Istituto professionale in Italia

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L'istituto professionale in Italia è una scuola secondaria di secondo grado di competenza statale, di durata quinquennale, articolata in 11 indirizzi distribuiti in due Settori - Servizi, e Industria e Artigianato – correlati con i percorsi di IeFP (Istruzione e Formazione Professionale) di competenza regionale, al fine di favorire eventuali passaggi, e con i codici ATECO. A conclusione del quinquennio lo studente consegue il diploma di Stato corrispondente al IV livello EQF, che consente l'accesso a percorsi di istruzione terziaria degli ITS (Istituti Tecnici Superiori), università o AFAM, accesso non possibile per chi è in possesso di diplomi quadriennali di IeFP, di competenza regionale.

L'istituto professionale si distingue dalle altre scuole secondarie di secondo grado per l’offerta formativa attenta sia agli studenti - prevedendo percorsi personalizzati di 264 ore nel primo biennio - sia ai settori produttivi di riferimento, con una formazione di indirizzo rafforzata da una solida preparazione culturale e arricchita da almeno 210 ore di esperienze di apprendimento esterne (PCTO), attuate a partire dalla classe seconda. Anche per gli istituti professionali è possibile l'attivazione dell'apprendistato per l'acquisizione di un diploma (o «di primo livello»).

Ordinamento attuale

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La revisione dei percorsi dell'istruzione professionale, collegata alla soluzione del contenzioso aperto con il riordino del 2010, viene prevista dalla legge 107/2015[1] «in raccordo con quelli dell'istruzione e formazione professionale» di competenza regionale, «attraverso la ridefinizione degli indirizzi e il potenziamento delle attività didattiche laboratoriali». Le indicazioni per l'attuazione sono contenute nel D.Lgs 61/2017[2].

Evoluzione del quadro orario degli istituti professionali in Italia, dal 1992 al 2017.

Attualmente sono attivi i seguenti indirizzi:

  1. Agricoltura, sviluppo rurale, valorizzazione dei prodotti del territorio e gestione delle risorse forestali e montane;
  2. Pesca commerciale e produzioni ittiche;
  3. Industria e artigianato per il Made in Italy;
  4. Manutenzione e assistenza tecnica;
  5. Gestione delle acque e risanamento ambientale;
  6. Servizi commerciali;
  7. Enogastronomia e ospitalità alberghiera;
  8. Servizi culturali e dello spettacolo;
  9. Servizi per la sanità e l'assistenza sociale IP 19 (ex servizi socio sanitari IP 02);
  10. Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: odontotecnico;
  11. Arti ausiliarie delle professioni sanitarie: ottico.

Funzionamento

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Gli istituti professionali dopo la revisione del 2017

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Nella revisione dei professionali vengono confermate le precedenti 1 056 ore annue e si mantengono le diverse proporzioni delle aree tra il primo biennio e i successivi tre anni, ma con un aumento delle ore di co-presenza di ITP nell'area di indirizzo.

Cambia, tuttavia, l'impalcatura generale dei percorsi, che si distingue nettamente da quella della scuola tradizionale e appare rispondente alle linee tracciate dai documenti europei per il miglioramento della qualità dell'istruzione.

Superamento dei confini tra le discipline attraverso gli "assi culturali"

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Un'evidenza del cambiamento della didattica disegnato nella revisione emerge dallo stesso quadro orario, che mostra il superamento dei confini delle discipline attraverso l'organizzazione del curricolo in «assi culturali», ambiti più ampi delle discipline[3], all'interno dei quali diventa più agevole sviluppare le competenze previste, sia generali che specifiche. La realizzazione dell'attività didattica esige necessariamente un ampio utilizzo della flessibilità organizzativa, di cui le scuole possono disporre in virtù della propria autonomia. La flessibilità didattica e organizzativa è richiesta anche per l'area di personalizzazione del biennio di 264 ore integrate nel percorso, non aggiuntive, mirata a ritagliare l'offerta formativa sulla base delle caratteristiche di ciascuno studente.

