Progetto:Soroptimist/voci/appunti/Caterina Panciera Besarel

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già in Wikipedia Caterina Panciera Besarel

Caterina Panciera Besarel (Foto 1) nasce ad Astragàl di Forno di Zoldo il 23 settembre 1867, da Marina Fontanella de' Pellegrini e Valentino Panciera Besarel ( https://it.wikipedia.org/wiki/Valentino_Panciera_Besarel ), discendente da un'antica famiglia zoldana, attestata fin dal '600 a Col Cervèr e quindi ad Astragàl, a partire da Valentino senior (1747-1811), dedita alla lavorazione artigianale del legno e all'intaglio artistico (1). Il 19 giugno 1902 sposa Corradino Angelini di Udine, dove si trasferì. Pur dedicandosi alla famiglia e ai tre figli (Giannina, Valentino e Giovanni), continuò la collaborazione con la bottega paterna, nella quale erano impegnati, oltre al padre, lo zio Francesco e gli allievi. Si spegne nel 1947 a Astragàl di Zoldo.

Gli studi e l'apprendistato artistico

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Vive gli anni giovanili prevalentemente a Venezia, a San Barnaba, sul Canal Grande e dal padre apprende l'arte dell'intaglio e della plastica, in cui mostra una particolare predisposizione. Valentino è privo di figli maschi e fin da subito, da padre illuminato, lascia alle tre figlie incarichi di gestione e collaborazione nell’atelier Besarel: alla maggiore, Elisabetta (a), soprattutto il compito di tenere la corrispondenza con i committenti e nel campo amministrativo-commerciale, insieme con Giovanna (b); la terza figlia, invece, Caterina, viene da lui iscritta nel 1882 all'Accademia delle Belle Arti di Venezia, unica donna nella classe, che si segnala ben presto per le sue qualità vincendo un premio per le prove di ornato. Lo studio in Accademia e il lavoro nel laboratorio paterno contribuiscono a incrementare le capacità artistiche di Caterina, che le permetteranno di condurre la bottega nei periodi di assenza del padre, seguendo e coordinando le forniture per i committenti italiani e stranieri e stringendo relazioni per la partecipazione a importanti Esposizioni Universali (1).

La ditta Besarel

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Nel luglio 1883, a seguito del grande successo commerciale ottenuto dalla ditta Besarel, il padre inaugura lo stabilimento, già funzionante dal 1872, ma divenuto di proprietà e grandiosamente ampliato e organizzato a Palazzo Contarini, nell'ala più bassa verso Ca' Rezzonico, nel quale Caterina, ancora sedicenne, comincia ad assumere un ruolo importante: suo è il libretto che ritrae con colori a pastello i numerosi lavoranti e allievi della ditta (1). E quando, 18 mesi dopo, Valentino Besarel subisce un grave infortunio con perdita delle falangi di quattro dita della mano destra azionando una sega elettrica (4 marzo 1885), sarà Caterina a sostenere ed aiutare il padre nella lunga convalescenza, ad incoraggiarlo nella ripresa, passandogli gli attrezzi, dotati di una particolare impugnatura in legno di bosso e pero da lui stesso progettata, che gli permettevano di scolpire agevolmente il legno nonostante la menomazione alla mano. Sarà anche l’occasione per mettere Caterina alla prova come artista autonoma, sia nella modellazione dei soggetti artistici con la creta, a lei congeniale, che nella gestione dello stabilimento, soprattutto nei soggiorni di Valentino ad Astragàl, che saranno sempre più lunghi e frequenti. Come conferma la fitta corrispondenza col padre, è a Caterina che vengono indirizzate le richieste di modifica di un disegno o di un bozzetto preparatorio di opere d'arte e di sorveglianza dei numerosi allievi e operai dello stabilimento, che nel 1891 risultano ben ventisei (1).

