanus de Rivello (Giordano), infatti, è citato in un documento del 1152, che lo vede feudatario in capite de Domino Rege (ovverosia di una baronia maggiore, in quanto direttamente nominata dal Re) avente ad oggetto i territori attualmente comprendenti i comuni di San Giuliano Teatino e di Ari, nella Contea di Teate, e cioè di Chieti, ubicata nella connestabilia del Conte Boamondo "in capite Rege", quindi con un'investitura con due feudi di notevole rilievo dal momento che esprimeva, in condizioni di normalità, 3 cavalieri corazzati (pari a una rendita di 60 once d'oro) e, in augmento, ben 6 cavalieri e 12 fanti (pari a una rendita di ben 120 once d'oro).[6]

Un documento del 1158 trascritto dal notaio Atenulfo cita il Signor Pietro Rivello, come destinatario di una donazione da parte di Guglielmo figlio di Angerio, Camerario di Re Ruggiero, consistente in una selva posta in una contrada detta della Prata.[7]

È interessante ricordare anche che, nell'anno 1171, Renato di Rivello (Renier de Rivelle), fratello di Giordano, è presente alla corte della Duchessa Alice di Borgogna assieme ad altri gentiluomini per assistere, quale testimone, alla stipula di un atto.[8] Mentre Bonifacio Rivelli (Bonefatius), figlio di Giordano (forse nato verso il 1168), nel 1188, è fra i consoli del Comune di Modena. Siamo negli anni in cui Enrico di Svevia aveva sposato Costanza d'Altavilla (1186) e pertanto, alla morte di Re Guglielmo II, era divenuto legittimo erede del trono siciliano oltre che reggente della corona imperiale in occasione della partenza del padre Federico Barbarossa per la Crociata. Ciò spiega la presenza di un cittadino del Regno normanno nella magistratura di un Comune emiliano.[9]

Il cognome potrebbe far parte anche di un ceppo di origine francese, venuta con le prime spedizioni dei Normanni e stabilitasi nell’Italia Meridionale. Infatti una moltitudine di guerrieri normanno-francesi vennero nel meridione d’Italia a cercare fortuna ed è per questo motivo che nei documenti in Francia si trovano famiglie distinte da toponimi italiani. Durante le loro conquiste questi condottieri crearono delle signorie e dei feudi, i cui nomi poi divennero dei patronimici e con i quali erano contraddistinti anche successivamente in Francia. In diversi documenti francesi, soprattutto dei primi anni, si trovano personaggi con nomi come Jean de Rivello o Willelmus de Rivello.[10]

Questo per distinguerlo e non confondere con Giovanni di Gianvilla, titolare dell'incarico di Giustiziere di Terra d'Otranto allorché, qualificato familiare di re Carlo II d'Angiò, nel 1284 ottiene il permesso di sposare Isabella Filangieri figlia del Conte Riccardo, già deceduto, ricevendo in dono i feudi di San Valentino, Miglianico e Picerico in Abruzzo Citra, che a volte viene chiamato Giovanni di Rivello anche lui, a volte Giovanni de Alverniaco. Dalla sua unione con Isabella Filangieri nacque Ilaria di Gianvilla, moglie di Loffredo Filomarino.[11]

Opizzone di Rivello, (nato verso il 1215) nel 1240, sotto il regno dell'Imperatore Federico II è Capitano Imperiale ad Aqui.[12]

