Probe nostis

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Probe nostris
Breve apostolico
Stemma di Papa Gregorio XVI
Pontefice Papa Gregorio XVI
Data 18 settembre 1840
Anno di pontificato X
Traduzione del titolo Convenientemente ai nostri
Argomenti trattati Diffusione del cattolicesimo nel mondo
Breve precedente Pastorale officium
Breve successiva Plura post

Probe nostis è un breve apostolico da papa Gregorio XVI. È datata 18 settembre 1840 e reca il sottotitolo "Sulla diffusione della fede", con cui essenzialmente il Papa si rivolge al lavoro missionario auspicando successo in tutto il mondo.[1]

Contenuto[modifica | modifica wikitesto]

«Ora, dopo aver confidato a Voi, Venerabili Fratelli, le angosce che Ci provengono dalle sventure, ma anche le consolazioni che Ci procurano i trionfi della Religione Cattolica, non resta che comunicare a voi la sollecitudine, che Ci assilla, per la maggiore prosperità delle Società tanto benemerite verso la Religione. Pertanto vi esortiamo caldamente nel Signore di favorire, proteggere e accrescere quelle Società entro i confini delle vostre diocesi»

Il ruolo dei laici nella comunità cattolica[modifica | modifica wikitesto]

L’apostolato dei laici, presente già in epoca medioevale, inizialmente per funzioni esclusivamente religiose e con figure come monaci e frati cominciò ad espandersi. Cominciò a maturare allora la coscienza di un “laicato” inteso come organico e specifico settore di funzione e di attività nella stessa vita della Chiesa.

La figura di Gregorio XVI[modifica | modifica wikitesto]

Con l'avvento di Gregorio XVI nel 1830 si ebbe un incremento dell’apostolato della preghiera e dei sacrifici; a tal fine, egli istituì settanta nuove circoscrizioni ecclesiastiche e rilanciò in modo deciso un’azione tesa al raggiungimento di un’attività missionaria più libera dal colonialismo delle grandi potenze europee, che influenzavano non poco la nascita e l’avvio delle nuove Chiese cattoliche nei Paesi colonizzati (principalmente latini). Nell’enciclica Commissum divinitus del 1835 specificò la divisione in due categorie di cristiani: l’una costituita da coloro con il compito di presiedere e comandare, ossia il clero e la gerarchia ecclesiastica; l’altra, composta da sottomessi che avrebbero dovuto sostanzialmente obbedire al Pontefice. Riportando le parole dell’imperatore Basilio egli espresse che ai laici non fosse consentito trattare in alcun modo questioni ecclesiastiche.

Il breve[modifica | modifica wikitesto]

Rivoluzionaria nel suo genere, l'enciclica fu la prima a focalizzarsi su un tema specificamente missionario riguardo all'evangelizzazione nel Sud colonizzato. Il Pontefice esortava la funzione apostolica dei laici, sollecitò le diocesi a raccogliere fondi per aiutare le missioni cattoliche nel mondo. Prese ad esempio l’associazione della “Propagazione della Fede”, fondata nel 1822 a Lione da Giovanni Muzi, per cui auspicava una celere espansione con le modeste offerte e con le quotidiane preghiere innalzate a Dio dagli associati. Quest’opera, finalizzata a sostenere gli operai apostolici ed a esercitare le opere della carità cristiana verso i neofiti, fu definita dal Papa:

«Degnissima dell’ammirazione e dell’amore da parte di tutti i buoni»

In seguito[modifica | modifica wikitesto]

Appoggiando la politica del suo predecessore, nel 1854 Pio IX sottolineò come la carità apostolica fosse il fondamento morale della preghiera apostolica e missionaria. La Chiesa deve pregare intensamente affinché tutti i popoli si convertano al Cristo e deve impegnarsi con tutte le sue forze per la salvezza collettiva dell’umanità. Nella lettera apostolica Exortae in ista del 1876 questi sollecita i laici, in quanto non coinvolti da Cristo nella gestione diretta della sua Chiesa, dovessero stare sottomessi a "dirigenti", ovvero i pastori legittimi. Ribadisce che comunque, a seconda del loro stato, essi possano fare gli ausiliari del clero.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Breve Probe nostis (18 settembre 1840), su vatican.va. URL consultato il 14 luglio 2021.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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