Processo Kastner

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Processo Kastner
TribunaleTribunale distrettuale di Gerusalemme
Nome completoIl procuratore generale del governo di Israele contro Malchiel Gruenwald
Sentenza22 giugno 1955
GiudiciBenjamin Halevi

Il processo Kastner, ufficialmente noto come Il procuratore generale del governo di Israele contro Malchiel Gruenwald, fu un processo per diffamazione tenuto a Gerusalemme. Le udienze si svolsero tra il 1º gennaio e l'ottobre 1954 presso il tribunale distrettuale di Gerusalemme davanti al giudice Benjamin Halevi, che rese nota la sentenza il 22 giugno 1955.[1]

Processo[modifica | modifica wikitesto]

Kasztner negli anni '50.
Gruenwald (al centro in primo piano) dopo aver lasciato l'aula durante il processo.

L'imputato Malchiel Gruenwald, albergatore che perse 52 parenti nel campo di concentramento di Auschwitz, accusò Rudolf Kasztner, avvocato e giornalista ungherese poi funzionario in Israele nel 1947, di collaborazionismo con i nazisti in Ungheria durante l'Olocausto. Le accuse furono rese note in una lettera, Lettera agli amici nel Mizrachi, pubblicata nell'agosto 1952.[1]

Il governo israeliano citò in giudizio Kastner, chiamandolo come uno dei 59 testimoni. Gruenwald fu rappresentato da Shmuel Tamir, un ex comandante dell'Irgun, che trasformò il caso in un esame delle azioni compiute dal partito sionista Mapai al governo durante l'Olocausto e di ciò che fu messo in atto per aiutare gli ebrei europei.[1] Una delle questioni chiave fu se Kastner, che in Ungheria aveva contribuito a fondare il Comitato di aiuto e soccorso di Budapest, avesse effettivamente collaborato con Adolf Eichmann e Kurt Becher, all'epoca dei fatti ufficiali delle SS, nei suoi sforzi per garantire un corridoio sicuro da Budapest alla Svizzera nel luglio 1944 per 1.684 ebrei, tramite quello che divenne noto come il treno Kastner.[1]

Gruenwald e Tamir accusarono Kastner di non aver avvertito la comunità ebraica ungherese che sarebbero stati caricati sui treni e portati nelle camere a gas di Auschwitz, sostennero che fosse a conoscenza delle camere a gas almeno dalla fine di aprile 1944 quando ricevette una copia del rapporto Vrba-Wetzler e che avesse trascurato di informare la comunità del falso reinsediamento dall'Ungheria. Il suo motivo, dissero, fu di salvaguardare il rilascio di un numero minore di persone, con inclusi la sua famiglia e i suoi amici.[2] Secondo Gruenwald e Tamir, non avendo allertato la comunità del pericolo, favorì le azioni delle SS evitando la diffusione del panico all'interno della comunità ebraica, cosa che avrebbe ostacolato l'organizzazione dei trasporti.

Il giudice si pronunciò a favore di Gruenwald, accusando Kastner di aver "venduto la sua anima al diavolo".[1] Kastner fu assassinato davanti casa a Tel Aviv nel marzo 1957 in seguito alla decisione del giudice.[3]

Appello[modifica | modifica wikitesto]

La maggior parte della sentenza fu ribaltata dalla Corte Suprema di Israele nel gennaio 1958. I cinque giudici, il giudice capo Yitzhak Olshan, Shimon Agranat, Moshe Silberg, Shneur Zalman Cheshin e David Goitein, accolsero l'appello di Kastner giudicato colpevole dell'assassinio indiretto degli ebrei ungheresi.

Cheshin scrisse:«Sulla base del materiale vasto e diversificato compilato nel corso dell'udienza, è facile descrivere Kastner come il peggior nemico e apporre il marchio di Caino sulla sua fronte, ma è anche possibile descriverlo come più candido della neve e considerarlo come "il giusto della nostra generazione". Un uomo che si è esposto a un pericolo mortale per salvare altre persone.»[1]

Quattro dei giudici, con Silberg dissenziente, accolsero l'appello per l'accusa di collaborazionismo. Secondo Asher Maoz, Silberg concordò con il giudice del processo che Kastner aveva "consapevolmente e in malafede, soddisfatto i desideri [...] dei nazisti, e quindi ha reso più facile per loro eseguire il lavoro di distruzione di massa". Tutti e cinque i giudici respinsero il ricorso relativo all'accusa secondo cui Kastner aveva aiutato Kurt Becher a sfuggire alla punizione dopo la guerra scrivendogli una lettera di raccomandazione.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Maoz
  2. ^ Linn, p. 41ff.
  3. ^ Weitz, pp. 5–7.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Approfondimenti[modifica | modifica wikitesto]

  • Leora Bilsky, Judging Evil in the Trial of Kastner, in Law and History Review, vol. 19, 1, Spring, 2001. URL consultato il 3 aprile 2023 (archiviato dall'url originale il 17 luglio 2001).
  • Leora Bilsky, Transformative Justice: Israeli Identity on Trial, University of Michigan Press, 2004.
  • Ralph Blumenthal, Once Reviled as Nazi Collaborator, Now a Savior, The New York Times, 21 ottobre 2009.
  • Ben Hecht, Perfidy, Milah Press, 1997 [1961].

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]