Enrico di Rivello (nato verso il 1212) è Siniscalco presso il palazzo imperiale di Federico II in Sicilia; nel 1237-1238 ricopre l'importantissimo incarico di vicario imperiale nel Regno di Arles, con sede ad Avignone, poi sostituito da Gioacchino Spinola.[13][14] Nel 1245 è consigliere di Re Corrado (poi Imperatore Corrado IV in Germania), e, nel 1248, è Vicario Imperiale in Pavia e nord Italia (“vicarius a Papia superius).[15] Dopo la morte di Corrado IV (1254), sotto il Regno di Manfredi, nel 1265, Enrico di Rivello appare qualificato come vir illuster e Signore di Chiaromonte[16] e nel 1267 Enrico di Rivello (ora definito il Vecchio) appare Conte di Rivello e Garsiliati (Grassuliato a Mazzarino) e signore di Laino (oggi Laino Castello). Succede al fratello Giovanni nella signoria di Rivello, elevata a Contea; l'ulteriore contea di Garsiliati appare essere il premio ottenuto per la sua fedeltà agli Svevi. Non a caso egli parteggia per la fazione imperiale anche durante la Guerra tra Carlo I d’Angiò e Corradino di Svevia (1267) e nel 1270 subisce la confisca dei feudi.[17][18] Enrico di Rivello, che governava il reame come Vicario di Federico, "aveva trovato gravi questioni con vescovo d'Arles al quale contendeva i diritti sulla città."[19]

Un altro figlio di Giovanni di Rivello rimane a Modena, dove dà vita ad un ramo che si estingue dal momento che, nel 1316, i figli di Rivellino de' Rivelli, Guglielmo e Azzino, entrano tonsurati nel Monastero di Nonantola.[20]

Nel 1224 Oberto e Martino de Rivello hanno il feudo di Santo Stefano secondo quanto riporta la Cronica di Benvenuto Sangiorgio.[21]

Roberto di Rivello (nato verso il 1235) figlio di Enrico, nel 1276-1277, e quindi sotto il regno di Carlo d'Angiò, figura barone di Ballicia (Casale nella Sicilia Citra) per un anno, dopo di che il feudo viene ceduto alla Curia.[22] Inoltre lo stesso nel 1276 riceve in dono da Re Carlo la metà di Castelbuono in Sicilia (Ipsigro), quindi dal demanio regio e poi successivamente l'avrebbe riacquistato da questo assieme al casale di Belici in cambio del casale di Piazza. nel 1276.[23] Verosimilmente l'incarico si spiega con il tentativo (riuscito) della famiglia di inserirsi nelle strutture del nuovo regno angioino. Da Roberto di Rivello discendono poi Giovanni e Odolino o Odolmo.

Tra gli esponenti più significativi si trova Giovanni di Rivello, Signore di Rivello di Basilicata, che nel 1235 sposa Stefania d’Aquino, figlia di Landolfo, Signore delle Grotte.[24] Don Giuseppe Recco, Duca d'Acquadia fa chiarezza proprio sulla figura di Giovanni di Rivello. Egli infatti chiarisce che si tratta di un nobile che godeva della signoria di Rivello,originario della Famiglia Balbano, che godeva della Signoria di Dragone, i contadi di Conza e d'Apici, e nella cui famiglia nacque Minora di Dragoni, fatta sposare dal Re Manfredi con Federico Maletta, fratello carnale della mamma dello stesso Manfredi. Dalla unione di Giovanni di Rivello e Stefania d'Aquino nacque Odolino di Rivello.[25] Giovanni di Rivello è titolare dell' incarico di Giustiziere di Terra d'Otranto allorché, qualificato familiare di re Carlo II d'Angiò, nel 1284 ottiene il permesso di sposare Isabella Filangieri figlia del Conte Riccardo, già deceduto, ricevendo in dono i feudi di San Valentino, Miglianico e Picerico in Abruzzo Citra.[26] Nel 1292 riceve anche la metà del feudo di Castiglione in Abruzzo.[27] Risulta deceduto nel 1299.[28] Va però detto che questo Giovanni di Rivello, in alcune fonti (ad es. Recchio, Notizie di famiglie nobili ed illustri della Città e Regno di Napoli, Napoli, 1717, p. 42-42) è indicato come appartenente alla famiglia Gianvilla, di origine francese e definito de Alverniaco, e sarebbe stato investito delle qualifiche di Gran Maresciallo del Regno nel 1302 e di Gran Connestabile nel 1308. Il dato appare dubbio, dal momento che, come detto, egli risulta deceduto nel 1299: i diplomi di Carlo II del 22 febbraio 1284 e del 10 marzo del 1284, poi, citano espressamente “dominus Joannes de Rivello terre ydronti familiaris et devotus noster” (il primo) e “dominus Johannes de Rivello dilectus familiaris domini patris nostri” (il secondo), e solo nel diploma del 16 settembre 1299 si parla di “Ysabella Filangeria ... mulier relicta quondam Ioannis da Alverniaco”. Si è trattato, probabilmente, di una sovrapposizione, da parte di alcuni autori, di due omonimi, il Giovanni di Rivello e il Giovanni Gianvilla de Alverniaco.

