Kocabaṣi

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Ioannis Logothetis, proestos di Livadeia, di Louis Dupré

I kocabaṣi[1][2] o kogiabasci[3][4], in greco κοτζαμπάσηδες?, kotzabasides; singolare κοτζάμπασης, kotzabasis; in serbo-croato kodžobaša, kodžabaša; in turco kocabaṣı, hocabaṣı) erano i notabili cristiani locali di alcune parti dei Balcani ottomani, per lo più della Grecia ottomana[5][6] e specialmente del Peloponneso. Erano anche conosciuti in greco come proestoi/prokritoi (προεστοί/πρόκριτοι, "primati") o demogerontes (δημογέροντες, "anziani del popolo"). In alcuni luoghi venivano eletti (come ad esempio nelle isole), ma, soprattutto nel Peloponneso, divennero presto un'oligarchia ereditaria, esercitando una notevole influenza e ricoprendo incarichi nell'amministrazione ottomana.[5]

Il titolo era presente anche nella Serbia ottomana e in Bosnia,[7][8] dove era conosciuto come starešina ("anziano, capo") al posto del nome ufficiale turco.[9] I termini chorbaji (dal turco çorbacı) e knez (titolo slavo) erano anche utilizzati per questa tipologia di titoli, rispettivamente in Bulgaria e Serbia.[10]

L'equivalente dei kocabaṣi nei villaggi ortodossi era il mukhtar nei villaggi musulmani, mentre i villaggi misti avevano entrambi.[11]

Durante la guerra d'indipendenza greca, l'antagonismo tra i kocabaṣi del Peloponneso, che cercavano di mantenere la loro precedente preponderanza e potere, e i capi militari provenienti dai clefti, fu una delle principali forze trainanti dietro lo scoppio delle guerre civili greche del 1824-1825, in cui prevalse la fazione “aristocratica” comprendente i kocabaṣi, i ricchi armatori di Idra e i Fanarioti.[12]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Autori Vari, Innocenzo XI Odescalchi: Papa, politico, committente, Viella Libreria Editrice, 26 novembre 2015, p. 188, ISBN 978-88-6728-531-0. URL consultato il 17 settembre 2021.
  2. ^ Maurice Cerasi, La città del Levante: civiltà urbana e architettura sotto gli Ottomani nei secoli XVIII-XIX, Jaca Book, 1988, p. 329, ISBN 978-88-16-40220-1. URL consultato il 17 settembre 2021.
  3. ^ Građa, Naucňo društvo SR Bosne i Hercegovine, 1956, p. 258. URL consultato il 17 settembre 2021.
  4. ^ “Il” Corriere italiano, J. P. Sollinger, p. 18. URL consultato il 17 settembre 2021.
  5. ^ a b Stavrianos, 2000, p. 273.
  6. ^ Zakythenos, 1976
  7. ^ Hannes Grandits, Herrschaft und Loyalität in der spätosmanischen Gesellschaft: das Beispiel der multikonfessionellen Herzegowina, Böhlau Verlag Wien, 2008, pp. 564-, ISBN 978-3-205-77802-8.
  8. ^ Jahrbücher für Geschichte und Kultur Südosteuropas: JGKS, vol. 8-10, Slavica Verlag, 2006, p. 92.
  9. ^ Milenko S. Filipović, Among the people, native Yugoslav ethnography: selected writing of Milenko S. Filipović, Michigan Slavic Publications, Dept. of Slavic Languages and Literatures, 1982, p. 261.
  10. ^ Stavrianos, 2000, p. 224.
  11. ^ Simpozijum Seoski dani Sretena Vukosavljevića: 14., 15. i 16. jun 1974. godine, Opštinskȧ zajednica obrazovanja, 1974, p. 98.
    «...На челу муслиманског села стајао је муктар (односно кмет), а у пра- вославним насел>има ове послове је обавл>ао коџобаша (кмет). У ме- шовитим селима постојали су паралелно и муктар (за муслимане) и коџобаша (за хришћане). Муктар, односно коџобаша, представл>а- ју почетну управну степеницу у државној управи, коју је углавном село бирало на јавном окупу. Некако ад балканских ратова наовамо и за муктара и за коџобашу је прихваћен општи...»
  12. ^ Richard Clogg, A concise history of Greece, Cambridge University Press, 2002, pp. 35ff, ISBN 0-521-80872-3, OCLC 47727187. URL consultato il 17 settembre 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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