Quadro generale sull'impianto dell'istruzione professionale
AREA GENERALE COMUNE A TUTTI GLI INDIRIZZI
ASSI CULTURALI Discipline di riferimento Ore Biennio Ore III anno Ore IV anno Ore V anno
Asse dei linguaggi Lingua italiana, Lingua inglese 462 198 198 198
Asse matematico Matematica 264 99 99 99
Asse storico-sociale Storia, Geografia, Diritto ed Economia (biennio);

Storia (nel III, IV e V anno)

462 66 66 66
Scienze motorie Scienze motorie 132 66 66 66
RC o attività alternative RC o attività alternative 66 33 33 33
Totale ore Area generale 1188 462 462 462
AREA DI INDIRIZZO
Asse scientifico, tecnologico e professionale Scienze integrate, TIC, Discipline di indirizzo,

Laboratori professionali di indirizzo

924
Totale ore Area di Indirizzo 924 594 594 594
TOTALE PRIMO BIENNIO, SECONDO BIENNIO E V ANNO 2112 [1056 annue] 1056 1056 1056
Attività integrate - personalizzazione degli apprendimenti / PCTO 264 ore 210

Aggiornamento periodico degli indirizzi

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In continuità con le precedenti norme, al fine di prevenire il rischio dell'obsolescenza degli indirizzi, è previsto il periodico aggiornamento degli indirizzi da parte della «Rete nazionale delle scuole professionali»[4], di cui fanno parte istituti professionali - molti dei quali già costituiti in rete per indirizzo[5] - ed enti di formazione accreditati per l'IeFP[6]. Tale rete mantiene un rapporto costante con il mondo del lavoro e con le istituzioni di riferimento (regioni e uffici scolastici regionali), diffonde innovazione e buone pratiche relative ad alternanza «rafforzata», PCTO, percorsi di apprendistato.

Risultati di apprendimento in termini di competenze

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La revisione dell'ordinamento riprende, estendendoli all'intero quinquennio, gli "assi culturali" previsti nel 2007 per il primo biennio di tutti gli indirizzi del secondo ciclo, compresa la IeFP, per l'assolvimento dell'obbligo di istruzione[7], con esplicito riferimento alle competenze chiave della Raccomandazione europea del 2006[8]. L'asse "scientifico tecnologico" viene collegato all'area della professionalità e inserito nell'area di indirizzo.

Su queste basi e in considerazione dell'approvazione del repertorio nazionale delle qualifiche degli IeFP, vengono favoriti i passaggi[9] tra i due sistemi formativi e regolamentati da un Accordo definito in Conferenza Stato-Regioni[10]. Per il riconoscimento di crediti formativi, coerentemente con le indicazioni europee sulla trasparenza degli apprendimenti, è stato definito il modello di certificazione degli apprendimenti[11], che la scuola consegna, su richiesta, allo studente per ogni anno di frequenza e a conclusione del quarto anno[12].

Come avvenuto nel riordino del 2010, nel profilo in uscita dal quinquennio sono definite, insieme con le competenze di ciascun indirizzo, le competenze comuni a tutti gli indirizzi, riferite all'area generale. Queste sono articolate in conoscenze e abilità, in coerenza con le indicazioni europee,

Competenze di riferimento dell'Area generale - tutti gli indirizzi
  • Competenza 1 - Agire in riferimento ad un sistema di valori, coerenti con i principi della Costituzione, in base ai quali essere in grado di valutare fatti e orientare i propri comportamenti personali, sociali e professionali.
  • Competenza 2 - Utilizzare il patrimonio lessicale ed espressivo della lingua Italiana secondo le esigenze comunicative vari contesti: sociali, colturali, scientifici ed economici, tecnologici e professionali.
  • Competenza n. 3 - Riconoscere gli aspetti geografici, ecologici, territoriali dell’ambiente naturale e antropico, le connessioni con le strutture demografiche, economiche, sociali, culturali e le trasformazioni intervenute nel corso del tempo.
  • Competenza n. 4 - Stabilire collegamenti tra le tradizioni culturali locali, nazionali ed internazionali, sia in una prospettiva interculturale sia a fine della mobilità di studio e di lavoro.
  • Competenza n. 5 - Utilizzare i linguaggi settoriali delle lingue straniere previste dai percorsi di studio per interagire in diversi ambiti e contesti di studio e lavoro.
  • Competenza n. 6 – Riconoscere il valore e le potenzialità dei beni artistici ed ambientali.
  • Competenza n. 7 - Individuare ed utilizza le moderne forme di comunicazione visiva e multimediale anche con riferimento alle strategie espressive e agli strumenti tecnici della comunicazione in rete.
  • Competenza n. 8 - Utilizza le reti e gli strumenti informatici nelle attività di studio, ricerca e approfondimento.
  • Competenza n. 9 - Riconoscere i principali aspetti comunicativi, culturali e relazionali dell’espressività corporea ed esercitare in modo efficace la pratica sportiva per il benessere individuale e collettivo.
  • Competenza n. 10 - Comprendere e utilizzare i principali concetti relativi all'economia, all'organizzazione, allo svolgimento dei processi produttivi e dei servizi.
  • Competenza n. 11 - Padroneggiare l’uso di strumenti tecnologici con particolare attenzione alla sicurezza e alla tutela della salute nei luoghi di lavoro, alla tutela della persona, dell’ambiente e del territorio.
  • Competenza n.12 - Utilizzare i concetti e i fondamentali strumenti degli assi culturali per comprendere la realtà operativa in campi applicativi