A dimostrazione dell'importanza della famiglia e della sua politica espansiva sulla penisola, nel 1250 troviamo Messere Herrigo da Rivello nell'elenco dei podestà della città di Pisa.[29]

Bernardo Raimondo di Rivello (de Rebellis), altro figlio di Roberto, è Conte di Garsiliati (Grassuliato) e, nel 1299, è qualificato quale “strenuo difensore della nave regia di Federico d’Aragona nella Battaglia di Capo d’Orlando” e, con Blasco di Passaneto “strenuo difensore della Corona al tempo di Federico IV d'Aragona”.[30] È palese che, a seguito della rivolta dei Vespri Siciliani (1282) e il contemporaneo intervento aragonese, l'essere la contea di Garsiliati (oggi Mazzarino, in provincia di Caltanissetta) ubicata in Sicilia aveva portato Bernardo Raimondo a schierarsi con gli aragonesi.

Odolino di Rivello, figlio di Giovanni conte di Rivello, nato verso il 1286, è citato in un diploma di Carlo II del 1306, che autorizza Isabella Filangeria a riscuotere annualmente le once 16 e tarì 20 sul servigio feudale dovuto da Oldoino di Rivello, figlio del fu Giovanni.[31] Nel 1309 ottiene la conferma dei feudi da Roberto d'Angiò e l'autorizzazione ad inserire nello stemma il Giglio Angiolino con il motto “Gaude Lilio Fortitudo Principum Andegavensium[32] Letteralmente: Gioite per il Giglio, Forza dei Principi di Angers (Angioini) ”.[33] Nel 1303 Filippo di Sorrento di Capua dà in moglie la figlia Tomasa ad Odolino, figlio di Giovanni di Rivello.[34]

Nicola Rivelli, nato verso il 1325, figlio di Odolmo e Tomasa, nel 1371 divide una proprietà nella città di Campagna con Diego Campanino nobile cittadino.[17] La presenza in questa città è confermata dall'esistenza in Campagna del Palazzo Rivelli (XIV-XVII secolo). Antonio de Rivello, nato verso il 1355, che nel 1418 compare in un atto notarile nell'acquisto di una vigna a Campagna[35].

Antonius de Rivello è un insigne teologo e predicatore, nominato vescovo di Melfi, diocesi eretta nell'XI secolo in seguito all'arrivo nella regione dei Normanni, e fin dall'inizio fu immediatamente soggetta alla Santa Sede. Antonio de Rivello succede a Nicola Caracciolo nel 1363, con nomina di Urbano V.[36] Melfi insiste sullo stesso territorio di influenza della famiglia.

Galeazzo Rivelli Seniore, nato verso il 1365, detto il Barba, opera in Cremona negli anni dal 1385 al 1440.[37] La presenza della famiglia Rivelli in Lombardia si spiega probabilmente per gli effetti di alcune scelte politiche errate fatte dai Rivelli nel confuso periodo di lotte dinastiche fra Giovanna I, Carlo di Durazzo, Luigi II d'Angiò e Ladislao I, che fecero ritenere opportuno allontanarsi dal regno. Figli di Galeazzo Seniore sono: Cristoforo Rivelli detto il Moretto, primo figlio di Galeazzo Seniore, in vita negli anni 1465-1485. Giuseppe Rivelli, nato verso il 1407, secondo figlio di Galeazzo seniore, in vita nel 1480. Galeazzo Rivelli iuniore, nato verso il 1450, figlio di Giuseppe detto anche lui il Barba, opera in Cremona nel 1510 come pittore. Galeazzo Rivelli, nato verso il 1490, figlio di Galeazzo iuniore, detto del Panno opera nel 1513-1560.

