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L'essere e il nulla

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L'Essere e il Nulla
Titolo originaleL'Être et le néant: Essai d'ontologie phénoménologique
AutoreJean-Paul Sartre
1ª ed. originale1943
1ª ed. italiana1958
Generesaggio
Lingua originalefrancese

L'Essere e il Nulla (L'Être et le Néant: Essai d'ontologie phénoménologique) è un saggio di ontologia fenomenologica pubblicato da Jean-Paul Sartre nel 1943 nel quale l'autore afferma che l'esistenza dell'individuo precede l'essenza e che il libero arbitrio esiste. Secondo la formula, espressa con un pensiero contraddittorio, scelta da Sartre per individuare la tragica natura dell'esistenza umana, «l'uomo è condannato a essere libero»; la necessità di dare un senso a questa tragedia implica un obbligo: la nostra responsabilità a inventare un significato[1].

L’essere è considerato nel fenomeno (essere del fenomeno) e nella coscienza (essere della coscienza); l’analisi, condotta con metodo fenomenologico, giunge dall’«essere del fenomeno» alla coscienza che, nel «cogito preriflessivo», si rivela come «coscienza (di) sé», il cui «tipo di essere» non è «un possibile prima dell’essere, ma […] la sorgente e la condizione di ogni possibilità». In tale prospettiva è l’«esistenza» stessa della coscienza a implicarne «l’essenza» (Introduzione).

L’‘essere-in-sé’ (être-en-soi), ossia l’essere dei fenomeni, statico e atemporale, «massiccio», «opaco» e «brutalmente esistente», che «non può mai essere altro che ciò che è»; l’‘essere-per-sé’ (être-pour-soi), ossia l’essere della coscienza, dinamico e temporale, che si «crea» costantemente e «non può coincidere con sé».

L’essere-per-sé, antitetico all’essere-in-sé, in quanto lo nega, delimitandolo e circoscrivendolo continuamente, si configura come non-essere e ciò avvia la riflessione ontologica sul nulla. L’essere-per-sé della coscienza è infatti negazione (négatité) mediante la quale essa genera il «nulla» (néantisation) dentro e intorno a sé.

La negazione riposa sulla condizione ineliminabile della «libertà»; l’uomo, per poter porre il nulla, «deve» essere libero, poiché in caso contrario la coscienza apparterrebbe completamente all’essere-in-sé e le modalità dell’interrogazione e della negazione non sorgerebbero.

Tale libertà è presenza del «nulla» dentro di noi, è «angoscia» di essere proiettati verso un cangiante essere-per-sé, cui le «routines» e i comportamenti di «malafede» non possono ovviare; l’uomo è «condannato alla libertà».

Il per-sé comporta un mondo in cui sono presenti altre coscienze e la relazione con gli altri comporta una reciproca oggettivazione e reificazione, ossia il «per-altri» (par-autrui) rivelato dall’analisi fenomenologica dello «sguardo», della «vergogna», dell’«odio» e del linguaggio, in cui Sartre recupera la riflessione hegeliana della dialettica servo-padrone. L’esistenza degli altri definisce lo scenario in cui l’anelito all’«autenticità» si realizza,

Edizioni italiane

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  • L'essere e il Nulla, traduzione di Giuseppe Del Bo, Collezione Arcobaleno n.5, Milano, Mondadori, 1958, p. 759.
  • L'essere e il Nulla, traduzione di Giuseppe Del Bo, Collezione La Cultura n.92, Milano, Il Saggiatore, 1964, p. 756.
  • L'essere e il Nulla, traduzione di Giuseppe Del Bo, a cura di F. Fergnani e M. Lazzari, Collezione La Cultura, Milano, Il Saggiatore, 2014, ISBN 978-88-428-2059-8.
  1. ^ François Noudelmann

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