Masegno
Il termine masegno (o maxegno, masegna) in veneziano indica un blocco di pietra squadrato utilizzato nella pavimentazione delle strade[1]. Il vocabolo corrisponde all'italiano "macigno.
Insieme ai nizioleti, i masegni sono una peculiarità della viabilità terrestre di Venezia.
Storia
Questi blocchi di trachite di Monselice erano già utilizzati per la pavimentazione delle strade delle città di terraferma nella seconda metà del XVII furono introdotti anche in laguna per sostituire le vecchie pavimentazione in cotto. Sebbene lo Scamozzi cinquant'anni prima ne sconsigliasse l'uso e continuava a considerare preferibile il laterizio[2]:
«All'uso de' pedoni si confà ottimamente il selicar de mattoni […], Si come all'uso de' Carri, e Carrozze si confanno benissimo le pietre Selici, e Macigne; perché non sono così facilmente corrose dalle ruote de' Carri.
[per Venezia invece consigliava]
latercoletti cotti assai minori de' loro ordinarij, e lunghi un palmo, e larghi per la metà, come usamo anco noi à selicar le Piazze, e le strade nella Città»
Prima di allora i masegni in trachite, o in pietra d'Istria, erano utilizzati soltanto per i lavori di fondazione o difesa dall'acqua. Sicuramente invece dei masegni di pietra d'Istria erano usati per le maistre[3], le liste che racchiudevano in quadrati i mattoni disposti a spina di pesce e piantati a cortelo[4] nel terreno.
Indubbiamente l'introduzione dei masegni modificò l'aspetto della città sostituendo il grigio neutro e freddo della trachite al caldo rossastro dei mattoni esaltato dalle liste bianche. Ne rimane qualche esempio isolato come i campi antistanti alla Chiesa della Madonna dell'Orto e alla Scuola vecchia della Misercordia però falsificati nell'Ottocento dall'inserzione delle squadrature in trachite anziché in pietra d'Istria.[5].
È comunque da rilevare che in alcuni rilevanti casi si ebbe la capacità di alternare la pietra d'Istria alla trachite non tanto per definire con delle strisce bianche le pertinenze delle proprietà o dei percorsi quanto per creare un ornamento con un complesso disegno. È il precoce caso del sagrato di San Giorgio maggiore col suo fitto intreccio di quadrati e ottagoni imitato nel 1730 dal Massari ai Gesuati[6] o il più processionale disegno del Tirali realizzato tra il 1722 e il 1734 per la Piazza San Marco[7].
Anche la città di Trieste è stata pavimentata in stile veneziano con i masegni[8], come pure Rovigno in Istria.
Note
- ^ Concina 1988, pp. 96-97.
- ^ Gaier 2018, pp, 40-41.
- ^ Concina 1988, p. 94.
- ^ Concina 1988, p. 66.
- ^ Gaier 2007, p, 39.
- ^ Gaier 2007, p, 42.
- ^ Gaier 2007, pp, 44-48.
- ^ Porto Vecchio, Italia Nostra: i masegni vanno riutilizzati, evitare patchwork, Trieste All News, 24 agosto 2019
Bibliografia
- Chiara De Mattè, I capitolati storici per la conservazione delle pavimentazioni stradali del centro storico di Venezia, Insula
- Adolphe Morlot, Adolphe Charles Morlot, Sulla conformazione geologica dell'Istria
- Serena Zanetto, Tradizioni costruttive nell’Alto e Medio Adriatico (secoli VII-XI)
- Adolfo C. Dell'Acqua & al., 2011, Tradizioni del costruire nel territorio nazionale
- Robert Pickard, 2013, Management of Historic Centres
- Ennio Concina, Pietre parole storia, Venezia, Marsilio, 1988.
- Martin Gaier, Appunti per una storia della pavimentazione esterna a Venezia, in Lorenzo Lazzarini, Mario Piana e Wolfgang Wolters (a cura di), I pavimenti barocchi veneziani, Sommacampagna, Cierre, 2018.
Collegamenti esterni
- Masegni, 1200 interventi all’anno «Più coordinamento per salvarli», Corriere del Veneto, 4 dicembre 2009
- Il mercato nero dei masegni di Venezia: tolti e venduti al mercato nero per 195 euro al metro quadro, Il Gazzettino di Venezia, Venerdì 8 febbraio 2019
- Le pietre ferite sono il simbolo dello sfregio che umilia la città - il Corriere delle Alpi, su Archivio - il Corriere delle Alpi. URL consultato il 25 gennaio 2022.
- Piazza San Marco, masegni distrutti dall’acqua alta, su La Nuova di Venezia, 20 dicembre 2019. URL consultato il 25 gennaio 2022.
- Il mercato nero dei masegni di Venezia: tolti e venduti al mercato nero per 195 euro al metro quadro, su ilgazzettino.it, 8 febbraio 2019. URL consultato il 25 gennaio 2022.