Personalizzazione degli apprendimenti e il percorso personalizzato nel biennio iniziale

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Il modello didattico generale degli istituti professionali si fonda sul principio della personalizzazione educativa mirata al potenziamento delle competenze per l’apprendimento permanente, a partire dalle competenze chiave di cittadinanza, con l'attenzione al progetto di vita e di lavoro della studentessa e dello studente, nella prospettiva dell'occupabilità.

Per aiutare le scuole nel disegno delle attività didattiche sono messi a disposizione, insieme con le Linee Guida[13], alcuni strumenti operativi relativi all'ambito generale [14] e all'area di indirizzo[15], anche eleborati dalle Reti degli istituti.

Gradualità e progressività degli apprendimenti
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Nell'articolazione in risultati intermedi delle competenze in uscita dal quinquennio, generali e specifiche[16], si osserva una progressiva complessità dei risultati di apprendimento, correlata alla classe frequentata e al relativo livello, previsto dal sistema di referenziazione delle qualificazioni al Quadro nazionale delle Qualifiche[17], a sua volta correlato con il Quadro europeo delle qualifiche (EQF): II livello a conclusione del primo biennio, III livello a conclusione del terzo anno, III-IV livello a conclusione del IV anno, IV livello a conclusione del quinquennio.

Ad esempio, la «Competenza 1 - Agire in riferimento ad un sistema di valori, coerenti con i principi della Costituzione, in base ai quali essere in grado di valutare fatti e orientare i propri comportamenti personali, sociali e professionali» viene così declinata:

ESEMPIO DI DECLINAZIONE IN RISULTATI INTERMEDI
Competenza di riferimento Biennio III anno IV anno V anno
1 - Agire in riferimento ad un sistema di valori, coerenti con i principi della Costituzione, in base ai quali essere in grado di valutare fatti e orientare i propri comportamenti personali, sociali e professionali. Saper valutare fatti e orientare i propri comportamenti personali in ambito familiare, scolastico e sociale. Saper valutare fatti e orientare i propri comportamenti in situazioni sociali e professionali soggette a cambiamenti che possono richiedere un adattamento del proprio operato nel rispetto di regole condivise e della normativa specifica di settore. Saper valutare fatti e orientare i propri comportamenti in situazioni sociali e professionali strutturate che possono richiedere un adattamento del proprio operato nel rispetto di re gole condivise. Saper valutare fatti e orientare i propri comportamenti personali, sociali e professionali per costruire un progetto di vita orientato allo sviluppo culturale, sociale ed economico di sé e della propria comunità.

I risultati di apprendimento intermedi, per livello QNQ/EQF, sono declinati in conoscenze e abilità, correlati con gli assi culturali e ad eventuali competenze dell'area generale. Ad esempio, la competenza in uscita n. 1 dell'indirizzo «Servizi per la Sanità e l’Assistenza Sociale» Collaborare nella gestione di progetti e attività dei servizi sociali, socio-sanitari e socio-educativi, rivolti a bambini e adolescenti, persone con disabilità, anziani, minori a rischio, soggetti con disagio psico-sociale e altri soggetti in situazione di svantaggio, anche attraverso lo sviluppo di reti territoriali formali e informali», con riferimento al primo biennio, viene così descritta:

ESEMPIO DI DECLINAZIONE DI COMPETENZE INTERMEDIE DI INDIRIZZO - PRIMO BIENNIO
Periodo/

annualità

Livelli

QNQ/ EQF

Competenze

Intermedie

Abilità Conoscenze Assi culturali coinvolti Eventuali raccordi con

le competenze [...]

dell’area generale

BIENNIO II Costruire mappe dei servizi sociali, socio-sanitari e socio-educativi disponibili nel territorio e delle principali prestazioni erogate alle diverse tipologie di utenza Identificare le diverse tipologie di servizi presenti sul territorio.

Individuare le opportunità offerte dal territorio per rispondere a bisogni sociali, socio-sanitari e socioeducativi

Utilizzare i supporti informatici applicati al lavoro in ambito sociale, socio-sanitario e socio-educativo.

Il Welfare State in Italia.

Fonti e documenti per la rilevazione dei servizi territoriali.

Tipologia dei servizi sociali, socio-educativi, sociosanitari, sanitari.

Tipologia di utenza dei servizi sociali, socio-educativi, sociosanitari e sanitari.