Le opere e le collaborazioni

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Della produzione artistica di Caterina si conoscono ad oggi solo alcune opere firmate, prevalentemente in terracotta, ma è presumibile s’instauri già a partire dal 1883 una stretta collaborazione artistica con il padre e che questo sodalizio artistico influenzi la produzione successiva dell’atelier a dimostrare quale stima il Besarel nutrisse nei confronti della figlia (2). La sensibilità di Caterina è palese in una serie di opere importanti degli anni che seguirono: sono da riferirsi presumibilmente alla sua stessa mano le cariatidi a sostegno del tavolo portagioie della Regina Margherita al palazzo del Quirinale (1884) (3, 4) (Foto 2), caratterizzate da una delicatezza di forme e raffinatezza di disegno che preannunciano gli esiti della produzione più tarda dell’atelier Besarel, dove l’apporto di Caterina diviene via via determinante. (2). A Caterina viene attribuito giustamente il rinnovamento formale con l'introduzione dello stile floreale o Liberty nelle produzioni dell’ultimo periodo dell'atelier Besarel. Era una valentissima plasticatrice: sono forse le poche terracotte ancora rimaste o ad oggi rintracciate che ci forniscono la cifra stilistica dell’artista, come i ritratti privati dei genitori per i quali Caterina adotta un realismo sorvegliato e privo di retorica, quasi dimesso, ma proprio per questo assai intimo e affettuoso. I busti in terracotta della madre (Foto 3) e del padre (Foto 4), quest’ultimo modello per il busto in pietra del 1927 sulla facciata del Municipio di Forno di Zoldo, sono esposti nella Saletta Besarel dei Musei Civici di Belluno (5). Nel 1882 viene affidato a Valentino Panciera Besarel il rinnovamento degli arredi absidali della chiesa parrocchiale San Michele Arcangelo di La Valle Agordina, la cui ristrutturazione era iniziata nel 1862 ad opera dell'architetto feltrino Giuseppe Segusini. A Caterina viene affidata la parte centrale dell'Altare Maggiore. Lo sportellino del tabernacolo, dorato di stile antico, dove il restauro ha recuperato la scritta "... Venezia 1884", ha un disegno innovativo rispetto alle opere del padre, ed è sicuramente opera della felice mano della figlia. Lo sono forse anche i due angeli genuflessi ai lati dello sportellino" (6), anche se il disegno è di Valentino, ma l'interpretazione del modellato delle capigliature e altri dettagli li avvicinano alla sensibilità della figlia (7). Si annoverano in collezioni private anche uno Spinario capitolino in creta, copia di quello conservato nei Musei Capitolini e due bassorilievi in legno di cirmolo del 1900, raffiguranti la “Madonna con bambino”. Sono opere certe di Caterina gli splendidi Angeli genuflessi in terracotta (1889) (Foto 5) nella cappella di famiglia dei Besarel nella Chiesa di San Sebastiano ad Astragàl (1), un Angelo che suona in legno di cirmolo (collezione privata), i busti in terracotta della figlia Giannina (1902) e del figlio Valentino (1907) (collezione privata). Di grande modernità è in particolare il busto del figlio, che rispecchia il suo guardare alle avanguardie e suggerisce quasi un riferimento a Medardo Rosso. Sono attribuiti inoltre a Caterina gli Angeli cariatide in legno di cirmolo biaccato (1906) (Foto 6 e 7) dell'altare dell'Addolorata nella Chiesa di Igne (BL), in cui molto forte è l’ascendenza Liberty.

Riconoscimenti

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La ditta Besarel ebbe sempre un proprio padiglione alle Esposizioni Universali, a conferma di una fama di carattere internazionale. Caterina ricevette riconoscimenti personali alla World Columbian Exposition in commemoration of the four hundredth anniversary of the landing of Columbus, 1892-93, l'Esposizione universale di Chicago, con l'opera in creta La Merlettaia che fu premiata per "il modellamento fedele alla realtà della faccia e delle mani, la realistica figurazione del lavoro di merlettaia" (1).