Giovanni Andrea Rivelli, nato verso il 1520, è sindaco di Campagna nel 1548. Giovanni Luigi Rivelli (Ioan. Aloysius Rivelli), nato verso il 1545, definito in un'iscrizione del 1605 conte di Rivello e Garsiliati, dottore in utroque iure,[38] sindaco di Campagna nel 1568, nel 1569 sposa la nobile Antonia Papa[39].

Il monaco Hugo de Rivello è testimone di una donazione di Hugo Duca di Borgogna alla Abbazia di Saint- Martin per il tramite dell'Abate Achardus nel 1580.[40]

Nel 1407 in una lettera del Re Carlo VI dei Franchi, sulla formazione agli ambasciatori per l'unificazione della Chiesa al Papa Benedetto, nomina Johanne de Rivello come segretario del Duca d'Aquitania.[41]

Nel 1605 a Campagna nella chiesa della S.S. Trinità, nell'altare di San Donato aveva patronato di sepoltura la Famiglia Rivelli conti di Rivello e di Garsigliati, come si ricava da una lapide del 1605 che era lì collocata.[42]

Ancora una testimonianza più recente, nel 1737 Domenico Antonio Rivelli è il maggior contribuente in termini di tasse di Marsiconuovo. All'epoca è censito come nobile possidente[43][44].

Più recentemente il nobile Giuseppe Rivelli dei Conti di Rivello nato a Napoli il 24 febbraio 1773 e qui morto il 17 giugno 1860, figlio del nobile don Ignazio dei conti di Rivello ed Elisabetta Ruggiero, fu poeta e letterato italiano, fu membro dell'Accademia dell'Arcadia, con il nome arcadico di Aristo Meonio.

Il nobile Costantino Rivelli dei Conti di Rivello, nipote del poeta Giuseppe Rivelli, lo ritroviamo a Napoli nella Direzione delle Poste e Telegrafi, già Capo Ufficio in giovane età[45].