Le agenzie di socializzazione nelle reti territoriali.

I principi di sussidiarietà nell’organizzazione dei servizi

Scientifico-tecnologico e professionale

Storico-sociale

Utilizzare le reti e gli strumenti informatici nelle attività di studio, ricerca e approfondimento

Queste rappresentazioni degli apprendimenti aiutano i docenti nella progettazione delle Unità di apprendimento (UdA), moduli didattici le cui parti sono correlate e sono quindi significativi per gli studenti, permettendo loro di raggiungere più agevolmente e consapevolmente i risultati attesi: le UdA rappresentano «il necessario riferimento per la valutazione, la certificazione e il riconoscimento dei crediti, soprattutto nel caso di passaggi ad altri percorsi di istruzione e formazione»[18].

La metodologia caratterizzante gli istituti professionali è prevalentemente fondata sul laboratorio, non inteso necessariamente in senso fisico, ma come contesto che stimola lo studente a porsi domande e a trovare risposte, valorizzando l'approccio induttivo e della ricerca, per un apprendimento esperienziale.

Il progetto formativo individuale (P.F.I.)
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Al fine di favorire il successo formativo degli studenti attraverso interventi di recupero e potenziamento, già con il riordino del 1992 viene prevista, per il triennio, un'area di approfondimento di 132 ore annue, in aggiunta a quelle dell'area generale e di indirizzo. Con la revisione del 2017, con analoghe finalità, si prevede nel biennio un percorso personalizzato di 264 ore complessive (132 ore annue), da avviare nel primo anno con la costruzione di un «progetto formativo individuale» a partire da un «bilancio personale» dello studente nel primo anno di frequenza, con costanti aggiornamenti. Questo percorso rappresenta per lo studente un'ulteriore opportunità per acquisire gli strumenti per orientarsi, rafforzando la consapevolezza della scelta dell’indirizzo di studio frequentato attraverso lo sviluppo di competenze chiave, previste per l'assolvimento dell’obbligo di istruzione: risultati coerenti con quelli individuati per i PCTO, che possono cominciare ad essere intrapresi a partire dalla seconda classe.

La valutazione degli apprendimenti
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L'impianto didattico dei professionali, caratterizzato dagli assi culturali per lo sviluppo di apprendimenti complessi quali le competenze, richiedendo il concorso di più discipline, implica di conseguenza, nell'ambito degli scrutini intermedi e finali, la collegialità della valutazione da parte del Consiglio di classe, con la documentazione degli esiti inserita nel progetto formativo individuale (P.F.I.) a conclusione del primo anno,

Tuttavia è prevista, nell'ambito degli scrutini intermedi e finali, anche la valutazione limitata alle singole discipline, espressa con voto numerico, rimanendo in vigore le norme relative alla valutazione e all'esame di Stato[19] che indicano le condizioni per il superamento dell'anno scolastico. Negli scrutini, quindi, ciascun docente, «sulla base delle evidenze raccolte, riporta sul proprio registro personale elettronico le proprie valutazioni, sulla base delle quali formula le proposte motivate di voto da sottoporre all’approvazione del consiglio di classe»[20].

Storia e ordinamenti previgenti

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L’istruzione professionale, di competenza statale, inizialmente gestita da più Ministeri, da una fase di frammentazione dovuta anche allo stretto collegamento alle realtà produttive del territorio, verso gli anni sessanta comincia ad assumere una propria identità rispetto all'istruzione tecnica e all'addestramento professionale, avendo l'istruzione professionale «lo scopo di promuovere l'armonico sviluppo della formazione umana e di quella professionale»[21]. L'istruzione professionale, su cui è infine affermata la competenza del Ministero della Pubblica istruzione, opera anche in parallelo, laddove esista, con la formazione professionale regionale; sulla definizione del rapporto tra queste due tipologie formative si occupano i progressivi interventi di riordino da parte del Ministero dell’Istruzione nel corso degli anni.

I progressivi interventi di modifica dell'ordine dei professionali - prima di durata biennale, poi triennale e infine quinquennale - hanno mirato a ridurne la frammentazione e definirne l’identità rispetto all’istruzione tecnica, trovando un equilibrio tra la dimensione culturale e la dimensione della professionalità, nella considerazione della necessità della formazione dello studente come cittadino e nella prospettiva della sua occupabilità. Più complessa risulta la relazione con l'IeFP regionale, caratterizzata da un collegamento diretto con il territorio e le sue esigenze; le qualifiche dell'IeFP, anche se non riconosciute a livello nazionale sino al 2010, riguardano indirizzi presenti anche nell'istruzione professionale statale[22].