La passione per la montagna e l'alpinismo

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Caterina è donna complessa, indipendente con molte passioni tra le quali la passione per la montagna e le lunghe escursioni, soprattutto nei soggiorni estivi ad Astragàl con i figli. Il figlio Giovanni Angelini annota nei suoi scritti la partecipazione della madre all'inaugurazione del Rifugio Venezia al Pelmo, l'11 settembre 1892, insieme con altre escursioniste (Foto 8), e l'ascensione successiva della madre in cima al Pelmo, di nascosto dal padre, con l’accompagnamento della guida Angelo Panciera di Zoldo detto “el mago” (1). Scopriamo così che Caterina è da annoverare tra le prime donne a salire il Pelmo con l’attrezzatura primordiale del tempo. Sicuramente trasmise ai figli, oltre all’interesse artistico e culturale, anche quello alpinistico, che, tramite il figlio Giovanni e la donazione della sua biblioteca di montagna alla città di Belluno, ha anche permesso la nascita del Centro Studi sulla Montagna della Fondazione Giovanni Angelini.


 a. Elisabetta Besarel, nata nel 1859, sposata con Antonio Casal, figlio dell’imprenditore zoldano Giuseppe, Bepo, che avviò lo Squero Casal di Venezia, fabbrica di gondole, tra cui la nota gondola della Regina Margherita (1884) su disegno del consuocero Valentino Besarel che ne intagliò il felze (8).  b. Giovanna Besarel, nata nel 1862, sposata Favretti a Padova, soggiornava per lo più in Zoldo.


1. Caterina Panciera Besarel, 1867-1947, artista e imprenditrice dalla val di Zoldo a Venezia. 2013. Fondazione Giovanni Angelini - Centro Studi sulla Montagna, Belluno.

2. Milena Dean, Valentino Panciera Besarel e l’arte dell’intaglio in Valentino Panciera Besarel (1829-1902), storia e arte di una bottega d’intaglio in Veneto. Catalogo della mostra, a cura di Massimo De Grassi. Provincia di Belluno, 2002, pp. 91-103.

3. Luisa Morozzi, Arredi lignei del XVIII e XIX secolo restaurati al Quirinale. Considerazioni sui recenti interventi di restauro, in Andrea Brustolon, Valentino Besarel. La scuola di restauro di Sedico (BL) interroga i grandi maestri, a cura di A. Spiazzi, E. Cason Angelini, M. Talo. Fondazione Giovanni Angelini - Centro Studi sulla Montagna e Centro Consorzi, 2016, pp. 39-82.

4. Luisa Morozzi, Alla corte di Margherita di Savoia. Gusto e scelte di arredo per le residenze reali di Monza e Roma, in Margherita di Savoia Regina d’Italia. Catalogo della mostra di Torino, Palazzo Madama, 13.10.2022-30.01.2023, a cura di M.P. Ruffino, Marsilio 2022, pp. 64-74.

5. https://mubel.comune.belluno.it/Collezioni/La-pinacoteca/Sculture

6. Milena Dean, "Opera di mirabile invenzione". L'altar maggiore della chiesa di San Michele Arcangelo a La Valle Agordina: storia e tecnica di restauro, in Andrea Brustolon, Valentino Besarel. La scuola di restauro di Sedico (BL) interroga i grandi maestri, a cura di A. Spiazzi, E. Cason Angelini, M. Talo. Fondazione Giovanni Angelini - Centro Studi sulla Montagna e Centro Consorzi, 2016.

7. Monica Pregnolato, La decorazione a finto marmo dell'altar maggiore della parrocchiale de La Valle Agordina, in Tesori d'arte nelle chiese dell'Alto Bellunese. Agordino, a cura di M. Pregnolato, Belluno 2006, pp. 179-188.

