Guenaele di Landévennec

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San Guénaële

Abate

 
NascitaErgué-Gabéric, V secolo
MorteVannes, VI secolo
Venerato daChiesa cattolica
Ricorrenza3 novembre

Guénaële (Ergué-Gabéric, V secoloVannes, VI secolo) fu un abate bretone di Landévennec. Il suo culto come santo, vivo in Bretagna, risale almeno al IX secolo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo una vita tarda e leggendaria, apparteneva a una nobile famiglia della Cornovaglia e, all'età di sette anni, incontrò a Ergué-Gabéric l'abate Vinvaleo, che lo invitò a seguirlo in monastero a Landévennec.[1]

Nonostante la giovane età, Guénaële si distinse per l'intensa vita di preghiera e penitenza e Vinvaleo lo designò suo successore.[1]

Dopo sette anni, lasciò la carica di abate e, con undici suoi monaci, si recò in Irlanda e Inghilterra per studiarvi le tradizioni monastiche. Tornò in Bretagna dopo trentaquattro anni: dopo un soggiorno sull'isola di Groix, si stabilì sulla costa del Morbihan e vi fondò un monastero (forse presso Caudan), dove morì.[1]

Il suo nome, che significherebbe beato, benedetto, deriva dal bretone gwenn (bianco, puro, immacolato) haël (generoso, magnanimo, nobile).

Culto[modifica | modifica wikitesto]

Il culto di san Guénaële fu promosso dal re di Bretagna Nominoë; a causa delle incursioni normanne, attorno all'865 i monaci abbandonarono il monastero portando con loro le reliquie di Guénaële a Corbeil e a Parigi, contribuendo alla diffusione del culto. Le reliquie furono fatte tornare in Bretagna dai vescovi di Vannes, che le deposero in cattedrale e proclamarono san Guénaële patrono della diocesi.[2]

È patrono di Ergué-Gabéric, Plougonvelin, Bolazec, Tréguidel e Lescouët-Gouarec. La sua festa è celebrata nelle diocesi di Vannes e Quimper e nell'abbazia di Landévennec.[2]

Il suo elogio si legge nel Martirologio romano al 3 novembre.[3]

Nella toponomastica di Vannes la rue Guénaële costeggia il lato Sud della cattedrale di St. Pierre. In forte pendenza e non selciata, nel Medioevo la strada era percorsa con difficoltà dai pesanti carri che sceglievano la rue des Vierges, percorso pou lungo ma meno ripido. Attualmente la via è pedonale e selciata da sampietrini.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Jean Evenou, BSS, vol. VII (1966), col. 446.
  2. ^ a b Jean Evenou, BSS, vol. VII (1966), col. 447.
  3. ^ Martirologio romano (2004), p. 851.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.
  • Il martirologio romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio ecumenico Vaticano II e promulgato da papa Giovanni Paolo II, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2004.

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