Messa a regime del "Progetto 92" (1992)

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Lo stesso argomento in dettaglio: Progetto '92.

Un momento fondamentale è rappresentato dalla sperimentazione costituita dal «Progetto ‘92», la cui impostazione è messa a regime con il D.M. 24 aprile 1992[23], quando l’istruzione professionale, triennale, comprende cinque settori: atipici, servizi, industria e artigianato, marittimo, delle arti ausiliare sanitarie e 27 qualifiche, di cui 7 relative ai settori atipici.

Con la riduzione o la sostituzione, per la loro obsolescenza, delle figure in uscita, il riordino del '92 prevede nel triennio 40 ore settimanali, pari a 1320 ore annuali, diversamente distribuite nel biennio iniziale, dove prevale l'area «di formazione umanistica e scientifica», considerata «imprescindibile per un corso di studi di ordine superiore» - di 726 ore - a fronte delle 462 dell’area di indirizzo; nell’ultimo anno, invece, il rapporto si inverte a favore delle discipline di indirizzo. Si prevede che i contenuti degli indirizzi siano via via modificati per «assicurare una costante congruenza con le esigenze del mondo produttivo». All’area comune e a quella di indirizzo si accosta un’«area di approfondimento», di 132 ore annue, destinata anche ad attività di recupero e sostegno agli studenti più deboli.

Si definiscono inoltre le modalità di conduzione dell’Esame di stato per il conseguimento del diploma triennale di Stato.

Biennio postqualifica ordinamentale (1994)

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Con il Decreto Ministeriale 15 aprile 1994[24] si istituisce il biennio post-qualifica degli istituti professionali di Stato, caratterizzato da un «curricolo integrato». Al biennio lo studente può iscriversi dopo il conseguimento del diploma triennale di Stato.

Nel biennio postqualifica gli studenti svolgono complessivamente da 1200 a 1350 ore annuali, delle quali 900 presso la sede scolastica (450 ore dell’area comune e 450 dell'area di indirizzo). A queste si aggiungono dalle 300 alle 450 ore dell'«area di professionalizzazione» o «terza area», progettate in collaborazione con le Regioni e realizzate con la formazione regionale: complessivamente, nel biennio, possono arrivare a 900 le ore dedicate alle discipline di indirizzo con l'aggiunta di quelle dell’area professionalizzante. Sono anche previsti corsi surrogatori[25], progettati e attuati direttamente con realtà lavorative. In riferimento alla «terza area» nel decreto si usa l'espressione «esperienze di alternanza scuola-lavoro». A conclusione del percorso lo studente sostiene l'esame di Stato, attraverso il quale ottiene il diploma di Stato, e un «attestato di professionalità»[26]

Riordino degli istituti professionali (2010)

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Il riordino degli istituti professionali, chiamato «riforma Gelmini», è previsto nel 2008, con il decreto legge n. 112, convertito nella Legge 6 agosto 2008, n. 133, «recante disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria», che prevede, tra l'altro, la «ridefinizione dei curricoli vigenti nei diversi ordini di scuola anche attraverso la razionalizzazione dei piani di studio e dei relativi quadri orari, con particolare riferimento agli istituti tecnici e professionali».

Nel contempo si ridefiniscono i rapporti con i percorsi di competenza regionale, dato il riconoscimento dei profili dell'IeFP per l'assolvimento del diritto dovere di istruzione e formazione. La Conferenza Stato-Regioni[27] approva il Repertorio nazionale dell'offerta formativa di l'Istruzione e Formazione Professionale[28]: 22 qualifiche (poi 23) per i percorsi triennali e 21 per i quadriennali, con gli standard formativi delle competenze tecnico–professionali e, per i percorsi triennali, le competenze comuni a tutte le figure. Gli Istituti Professionali, con un ruolo integrativo e complementare rispetto all’offerta esistente, individuate le classi di concorso dei docenti collegate alle qualifiche regionali, possono includere nella loro offerta formativa anche corsi di IeFP, in regime di sussidiarietà e in accordo con le Regioni.

