Morte digitale

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La morte digitale o morte virtuale è la cancellazione, volontaria o dovuta a un errore informatico, della presenza dell’essere umano in un servizio informatico o su un social network, ossia la perdita di dati personali e profili utente sulle piattaforme online.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il termine morte digitale è nato in relazione alla necessità di esprimere la perdita dei dati e dei profili personali presenti su internet. Già nel 2009 si parlò del tema dopo l'aggiunta da parte di Facebook della possibilità di segnalare la morte fisica di un utente e di creare un "profilo commemorativo" del defunto[1]. Hanno affrontato l'argomento anche alcuni autori, tra cui Christopher M. Moreman, Eric Steinhart, Yujin Nagasawa, Erik Wielenberg, John Romano e Evan Carroll. Tra i contributi italiani, invece, ci sono quelli di Giorgio Resta, Davide Sisto e Giovanni Ziccardi[2].

Morte fisica e morte digitale[modifica | modifica wikitesto]

Il dibattito sulla morte digitale si sostanzia principalmente sulla possibilità di far accompagnare la morte fisica con la morte digitale[2]. Alcuni social network prevedono già la possibilità di creare un profilo commemorativo o di nominare un contatto erede (ad esempio Facebook) o di chiedere la cancellazione dei dati a seguito della comunicazione del decesso . In alcuni casi gli utenti possono impostare la propria preferenza mentre sono ancora in vita accedendo alle impostazioni sulla privacy. Anche in caso di profilo commemorativo o della presenza di un contatto erede, la strada che la maggior parte delle piattaforme sta seguendo è quella di non rilasciare i dati di accesso dell'utente defunto ma di affidare solo la gestione del profilo in questione (con restrizioni e differenze rispetto a un profilo tradizionale)[2].

Servizi di eredità digitale[modifica | modifica wikitesto]

Negli ultimi anni stanno nascendo alcuni servizi che aiutano le persone a ottenere i dati online dei propri cari defunti.

Zephorum, per esempio, è una piattaforma online che offre per la prima volta la possibilità di indicare e osservare la volontà di un utente, sia in vita che post mortem. Si tratta di un ecosistema online che si prende cura del patrimonio affettivo digitale delle persone, recuperando i dati degli utenti deceduti e consentendo agli eredi di gestirli utilizzando un webetery (web+cemetery) dove è possibile visitare e celebrare i profili commemorativi dei propri cari.

L'obiettivo di Zephorum è quello di democratizzare il processo di successione digitale e la commemorazione online, il tutto in un'unica piattaforma. Ha realizzato infatti due prodotti principali, chiamati rispettivamente Urna e Mausoleo, che racchiuderanno l'intera esistenza digitale di un defunto.

Come dopo la morte, nel mondo reale, gli eredi dispongono del corpo fisico del defunto scegliendo come conservarlo per l'eternità, allo stesso modo Zephorum restituisce unità all'esistenza online della persona. Come? Aiutando gli eredi a effettuare, su loro richiesta, un'operazione di download e rimozione dei dati dai provider (social network, posta elettronica e cloud) ai quali era registrato il defunto. Il servizio racchiude poi i dati in un nuovo prodotto digitale, fruibile esclusivamente privatamente (Urna) o pubblicamente (Mausoleo).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ per maggiori informazioni consultare la sezione pivacy di Facebook
  2. ^ a b c Vedi in particolare il testo di Giovanni Ziccardi "Il libro digitale dei morti"

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) C.M.Moreman e A.D. Lewis (a cura di), Digital death: mortality and beyond in the online age, Santa Barbara, Praeger, 2014.
  • (EN) E. Steinhart, Y. Nagasawa e E. Wielenberg (a cura di), Your digital afterlives: computational theories of life after death, Londra, Palgrave Macmillan, 2014.
  • (EN) E.Carroll e J.Romano, Your digital afterlife: when Facebook, Flickr and Twitter are your estate, what’s your legacy?, in New Riders, 2010.
  • G. Resta, La morte digitale, in Il diritto dell’informazione e dell’informatica, vol. 6, 2014, pp. 891-920.
  • D. Sisto, Digital Death. Come si narra la morte con l'avvento del web, in Tropos. Rivista di ermeneutica e critica filosofica, vol. 2, 2016, pp. 29-46.
  • D. Sisto, La morte si fa social. Immortalità, memoria e lutto nell'epoca della cultura digitale, Torino, Bollati Boringhieri, 2018, ISBN 978-88-339-3030-5
  • D. Sisto, Ricordati di me. La rivoluzione digitale tra memoria e oblio, Torino, Bollati Boringhieri, 2020, ISBN 9788833933351
  • Giovanni Ziccardi, Il libro digitale dei morti. Memoria, lutto, eternità e oblio nell'era dei social network, Milano, UTET, 2017, ISBN 978-88-511-4452-4.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]