8. https://arzana.org/arti-e-mestieri/squerariolimaestri-dascia/la-famiglia-casal/

Bibliografia


www.angelini-fondazione.it https://www.soroptimist.it/public_nuovo/pdf/MANIFESTO-BESAREL-1.pdf https://www.radiopiu.net/wordpress/lo-scultore-panciera-besarel-nasceva-ad-astragal-di-zoldo-centonovanta-anni-or-sono/









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Caterina Panciera Besarel ( Astragal di Zoldo, 23 settembre 1867 – Astragal di Zoldo, 1947) è stata un'imprenditrice e scultrice italiana, specializzata in sculture lignee e in terracotta. Indice • 1Biografia • 2Riconoscimenti • 3Note • 4Bibliografia • 5Collegamenti esterni Biografia[modifica | modifica wikitesto] Caterina Panciera Besarel nacque a Zoldo il 23 settembre 1867[1], ultimogenita di tre figlie, in una famiglia dedita da generazioni alla scultura in legno. Il padre era l'affermato scultore Valentino che fu anche il suo primo maestro.[1] In seguito, tra il 1882-83 frequentò con profitto l'Accademia di belle arti di Venezia.[1] Negli ultimi quindici anni circa della vita del padre, che perse quattro dita per un infortunio alla mano destra nel 1885,[2] collaborò con lui nell'atelier Besarel di Venezia che richiamava una clientela nazionale e internazionale, portando avanti gli affari della bottega di famiglia e affiancandolo nel lavoro artigianale e artistico anche per commissioni di prim'ordine.[1][3][4] Caterina Besarel si specializzò nei ritratti, nei soggetti religiosi e nelle opere di genere, che realizzava in legno e terracotta.[1] Sono suoi anche alcuni arredi del Quirinale.[3] Nel 1889 modellò due angeli in terracotta "grandi al vero" per la chiesa di Astragal.[1] Nel 1901 sposò un Angelini e si trasferì con lui a Udine, ma la Grande Guerra costrinse Caterina a traslocare di nuovo; con la disfatta di Caporetto del 1917 casa loro fu occupata da parte di sconosciuti all'incirca per un anno e mezzo.[2] Del 1927-28 è datato il busto di Valentino Besarel, realizzato per la facciata del municipio di Zoldo.[1] Caterina Besarel, già vedova Angelini, si spense nel 1947, e con lei ebbe fine la dinastia dei Besarel scultori.[2] Varie opere le sono ormai attribuite, ma «è probabile che Caterina Besarel, crescita vicino e all'ombra del padre, abbia prodotto molte altre opere di cui non siamo a conoscenza. A lei potranno essere dedicate indagini ulteriori.»[5] Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto] Fin dagli anni dell'Accademia venne premiata per le sue opere e ottenne riconoscimenti.[1] Nel 1893 a Chicago ricevette il premio per la statua lignea La merlettaia.[1] Nel 2013 il museo civico di Belluno, in collaborazione con il comune e la Fondazione Giovanni Angelini – Centro studi sulla Montagna, le ha dedicato una personale.[6] Note[modifica | modifica wikitesto] 1. ^ Salta a:a b c d e f g h i Panzetta 2003, p. 677 2. ^ Salta a:a b c Giovanni Angelini ed Ester Cason Angelini 2002, pp. 10-11 3. ^ Salta a:a b Caterina Panciera Besarel, artista e imprenditrice dalla Val di Zoldo a Rosolina, su rosolina.corriere.it. URL consultato il 18 novembre 2022. 4. ^ Massimo De Grassi, Valentino Paciera, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2014. URL consultato il 18 novembre 2022. 5. ^ Giovanni Angelini ed Ester Cason Angelini 2002, p. 205 6. ^ Ester Cason Angelini 2013 Bibliografia[modifica | modifica wikitesto] • Alfonso Panzetta, Nuovo dizionario degli scultori italiani dell'Ottocento e del primo Novecento, vol. 2, Torino, Ad Arte, 2003, ISBN 88-89082-00-3. • Giovanni Angelini e Ester Cason Angelini, Gli scultori Panciera Besarel di Zoldo, Belluno, Provincia di Belluno Editore, 2002, ISBN 88-88744-04-5. (versione digitale parziale) • Ester Cason Angelini (a cura di), Caterina Panciera Besarel (1867-1947) artista e imprenditrice dalla Val di Zoldo a Venezia, Belluno, Fondazione Giovanni Angelini, 2013, ISBN 9788886106399. (catalogo della mostra a Belluno, Museo civico di Belluno dall'8 marzo al 26 maggio 2013) • Arte documento, volume 24, Electa, 2008