Il D.P.R. 87/2010[29] rappresenta l'esito dell'applicazione di quanto stabilito nel 2008: le evidenze più vistose, sotto l'aspetto quantitativo, sono[30]:

  • l'unificazione del percorso in un quinquennio, articolato in due bienni e nel quinto anno, eliminando la tappa intermedia del diploma triennale;
  • la diminuzione delle ore - da 6600 a 5280 nel quinquennio - riguardante soprattutto le discipline di indirizzo (nel quinquennio 2475, cui vanno aggiunte le 132 di alternanza scuola-lavoro, a fronte delle precedenti 2517, cui vanno aggiunte le 300-450 della «terza area"). Le proteste dei docenti dell'area di indirizzo per il taglio delle ore danno origine a un contenzioso[31], con l'annullamento, da parte del TAR del Lazio, della parte del regolamento relativa a tale diminuzione: da questo prende avvio lo studio che nel 2017 porta alla revisione dell'ordinamento;
  • la riduzione dei settori e degli indirizzi da 5 settori a 2 macrosettori - servizi e industria-artigianato - e da 27 a 6 indirizzi: Servizi per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, Servizi per la sanità e l’assistenza sociale, Servizi per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera, Servizi commerciali, Manutenzione e assistenza tecnica, Produzioni industriali e artigianali.

All'interno delle complessive 1056 ore annuali, sono presenti in tutti gli indirizzi le discipline necessarie per la formazione culturale di base: lingua e letteratura italiana, lingua inglese, storia, matematica, diritto ed economia, scienze integrate (scienze della Terra e biologia), scienze motorie e sportive, religione cattolica o attività alternative. Come nelle precedenti impostazioni, a tali discipline dell'area generale sono dedicate più ore nel primo biennio - 660 a fronte delle 396 dell'area di indirizzo - rispetto ai tre anni successivi, quando prevalgono le ore dell'area di indirizzo - 561, a fronte delle 495 dell'area generale. Per ciascun indirizzo si fa riferimento all'autonomia organizzativa delle scuole per distribuire le ore adottando il crterio della flessibilità.

L'attenzione ai risultati di apprendimento, già riscontrabile nelle norme precedenti, con il riordino del 2010, anche in risposta alle sollecitazioni europee sulla trasparenza dei titoli di studio[32], viene formalizzata nella definizione dei risultati di apprendimento dei profili in uscita, redatti sia in relazione agli indirizzi, sia ai settori, come nell'esempio sotto riportato.