Questa famiglia nella sua storia e a riprova del suo status si trova imparentata con molte famiglie nobili e illustri casate dei regni d Napoli e Sicilia, dove era fiorita. A riprova delle sue origini longobarde si potrebbe portare le sue parentele con altre illustri famiglie come ad esempio la Aquino Castiglione, che possedeva il feudo di Aquino fin dal 996; con i Filangieri che nel 1045 figurano tra i cavalieri che seguirono Roberto il Guiscardo dello stesso sangue dei Duchi di Normandia; con i Filomarino da Marino Console della Repubblica Napolitana nel X secolo.[46]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (FR) Carla Marcato, Morphologie et formation des mots des plus anciens noms de personnes: domaine roman, in Handbücher zur Sprach- und Kommunikationswissenschaft, Berlin - New York, de Gruyter, 28 voll., vol. 11/2, 1996 (Namenforschung. Ein internationales Handbuch zur Onomastik, hrsg. von E. Eichler et al.), pp. 1187-1194 "
  2. ^ Origini del cognome Rivelli, su cognomix.it.
  3. ^ Marco Bettotti, Famiglia e lignaggio: L’aristocrazia in Italia, Università degli Studi di Trento
  4. ^ Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle Famiglie Nobili delle Provincie Meridionali d'Italia, Vol. I p. 92, 218; Vol. II, pp. 10, 21, 221; Vol. III p. 223.
  5. ^ Lodovico Antonio Muratori, Delle Antichità Estensi ed italiane, Parte Prima, p. 332. e in Ricerche Istorico-Cristiche delle Antichità di Este, Parte Prima, p. 528
  6. ^ Cronisti e Scrittori Sincroni Napoletani, Normanni, Catalogo dei Baroni, p. 610
  7. ^ Erasmo Ricca, La Nobiltà delle Due Sicilie, Parte Prima, Vol. II, p. 98
  8. ^ Un religeux Benedictin de l’Abbaie de St. Benigne de Dijion, Histoire Generale et Particuliére de Bourgogne, Dijon, 1739, p. 352
  9. ^ Tiraboschi, Memorie storiche modenesi con codice diplomatico, Modena, 1794, p. 153
  10. ^ Amato di Montecassino, Storia dei Normanni, Cassino, Ciolfi, 1999
  11. ^ Istoria dei Feudi delle due Sicilie, vol. II, pp. 138-139 "
  12. ^ H. De Albertis de Luynes, Historia Diplomatica Friderici Secundi, Parisiis 1859, vol. II, p. 477
  13. ^ Arles, Regno di, Federiciana, Treccani, 2005
  14. ^ H. De Albertis de Luynes, Historia Diplomatica Friderici Secundi, Parisiis, 1859, vol. I, pp. 149, 257
  15. ^ H. De Albertis de Luynes, Historia Diplomatica Friderici Secundi, Parisiis, 1859, vol. I, p. 150; vol. II, p. 476
  16. ^ id. I, pag. 150
  17. ^ a b Antonino Vincenzo Rivelli, Memorie Storiche della Città di Campagna, p. 16
  18. ^ Ricca, La Nobiltà del Regno delle due Sicilie, Napoli, 1862, I, 2, p. 188
  19. ^ Pietro Balan, Storia di Gregorio IX e dei suoi tempi, vol. III, p. 393
  20. ^ G.Tiraboschi, Storia dell'Augusta Badia di san Silvestro di Nonantola, Modena, 1784,I, pag. 197
  21. ^ Cronica di Benvenuto Sangiorgio, pag.57
  22. ^ v. Repertorio della Feudalità Siciliana 1282-1390, p. 463
  23. ^ I registri della Cancelleria Angioina ricostruiti da Riccardo Filangieri con la collaborazione degli archivisti napoletani, Accademia Pontiana, Napoli, 1961, XV, p. 25
  24. ^ " Notizie di Famiglie Nobili della Città e Regno di Napoli. Pag. 70 "
  25. ^ Giuseppe Recco, Notizie di Famiglie Nobili ed Illustri della città e del Regno di Napoli, pag.42-43
  26. ^ Istoria dei Feudi delle due Sicilie, II, pag. 138 e 139
  27. ^ Camera, Annali delle due Sicilie, Napoli, 1860, II, p. 27
  28. ^ Ricca, La nobiltà delle due Sicilie, Napoli, 1862, P.I, V. II, pp.138 e 143
  29. ^ Ludovico Antonio Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, Tomo XXIV, p. 643
  30. ^ La storia della Contea di Garsiliati p. 1
  31. ^ " Istoria de' feudi, cit., II, pag. 143 "
  32. ^ Angers
  33. ^ Antonino Vincenzi Rivelli, cit., p. 33 "
  34. ^ Biagio Aldimari, Memorie Historiche di diverse Famiglie Nobili così Napoletane, come forastiere, p.726
  35. ^ Antonino Vincenzo Rivelli, Memorie Storiche della Città di Campagna, p. 18
  36. ^ Ferdinando Ughelli, Italia Sacra Sive De Episcopis Italiae, Tomo I, p. 934
  37. ^ Lanzi, Le scuole lombarde di Mantova, Modena, Parma, Cremona, Milano, Bassano, 1809, p. 121
  38. ^ Antonino Vincenzo Rivelli, op. cit., p. 35
  39. ^ Antonino Vincenzo Rivelli, op. cit., pp. 18, 35
  40. ^ Histoire Genealogique de la Maison, p. 277
  41. ^ Tesaurus Novus Anecdotorum, Tomo II, p. 1357
  42. ^ Maurizio Ulino, Antonino Vincenzo Rivelli, op. cit., pp. 34,35
  43. ^ Antonio Lotierzo, Nell'Europa moderna: Marsicensi
  44. ^ Prof. Francesco Balletta, Le Finanze del Comune di Marcisonuovo nel Settecento, Università Federico II di Napoli, Facoltà di Economia, Storia Economica
  45. ^ Annuario d’Italia Calendario Generale del Regno, Regio Governo, 1896, pag. 356
  46. ^ Berardo Candida Gonzaga, Memorie delle Famiglie Nobili delle Provincie Meridionali d'Italia, Vol. I, p. 92, 218; Vol. II, pp. 21, 57