Settore servizi: esempio

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Area di istruzione generale: risultati di apprendimento degli insegnamenti comuni agli indirizzi del settore servizi
A conclusione del percorso quinquennale, il Diplomato consegue i risultati di apprendimento descritti nei punti 2.1 e 2.2 dell’Allegato A), di seguito specificati in termini di competenze.
  • Valutare fatti ed orientare i propri comportamenti in base ad un sistema di valori coerenti con i principi della Costituzione e con le carte internazionali dei diritti umani.
  • Utilizzare il patrimonio lessicale ed espressivo della lingua italiana secondo le esigenze comunicative nei vari contesti: sociali, culturali, scientifici, economici, tecnologici.
  • Stabilire collegamenti tra le tradizioni culturali locali, nazionali ed internazionali, sia in una prospettiva interculturale sia ai fini della mobilità di studio e di lavoro.
  • Utilizzare gli strumenti culturali e metodologici per porsi con atteggiamento razionale, critico e responsabile di fronte alla realtà, ai suoi fenomeni, ai suoi problemi anche ai fini dell’apprendimento permanente.
  • Riconoscere gli aspetti geografici, ecologici, territoriali dell’ambiente naturale ed antropico, le connessioni con le strutture demografiche, economiche, sociali, culturali e le trasformazioni intervenute nel corso del tempo.
  • Riconoscere il valore e le potenzialità dei beni artistici e ambientali, per una loro corretta fruizione e valorizzazione.
  • Utilizzare e produrre strumenti di comunicazione visiva e multimediale, anche con riferimento alle strategie espressive e agli strumenti tecnici della comunicazione in rete.
  • Padroneggiare la lingua inglese e, ove prevista, un'altra lingua comunitaria per scopi comunicativi e utilizzare i linguaggi settoriali relativi ai percorsi di studio, per interagire in diversi ambiti e contesti professionali, al livello B2 quadro comune europeo di riferimento per le lingue (QCER).
  • Riconoscere gli aspetti comunicativi, culturali e relazionali dell’espressività corporea e l’importanza che riveste la pratica dell’attività motorio-sportiva per il benessere individuale e collettivo.
  • Utilizzare il linguaggio e i metodi propri della matematica per organizzare e valutare adeguatamente informazioni qualitative e quantitative.
  • Utilizzare le strategie del pensiero razionale negli aspetti dialettici e algoritmici per affrontare situazioni problematiche, elaborando opportune soluzioni.
  • Utilizzare i concetti e i modelli delle scienze sperimentali per investigare fenomeni sociali e naturali e per interpretare dati.
  • Utilizzare le reti e gli strumenti informatici nelle attività di studio, ricerca e approfondimento disciplinare.
  • Analizzare il valore, i limiti e i rischi delle varie soluzioni tecniche per la vita sociale e culturale con particolare attenzione alla sicurezza nei luoghi di vita e di lavoro, alla tutela della persona, dell’ambiente e del territorio.
  • Utilizzare i principali concetti relativi all'economia e all'organizzazione dei processi produttivi e dei servizi.
  • Correlare la conoscenza storica generale agli sviluppi delle scienze, delle tecnologie e delle tecniche negli specifici campi professionali di riferimento.
  • Applicare le metodologie e le tecniche della gestione per progetti.
  • Redigere relazioni tecniche e documentare le attività individuali e di gruppo relative a situazioni professionali.
  • Individuare e utilizzare gli strumenti di comunicazione e di team working più appropriati per intervenire nei contesti organizzativi e professionali di riferimento[33].
  1. ^ L. 107/2015, art. 1, commi 180 e 181.
  2. ^ Decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 61, in materia di "Revisione dei percorsi dell'istruzione professionale nel rispetto dell'articolo 117 della Costituzione, nonché raccordo con i percorsi dell'istruzione e formazione professionale, a norma dell'articolo 1, commi 180 e 181, lettera d), della legge 13 luglio 2015, n. 107."
  3. ^ Sono indicate le classi di concorso dei docenti con Decreto Ministeriale n. 33 del 12 giugno 2020 - Individuazione delle classi di concorso da abbinare, in relazione ai nuovi percorsi di istruzione professionale di cui al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 61, alle discipline di riferimento del biennio e agli insegnamenti del terzo, quarto e quinto anno indicati nell’Allegato 3 del decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro dell’economia e delle finanze e il Ministro della salute, 24 maggio 2018,n. 92., su miur.gov.it.
  4. ^ D.Lgs. 61/2017, art. 7, comma 3.
  5. ^ Reti di istituti professionali già costituite o formatesi nel periodo della elaborazione dei documenti della revisione, in particolare delle misure di accompagnamento, (per cui vedi Area generale – Nuovi Professionali sono, ad esempio: Fibra 4.0 - Progetto Fibra, su iis-lancia.edu.it. URL consultato il 31 luglio 2022.(indirizzo industria ed artigianato per il made in Italy), La rete IPSECOM - nuovi professionali commerciali, su nuoviprofessionalicommerciali.it. URL consultato il 31 luglio 2022, RE.NA. I.S.SAN.S - Rete Nazionale Sanità Assistenza Sociale, su rete-nazionale-sanita-assistenza-sociale.it. URL consultato il 31 luglio 2022. e RE.NA.I.A - Rete Nazionale degli Istituti Alberghieri, su renaia.it. URL consultato il 31 luglio 2022. (indirizzo alberghiero).
  6. ^ Decreto Interministeriale n. 358 del 23 dicembre 2021, su miur.gov.it. URL consultato il 30luglio 2022.
  7. ^ Decreto ministeriale 22 agosto 2007, n. 139, in materia di "Regolamento recante norme in materia di adempimento dell'obbligo di istruzione, ai sensi dell'articolo 1, comma 622, della legge 27 dicembre 2006, n. 296"
  8. ^ Le competenze chiave sono state riviste dalla Raccomandazione del Consiglio del 22 maggio 2018 relativa alle competenze chiave per l’apprendimento permanente.
  9. ^ D.Lgs. 61/2017, art. 8.
  10. ^ Accordo ai sensi dell'articolo 8, comma 2, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 61, tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano, per la definizione delle fasi dei passaggi tra i percorsi di istruzione professionale e i percorsi di istruzione e formazione professionale compresi nel repertorio nazionale dell’offerta di istruzione e formazione professionale [...], su archivio.statoregioni.it. URL consultato il 30 luglio 2022.
  11. ^ Con la stessa finalità è stata prevista la predisposizione della «certificazione delle competenze di base» a conclusione dell'obbligo scolastico (decreto del Ministro n. 9/2010)
  12. ^ Certificato di competenze. Allegato A Decreto ministeriale n. 267 del 24 agosto 2021., su miur.gov.it.
  13. ^ Linee guida per favorire e sostenere l’adozione del nuovo assetto didattico e organizzativo dei percorsi di istruzione professionale (di cui al decreto interministeriale 24 maggio 2018, n. 92, Regolamento ai sensi dell’articolo 3, comma 3, decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 61 (PDF), su nuoviprofessionali.indire.it. URL consultato il 30 luglio 2022.
  14. ^ Misure di accompagnamento - area generale, su nuoviprofessionali.indire.it. URL consultato il 20 luglio 2022.
  15. ^ Misure di accompagnamento - area degli indirizzi, su nuoviprofessionali.indire.it. URL consultato il 30 luglio 2022.
  16. ^ Decreto Direttoriale n. 1400 del 25 settembre 2019.
  17. ^ Decreto 8 gennaio 2018, Istituzione del Quadro nazionale delle qualificazioni rilasciate nell'ambito del Sistema nazionale di certificazione delle competenze di cui al decreto legislativo 16 gennaio 2013, n. 13., su gazzettaufficiale.it, 8 gennaio 2018. URL consultato il 31 luglio 2022.
  18. ^ Decreto ministeriale 24 maggio 2018, n. 92, articolo 2, in materia di "Regolamento recante la disciplina dei profili di uscita degli indirizzi di studio dei percorsi di istruzione professionale, ai sensi dell'articolo 3, comma 3, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 61, recante la revisione dei percorsi dell'istruzione professionale nel rispetto dell'articolo 117 della Costituzione, nonche' raccordo con i percorsi dell'istruzione e formazione professionale, a norma dell'articolo 1, commi 180 e 181, lettera d), della legge 13 luglio 2015, n. 107."
  19. ^ D.P.R. 122/2009 sulla valutazione e D.Lgs. 62/2017 sugli Esami di Stato.
  20. ^ Ministero dell'Istruzione, Linee guida per favorire e sostenere l'adozione del nuovo assetto didattico e organizzativo dei percorsi di istruzione professionale (PDF), su nuoviprofessionali.indire.it, 25 settembre 2019, p. 39. URL consultato il 31 luglio 2022.
  21. ^ Disegno di legge dedicato alla "Formazione professionale dei lavoratori", presentato al Senato della Repubblica il 10 ottobre 1959, in Istruzione Professionale (App. II, 11, p. 71), su treccani.it. URL consultato il 30 luglio 2022.
  22. ^ Nel 2013 ISFOL (ora INAPP) pubblica uno studio sui costi dell'Istruzione e Formazione Professionale Percorsi di IeFP: un’analisi comparata dei costi di Regioni e PA, su oa.inapp.org, 2013. URL consultato il 28 luglio 2022.
  23. ^ Decreto Ministeriale 24 aprile 1992, Programmi ed orari d'insegnamento per i corsi di qualifica degli istituti professionali di Stato, su gazzettaufficiale.it. URL consultato il 27 luglio 2022.
  24. ^ Decreto Ministeriale 15 aprile 1994, Programmi e orari di insegnamento per i corsi post-qualifica degli istituti professionali di Stato., su gazzettaufficiale.it. URL consultato il 27 luglio 2022.
  25. ^ D.M. 15 aprile 1994, Allegato, p. 191.
  26. ^ D.M. 15 aprile 1994, Programmi e orari di insegnamento per i corsi post-qualifica degli istituti professionali di Stato, Allegato 1.
  27. ^ Conferenza Stato regioni del 25 gennaio 2010.
  28. ^ Il Repertorio nazionale delle qualifiche di IeFP, con 23 qualifiche, è presente nel portale INAPP, Atlante del lavoro e delle Qualificazioni, su atlantelavoro.inapp.org. URL consultato il 31 luglio 2022, contenente il quadro di riferimento in Italia per la certificazione delle competenze, costituito «da tutti i repertori dei titoli di istruzione e formazione e delle Qualificazioni professionali rilasciati in Italia da un Ente titolare o rilasciati in esito ad un contratto di Apprendistato».
  29. ^ Decreto del presidente della Repubblica 15 marzo 2010, n. 87, in materia di "Regolamento recante norme per il riordino degli istituti professionali, a norma dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133."
  30. ^ MIUR - Guida alla nuova scuola secondaria superiore (PDF), su istruzione.it.
  31. ^ Il Tar Lazio sospende la riduzione dell’orario nelle classi intermedie dei tecnici e professionali, su tuttoscuola.com. URL consultato il 29 luglio 2022.
  32. ^ Sulla trasparenza dei titoli di studio (qualificazioni) nel 2008 esce una Raccomandazione europea, sostituita nel 2017 da una successiva, che ne rappresenta un'evoluzione: la Raccomandazione del Consiglio del 22 maggio 2017 sul quadro europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente, che abroga la raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio, del 23 aprile 2008, sulla costituzione del quadro europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente (PDF), su europa.eu. URL consultato il 27 luglio 2022.
  33. ^ Il quadro orario e i risultati di apprendimento sono tratti dall' Allegato B (D.P.R. 87/2010), su gazzettaufficiale.it. URL consultato il 27 luglio 2022.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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